Il presunto capo di un’organizzazione criminale che era riuscita ad accaparrarsi fondi per 100 milioni di euro è stato arrestato a Bucarest, capitale della Romania.
L’uomo, un cittadino italiano, è stato arrestato a seguito di un’indagine della Procura europea (Eppo). Secondo le autorità l’organizzazione, che elaborava sistematiche frodi sui finanziamenti europei, avrebbe legami con la mafia.
L’arresto è stato effettuato il 4 febbraio scorso, ma solo in queste ore l’Eppo e l’Olaf (l’Ufficio antifrode dell’Ue), che stanno mantenendo massimo riserbo sull’indagine, ne hanno dato notizia. L’uomo è stato bloccato dalle forze di polizia rumene presso l’aeroporto internazionale Henri Coanda di Bucarest. Secondo le autorità stava cercando di fuggire dalla Romania. Insieme all’italiano altri due membri dell’organizzazione sono stati posti in custodia cautelare dal Tribunale di Bucarest.
Secondo quanto appurato dalle indagini, i membri del gruppo criminale si sarebbero avvalsi di due società italiane per partecipare a gare d’appalto per l’ottenimento di finanziamenti dell’Unione europea. I bandi pubblici, indetti dalle autorità pubbliche in Romania, riguardavano la costruzione e la ristrutturazione della rete di distribuzione dell’acqua potabile e della rete fognaria. L’Antifrode europea ha smascherato il complesso meccanismo di frode che ha coinvolto società italiane e romene tra il 2018 e il 2021.
Una delle società coinvolte nell’inchiesta era stata colpita in precedenza da un provvedimento interdittivo antimafia. Il provvedimento avrebbe dovuto impedire all’azienda di ottenere contributi pubblici. Invece, attraverso essa ed altre società, gli indagati sono riusciti a partecipare ad un totale di 18 gare d’appalto per un totale di 240 milioni di euro di finanziamenti Ue del Programma grandi opere (Liop). 2014-2020. L’organizzazione sarebbe riuscita ad aggiudicarsi 8 gare per 100 milioni di euro. Sarebbero stati presentati documenti falsi comprovanti la capacità finanziaria ed il curriculum aziendale.
In particolare, dall’analisi dei bilanci, che attestavano un fatturato medio annuo di 50 milioni di euro, è emerso in realtà che la cifra era di 30 volte inferiore. Nello specifico le società hanno dichiarato un fatturato annuo compreso tra i 42 e i 63 milioni di euro in un periodo di 3 anni. L’obiettivo era soddisfare i criteri finanziari e tecnici richiesti dalle autorità. Presentati anche falsi contratti per l’esecuzione di lavori in Iraq anche in quel caso riguardanti la progettazione e l’esecuzione di infrastrutture per l’acqua potabile.
Il progetto, in realtà, non è mai esistito. L’indagine è stata supportata dalle forze speciali della polizia romena e dall’Olaf, che ha permesso alle autorità europee di recuperare già 20 milioni di euro. “Questo caso dimostra come i sospettati abbiano tentato di manipolare il sistema finanziario dell’Ue a spese dei contribuenti europei. – ha commentato Ville Itälä, direttore generale dell’Olaf – Grazie alla competenza investigativa dell’Olaf e alla preziosa collaborazione con la Procura pubblica europea, siamo stati in grado di scoprire il sofisticato schema. E di contribuire a garantire che venga fatta giustizia”.