Ore difficili per la tregua a Gaza, gli accordi rischiano di saltare: lo scambio di accuse tra Hamas e Israele e le minacce di Donald Trump

Ore difficili per la tregua a Gaza. Il cessate il fuoco è durato tre settimane ma adesso rischia di saltare. 

Sullo sfondo la guerra a Gaza, in primo piano Donald Trump e Benjamin Netanyahu
Ore difficili per la tregua a Gaza, gli accordi rischiano di saltare: lo scambio di accuse tra Hamas e Israele e le minacce di Donald Trump (Ansa Foto) – notizie.com

Tutto è cominciato dopo che Hamas ha minacciato di rinviare il prossimo rilascio degli ostaggi, previsto per questo sabato, 15 febbraio. Secondo il gruppo, Israele non ha rispettato gli accordi di metà gennaio.

Tel Aviv ha parlato di “violazione della tregua” di Hamas e ha ordinato all’esercito di prepararsi a qualsiasi scenario. La situazione è diventata più complicata dopo le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump, che ha annunciato che se gli ostaggi non saranno liberati scoppierà un “inferno”. 

Il capo della Casa Bianca ha anche avanzato l’ipotesi di tagliare gli aiuti all’Egitto e alla Giordania qualora si rifiutino di accogliere gli abitanti di Gaza. Lo scambio di prigionieri tra Hamas e Israele era previsto per il 15 febbraio, ma il gruppo terroristico ha fatto sapere di averlo rinviato “fino a nuovo avviso, in attesa che gli occupanti”, cioè Israele, “adempiano ai loro obblighi”. 

Le accuse di Hamas nei confronti di Israele

Israele ha cinque giorni di tempo per adeguarsi all’accordo. Tra le accuse di Hamas quella di aver ritardato il rientro degli sfollati nel Nord, delle forniture mediche e delle attrezzature per rimuovere le macerie della guerra.

Dal canto suo Israele ha accusato Hamas di voler far saltare il cessate il fuoco. Anche la posizione del premier Benjamin Netanyahu continua ad essere delicata a livello interno, a causa delle pressioni del governo che vuole che la guerra a Gaza continui.

Dobbiamo evitare a tutti i costi la ripresa delle ostilità”, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, evitando “un’immensa tragedia”. L’appello è nei confronti di Hamas “affinché proceda con la liberazione pianificata degli ostaggi il prossimo sabato”. 

Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres parla in pubblico in occasione del 55esimo meeting annuale del World Economic Forum
Le accuse di Hamas nei confronti di Israele (Ansa Foto) – notizie.com

Guterres ha invitato anche Israele a rispettare “appieno i loro impegni nell’accordo di cessate il fuoco e riprendere seri negoziati a Doha per la seconda fase”. 

Su queste pagine nelle scorse settimane abbiamo parlato di fragile tregua a Gaza. A rendere la situazione più complicata c’è anche Donald Trump, che ha lanciato il suo piano per Gaza. Ha affermato di voler diventare “proprietario” della Striscia, immaginando anche un progetto immobiliare per la Striscia.

Nel piano di Trump i palestinesi dovrebbero lasciare la loro casa per trasferirsi in  nuove comunità, lontane da dove si trovano adesso e dai pericoli che corrono. Il suo progetto ha già ricevuto il secco no del mondo arabo, a partire da Egitto e Giordania, i due Paesi menzionati da Trump che dovrebbero accogliere i circa due milioni di palestinesi che dovrebbero lasciare la Striscia.

La minaccia di Donald Trump e Egitto e Giordania

Donald Trump è convinto di poterli convincere e ha lanciato un avvertimento parlando con la stampa: potrebbe fermare gli aiuti ad Amman e al Cairo se decidessero di non accogliere il popolo di Gaza.

Quali scenari sono dunque possibili? Secondo gli esperti, la ferma posizione pro-Israele di Donald Trump non porrà fine alla questione palestinese. Il popolo di Gaza non avrà un casa e con la seconda fase dei negoziati, Hamas dovrà cedere alle pressioni di Israele.


Intanto è morto l’ostaggio più anziano del gruppo terroristico sulla Striscia di Gaza. “Non ci fermeremo e non resteremo in silenzio, finché non sarà riportato in Israele per la sepoltura”, ha dichiarato Netanyahu.

Si chiamava Shlomo Mansour, fondatore del Kibbutz Kissufim. Da bambino è sopravvissuto al pogrom di Farhud contro gli ebrei a Baghdad, in Iraq. La sua morte è stata confermata dall’esercito israeliano, l’Idf. Mansour è stato ucciso nell’attacco del 7 ottobre e viveva nel kibbutz di Kissufim, nel Sud di Israele.

Come si legge sulla pagina Facebook dell’associazione Israele in Italia, Shlomo Mansour aveva 86 anni. “I nostri pensieri e il nostro affetto vanno alla sua famiglia, ai parenti e alla comunità di Kissufim. Che sia benedetta la sua memoria”, si legge in un post dell’associazione a lui dedicato.

Gestione cookie