“Non dimenticheremo né perdoneremo”. È la scritta che l’esercito israeliano Idf ha fatto indossare ai prigionieri palestinesi, sabato 15 febbraio, su una maglietta riportante anche la stella di David.
Per la prima volta anche Israele inscena un avvertimento ad Hamas, fotografando gli ostaggi con una t-shirt all’interno della prigione di Ofer. “Non dimenticheremo, né perdoneremo” e la stella di David. Un’azione questa, in risposta allo show allestito da Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani. Ma anche un avvertimento che arriva sulla scia di quanto accaduto nell’ultima settimana, durante la quale Hamas ha intimato a Tel Aviv di rispettare gli accordi del cessate il fuoco, minacciando di non liberare gli ostaggi.
Nel contesto di una tregua sempre più fragile, nel quale sta giocando un ruolo fondamentale il presidente Usa Donald Trumo, alla fine Hamas ha liberato i tre ostaggi israeliani Iair Horn, Sagui Dekel-Chen e Sasha Troufanov, imprigionati dal 7 ottobre. La palla passa ora a Tel Aviv, che dovrà liberare 369 detenuti nella Striscia di Gaza. Il primo autobus è già partito e a bordo ci sono i prigionieri che indossano la maglietta bianca con il messaggio in arabo rivolto ad Hamas.
Intanto gli ostaggi rilasciati dal gruppo terroristico sono già arrivati in una struttura dell’Idf situata al confine di Re’im, dopo essere stati scortati fuori dalla Striscia di Gaza. Sono tutti apparsi provati dalla prigionia lunga 498 giorni, ma il loro stato di salute non desta preoccupazione. Tutti si sottoporranno a un primo controllo fisico e psicologico nella sede dell’esercito israeliano. Il loro arrivo è stato accolto con grida di gioia nella Piazza degli Ostaggi, dove centinaia di persone attendevano il loro arrivo. Iair Horn, Sagui Dekel-Chen e Sasha Troufanov avevano in mano “regali” e certificati che gli sono stati consegnati dai terroristi.
Netanyahu: “Accordo possibile grazie a Trump”
La liberazione dei tre prigionieri israeliani da parte di Hamas arriva dopo una lunga settimana di avvertimenti, al termine della quale ha deciso di fare marcia indietro. “Stiamo lavorando con gli Usa per salvare tutti i nostri ostaggi il più rapidamente possibile”, ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu al Times of Israel. “Siamo pienamente preparati per ciò che verrà dopo, sotto ogni aspetto”.
La famiglia di Trufanov, dopo la liberazione ha raccontato che Hamas ha ucciso il padre. “Non sappiamo se è conoscenza del fatto che suo padre Vitali è stato assassinato nel massacro”, hanno detto i familiari.
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“Possiamo trarre un sospiro di sollievo”, ha dichiarato la famiglia di Iar, che attende ancora il ritorno a casa del fratello Eitan. Sagui invece, vedrà per la prima volta la figlia, nata mentre era prigioniero del gruppo terroristico. La piccola ha più di un anno, la moglie Avital Dekel-Chen era incinta quando è stato rapito il 7 ottobre, insieme agli altri due ostaggi liberati oggi, tutti dal kibbutz di Nir Oz.
Chi sono Iair Horn, Sagui Dekel-Chen e Sasha Troufanov, gli ostaggi liberati da Hamas
Iair Horn, Sagui Dekel-Chen e Sasha Troufanov hanno tutti doppia cittadinanza. Sagui Dekel-Chen, 36 anni, è israelo-americano e il 7 ottobre fu il primo a dare l’allarme dopo che i miliziani di Hamas entrarono nel kibbutz. Le ultime notizie di lui prima di oggi risalgono alle 9.30 di quel giorno, quando aveva sentito il padre Jonathan Dekel-Chen, originario del Connecticut e professore della Hebrew University. Anche la madre di Sagui era stata rapita, ma poi salvata dall’Idf mentre Hamas la stava portando a Gaza.
Alexander Sasha Trufanov invece, 29 anni, è isreliano-russo e fu preso in ostaggio insieme alla nonna Irena Tati, la madre Yelena e la sua fidanzata Sapir Cohen. Come scritto, Vitaly, il padre è stato ucciso il 7 ottobre. Yelena e Irena sono state rilasciate da Hamas il 29 novembre del 2023 su richiesta del capo del Cremlino Vladimir Putin. Sapir invece, è stata rilasciata il giorno dopo, durante una tregua durata una settimana.
Iair Hor, 46 anni, infine, è israelino-argentino e anche lui fu rapito nella sua casa a Nir Oz il 7 ottobre con il fratello Eitan. Che però non è nella lista dei 33 ostaggi che dovrebbero essere liberati durante la prima fase dell’accordo per la tregua. Suo padre Itzik Horn è argentino e vive in Israele da 23 anni. Nei mesi scorsi aveva rivolto un appello a Papa Francesco affinché intervenisse per liberare gli ostaggi. Tutti e tre dopo il rilascio sono stati presi in carico dalla Croce Rossa dopo essere stati trasportati su un minivan bianco e scortati da un pick-up nero.
Iair is back home in the embrace of his family, yet his brother Eitan is missing from this moment, still held by Hamas in Gaza.
We won’t stop operating until they’re finally reunited. pic.twitter.com/ZxBerTV1IP
— Israel Defense Forces (@IDF) February 15, 2025
Hamas e la Jihad hanno studiato la coreografia nei dettagli, mentre ad attendere gli ostaggi c’erano miliziani armati e a volto coperto. Su un palco allestito per l’occasione sventolavano le bandiere dei gruppi terroristici palestinesi e manifesti di propaganda. Tra le foto esposte, anche quella di Yahya Sinwar e la scritta: “Nessuna migrazione se non a Gerusalemme”.
Messaggio questo, in risposta alla richiesta di Trump di portare gli abitanti di Gaza altrove. Che però si scontra con il no secco del mondo arabo.