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Cronaca

Migranti Albania, il cambio di strategia del governo. Arriva il nuovo decreto, tutte le novità

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Enrico Nocera
Migranti Albania, il cambio di strategia del governo. Arriva il nuovo decreto, tutte le novità (ANSA FOTO) – notizie.com

Trasformare le due strutture albanesi per migranti in centri per rimpatri. Come quelli che già si trovano su territorio nazionale. Ecco l’ultima idea del governo, affinché le due strutture oltre Adriatico tornino a essere operative.

L’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni è infatti deciso a far tornare in piena funzione le due strutture in terra albanese. Ad oggi praticamente vuote, dopo le ripetute bocciature a parte dei giudici di primo grado e delle corti d’Appello circa i trattenimenti dei migranti.

Dell’ipotesi di cui si sarebbe discusso in una riunione venerdì scorso tra la premier Giorgia Meloni; il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi; e il sottosegretario di Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano. Secondo fonti di Palazzo Chigi, potrebbe nascere un nuovo decreto relativo alla querelle migranti-Albania.

La polemica politica, chiaramente, si infiamma. Quella dei centri in Albania è ormai una telenovela che va avanti da tempo. Riguardo, in particolare, modalità e tempistiche relative al “trasporto” dei migranti sull’opposta sponda dell’Adriatico. Ma andiamo con ordine.

Centri in Albania, che intenzioni ha il governo?

In sintesi: cosa prevede questa nuova ipotesi governativa? Da strutture per ospitare i migranti caricati dai pattugliatori della Marina nelle acque internazionali del Mediterraneo, i due centri di Shengjin e Gjader diventerebbero così centri per gli irregolari già presenti in Italia e su cui pende un decreto di espulsione. Una modifica a dir poco sostanziale.

Ma come si è giunti a questa decisione da parte del governo? Ecco un breve excursus su una vicenda che sta ormai diventando un caso di Stato. Nel novembre 2023, il governo italiano e quello albanese firmano un accordo: i migranti, soccorsi dalle autorità italiane nel Mar Mediterraneo, non dovranno più essere condotti su territorio italiano. Bensì in Albania.

Era il 15 febbraio del 2024 (quindi giusto un anno fa) quando il governo italiano approvò definitivamente in Senato – con 93 voti favorevoli e 61 contrari – il protocollo stipulato tra il primo ministro albanese Edi Rama e la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Per effetto di tale accordo, l’Italia si impegna a creare a proprie spese un centro di accoglienza per migranti in terra albanese.

Nel dettaglio: a Shengjin fu stato allestito anche un hotspot per l’identificazione; a Gjader furono invece allestite tre strutture: un centro per il trattenimento dei richiedenti asilo da 880 posti, un Cpr (Centro di Permanenza per i Rimpatri) da 144 posti e un penitenziario da 20 posti.

Come funzionano gli accordi fra Italia e Albania?

Fatte queste debite premesse, ecco come funzionano a tutt’oggi gli accordi fra il governo di Giorgia Meloni e quello di Edi Rama. Una volta soccorsi in mare, i migranti vegono portati a bordo delle navi della Marina Militare italiana. E qui avviene la prima “scrematura”: gli uomini, quelli senza particolari vulnerabilità psico-fisiche e proveniente da paesi sicuri, vengono condotti in Albania.

È qui che, sempre secondo gli accordi governativi, vengono identificati e sottoposti a procedure accelerate di frontiera. Vale a dire: possono fare richiesta accelerata d’asilo ma con alta probabilità che vanga bocciata proprio perché considerati come provenienti da Paesi sicuri.

Secondo questo accordo, scrive Medici Senza Frontiere, “le autorità italiane decidono chi deve essere portato in Albania con procedure ingiuste e sommarie”. Infatti, sempre secondo la ong internazionale, “non si può determinare su una nave, in pochissimo tempo, senza personale medico idoneo”. Conseguenza di ciò, conclude MSF: “Quattro delle sedici persone portate inizialmente in Albania sono subito state riportate in Italia. Perché alle autorità era sfuggito’ che alcuni fossero minori e altri avessero condizioni mediche”.

Le decisioni della magistratura: rimpatriate i migranti

A questo punto subentrano, infatti, le decisioni della magistratura: ben tre, fra ottobre 2024 e gennaio 2025. L’ultima di queste, forse, quella che ha destato più clamore: i giudici della Corte di Appello di Roma stabiliscono di non convalidare il trattenimento di 43 migranti in Albania, rinviando gli atti alla Corte di Giustizia Europea. Il pronunciamento di quest’ultima è previsto per il 25 febbraio.

Le decisioni della magistratura: rimpatriate i migranti (ANSA FOTO) – notizie.com

Ma quali sono state le motivazioni di quello che è sembrato, a tutti gli effetti, uno scontro aperto fra governo e magistratura (nonostante le smentite di rito)? La causa ruota tutta intorno alla definizione di “Paese sicuro”. Un concetto su cui la Corte internazionale dovrà comunque fare chiarezza. Riassumendo le posizioni di entrambe le parti, potremmo sintetizzarla riportando le rispettive posizioni.

Per il governo guidato da Giorgia Meloni, i migranti che arrivano in Albania provengono da una lista di Paesi considerati sicuri. La quale proviene da una lista appositamente inserita in un decreto dall’Esecutivo, per rafforzarla rispetto al decreto interministeriale in cui era stata inizialmente inserita. I giudici, d’altro canto, hanno comunque optato per non convalidare i trattenimenti, dato che le regole europee considerano “sicuro” un Paese solamente se questo lo è per tutti, e quindi anche le minoranze e in ogni porzione di territorio. Vale a dire: non solo per il governo.

Perché il governo vuole cambiare lo status dei centri

Eccoci quindi arrivati alla situazione attuale. Perché cambiare lo “statuto” dei centri, ossia da centri di prima accoglienza a centri di permanenza per rimpatri? Un fattore su tutti: in Albania verrebbero portate le persone migranti che si trovano in Italia irregolarmente e hanno ricevuto un decreto di espulsione.

Per cui, l’idea sarebbe quella di “aggirare” le problematiche connesse alle decisioni dei giudici. Trasformando i centri in Cpr, infatti, non sarebbe più necessaria una “convalida” da parte dei magistrati. Le norme che regolano questi centri sono diverse da quelle che finora i magistrati hanno applicato per non convalidare i trattenimenti in Albania.

Secondo questo nuovo progetto, in sintesi, le strutture in Albania diventerebbero luoghi dove accogliere persone che sono già sbarcate in Italia. E che devono essere rimpatriate. Al contrario delle intenzioni iniziali da parte del governo. Che puntavano – come detto – a condurre in Albania migranti che non avevano ancora toccato suolo italiano ma che erano stati intercettati dalle navi della Marina militare. Quello il Albania, insomma, sarebbe il decimo Cpr che si aggiunge ai nove già presenti su territorio italiano.

Sul tema, la Commissione Europea – tramite un portavoce – dichiara di “non commentare la discussione in corso a livello nazionale”. Aggiungendo che “la Commissione non ha un ruolo sulle modifiche al protocollo”. Sul fronte politico italiano, il Movimento 5 Stelle – per bocca del deputato Alfonso Colucci – rileva che “il nuovo decreto legge del governo sarebbe l’ammissione di un fallimento”. Significa, continua il deputato, “ammettere che i migranti continueranno a sbarcare in Italia, come sempre, e che l’Albania non era la soluzione per alleggerire il carico di sbarchi che grava sul nostro Paese

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Enrico Nocera