Fino a 600 euro per un singolo turno. È quanto percepisce un medico a partita Iva che collabora con una delle cooperative che gestiscono i servizi di sanità privata al Nord Italia.
Il meccanismo è semplice: le cooperative che si aggiudicano gli appalti all’interno degli ospedali pubblicano delle inserzioni sugli appositi portali. Dei veri e propri annunci di lavoro rivolti ai medici che sono chiamati a colmare carenze di personale o a coprire turni particolarmente intensi. Tali appalti sono relativi, per lo più, a servizi erogati al Nord Italia: e possono riguardare, a titolo di esempi, servizi di pronto soccorso o di guardia medica.
Vengono perciò definiti medici “a gettone” o “gettonisti”. Perché, appunto, lavorano e vengono retribuiti a singola prestazione. Una retribuzione che, come dicevamo, è particolarmente appetibile per chi magari viene dal Sud Italia lavora nella sanità pubblica o “percepisce 6 euro a paziente se medico di famiglia”. A parlare di questo fenomeno, ai microfoni di notizie.com, è il dottor Luigi Costanzo: medico di famiglia della provincia di Napoli, attivista e membro dell’Isde: associazione internazionale dei medici per l’ambiente.
Il dottor Costanzo ai microfoni di notizie.com: “Al Sud esiste una sanità sospesa”
Il dottor Costanzo, da anni, denuncia le numerose storture che la sanità pubblica sta vivendo in termini di sostenibilità e assistenza. Quella che manca soprattutto alle fasce più deboli della popolazione. Non è un mistero: chi vuole scavalcare le lunghe liste di attesa degli ospedali può rivolgersi alla sanità privata. Ovviamente pagando di tasca propria un servizio che dovrebbe essere costituzionalmente garantito, come quello alla salute.
![un uomo dietro lo schermo di un computer che riporta un cartello stampato](https://www.notizie.com/wp-content/uploads/2025/02/medici-gettone-14022025-notizie0.jpg)
“Io la definisco sanità sospesa”, afferma il dottor Costanzo. “Chi ha un sospetto diagnostico grave non può aspettare tanto tempo per un esame. Chi ha i soldi riesce a farlo in breve tempo, chi non ha i soldi è costretto ad attendere”. Uno stato di cose che, denuncia il dottor Costanzo, è se possibile peggiorato dagli effetti dell’autonomia differenziata: “La sanità del Nord Italia diventerà sempre più attrattiva”, dice il dottore. “Proprio perché disporrà di sempre più fondi con cui investire” in macchinari e personale.
D’altra parte “i criteri di ripartizione del Servizio Sanitario Nazionale sono su base anagrafica”, continua Costanzo. “I fondi vengono erogati maggiormente laddove la popolazione è in media più anziana”. La Campania è, statisticamente, la regione più “giovane” d’Italia. Per cui i fondi che riceve sono inferiori, a titolo di esempio, rispetto a quelli percepiti da Lombardia o Veneto.
Sanità e cure mediche: perché al Sud Italia arrivano meno fondi rispetto al Nord
“Questo è uno degli altri aspetti che bisognerebbe correggere radicalmente”, spiega il dottore. “Il criterio anagrafico non basta. C’è bisogno di un criterio epidemiologico. Ossia: erogare più fondi per il servizio sanitario pubblico dove ci si ammala di più. Non scordiamoci che qui siamo in una delle zone più inquinate d’Italia, come stabilito anche dalla sentenza della Corte europea dei Diritti Umani”. Il dottor Costanzo lavora, infatti, a Frattamaggiore. Uno dei paesi che compongono la tristemente nota “terra dei fuochi”.
Il quadro in cui si inserisce il fenomeno dei medici “gettonisti”, per cui, è già di per sé molto compromesso. La sanità pubblica, al Sud Italia, soffre di problemi tutt’ora irrisolti. La scelta di un medico di trasferirsi lì dove lo pagano meglio “è legittima”, precisa lo stesso Costanzo. “E per certi versi anche comprensibile, visto che sono sottoposti anche a minore stress. Resta però il fatto che, nelle nostre zone, l’articolo 32 della Costituzione sul diritto alla Salute continua a non essere applicato”.