La cucina italiana piace ai turisti? Perché le osterie tradizionali spariranno

La cucina tradizionale italiana sta scomparendo per effetto del turismo di massa? Non è un mistero che le nostre città siano mete turistiche privilegiate in tutta Europa.

Gli effetti di questa “turistificazione” sono però duplici: se da un lato abbiamo una indubbia proliferazione economica, dall’altro c’è il rischio che questa tendenza porti a un’omologazione sempre più marcata dell’offerta gastronomica.

Detto in sintesi: ormai non è raro trovare una carbonara a Milano o uno spritz a Napoli. Ciò comporta un’indubbia perdita di identità culinaria. Per dirla in modo ancora più diretto: laddove c’erano le osterie tipiche, aprono friggitorie e “spritzerie” varie. Il fenomeno del cosiddetto overtourism sta cambiando le nostre abitudini. Anche a tavola.

Ecco perché le osterie tipiche italiane sono destinate a sparire

Le osterie sono destinate a sparire. Perché è destinato a sparire il tipo di consumatore che va nelle osterie”. A parlare, ai microfoni di notizie.com, è Nives Monda. Proprietaria della Taverna a Santa Chiara, uno dei ristoranti storici di Napoli. Città che è stata particolarmente interessata, in questi ultimi anni, dal fenomeno del turismo di massa. E dalle conseguenze che esso comporta.

Una delle conseguenze più evidenti è quella del cosiddetto street food. Tendenza che comporta un proliferare di locali che propongono un’offerta gastronomica sempre uguale a se stessa, nel nome del “cuoppo fritto”: una frittura mista, di mare o di terra, che sempre più locali propongono. “La negazione della cucina tradizionale napoletana – afferma Nives – e del piacere della ‘lentezza’ di cui tale cucina è portatrice”.

alcuni piatti tipici italiani disposti sopra un tavolo
Ecco perché le osterie tipiche italiane sono destinate a sparire (FOTO NOTIZIE) – notizie.com

Un turismo del genere porta, secondo la ristoratrice, “al fatto che tutti propongono la stessa cosa. La cucina si nutre di mode. Per questo molti piatti tradizionali stanno scomparendo”. Nelle taverne, le poche rimaste che possono davvero fregiarsi di questo nome, si cerca invece di recuperare una tradizione culinaria identitaria: “Qui proponiamo piatti come la carne alla pizzaiola o il riso e verza. Vi sfido a trovarli altrove”, dice Nives.

Il nodo della questione è riassunto proprio in quest’ultimo aspetto. I turisti che giungono nelle città italiane non sempre (o, per meglio dire, quasi mai) riescono a gustare i piatti tradizionali nostrani per quelli che realmente sono. Semplicemente perché in pochi, ormai, li propongono. Soprattutto all’interno dei centri storici, che sono poi quelli più battuti dai visitatori.

Napoli, una delle ultime città italiane che sembrava “resistere” a tale tendenza, sembra invece ormai essersi conformati. Ai tavolini pieni di spritz a buon mercato; ai “cuzzetielli” di pane finti. Alle tagliatelle alla bolognese esposte in strada, come fossero oggetti in plastica a uso e consumo del turista. Ecco come la “turistificazione” sta condizionando e modificando le nostre abitudini.

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