Il vino come le sigarette? Il piano di revisione del Beca (Beating Cancer Plan) riporta in auge la discussione relativa alle etichette sui rischi per la salute da apporre sulle bottiglie.
Il mondo del vino italiano è quindi di nuovo in subbuglio. Ma cos’è che preoccupa produttori, commercianti, associazioni di settore, in generale tutti coloro che sono impiegati nella filiera? Andiamo con ordine: il 4 febbraio di quest’anno la Commissione Europea firma, appunto, il piano di revisione del Beca.
Parliamo di un documento stilato dalla Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare (Dg Sante) della Commissione Europea, che propone una serie di strategie per ridurre i fattori di rischio nello sviluppo delle neoplasie. Tra questi fattori di rischio è, chiaramente, indicato anche l’alcool.
Le proposte relative al settore del beverage (per cui anche quello del vino) riguardano: un aumento delle tasse sui prodotti; limitazioni alla comunicazione e alla promozione (come già avviene per le sigarette) e, appunto, l’apposizione di etichette sulle bottiglie che mettano in guardia sui rischi correlati alla salute.
Il precedente dell’Irlanda: le etichette “sulle malattie del fegato”
Il tema non è nuovo. La questione deflagrò già a gennaio del 2023, quando l’Unione Europea diede il via libera a una norma richiesta dall’Irlanda. Le autorità nazionali irlandesi ricevettero così il via libera (prima nazione in Europea) per l’apposizione di etichette di questo tenore: “Il consumo di alcool provoca malattie del fegato” e “alcool e tumori mortali sono direttamente collegati”. Bruxelles notificò il provvedimento nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna (i tre principali Paesi produttori in vino in Europa) e altri sei Stati membri.
Le basi del Beca risalgono ancora a qualche anno prima: al 2021, quando la Commissione annunciò proposte per “ridurre il consumo dannoso di alcool”. Tra cui proprio l’etichettatura obbligatoria che riportasse elenco degli ingredienti, dichiarazioni nutrizionali e avvisi sui rischi per la salute. Nel febbraio 2022, poi, l’Europarlamento ratificò una versione “di compromesso” del provvedimento: sì a maggiori indicazioni nutrizionali sulle bottiglie, ma senza avvisi sui rischi per la salute. Oggi, però, la situazione potrebbe nuovamente cambiare.
In un periodo in cui le vendite di vino sono già in calo e le tensioni internazionali – fra guerre commerciali e dazi – sono alle stelle, nel comparto enologico le reazioni non si sono fatte attendere. Il timore è che le nuove etichettature possano contrarre ulteriormente il mercato, facendo crollare le vendite.
Il presidente UIV (Unione Italiana Vini) a notizie.com: “Bloccare in sede di Consiglio questo provvedimento”
Il segretario generale dell’Unione Italiana Vini Paolo Castelletti, raggiunto da notizie.com, commenta: “Il Commissario alla salute della Commissione, Olivér Várhelyi, in fase di audizione al Parlamento Europeo disse che le etichette sull’health warning non erano una priorità. Ora, evidentemente, ha cambiato idea. Il nostro appello è rivolto agli europarlamentari italiani: bisogna bloccare in sede di Consiglio e del Parlamento Ue questo documento che è stato redatto senza procedere a nessuna consultazione pubblica”.
“Parliamo – continua Castelletti – di un settore che per tutta Europa, non solo per l’Italia, vale oltre 100 miliardi di euro. Per non parlare di tutti i posti di lavoro e dell’indotto”. Sulla stessa linea d’onda è Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che alla vigilia degli Stati Generali del Vino ha espresso “preoccupazione” per quanto concerne “la follia tutta ideologica delle etichette allarmistiche sul vino”. Che, secondo le parole di Prandini, rischierebbero di “danneggiare un settore fondamentale per l’agricoltura europea”.
Il nocciolo della questione, secondo il presidente di Coldiretti, è che tali provvedimenti della Commissione “non distinguono tra consumo consapevole e abuso”. Paragonare un singolo calice di vino a una sigaretta, insomma, non ha “alcun fondamento scientifico”. Di provvedimento “puramente ideologico” parla anche Cristiano Fini, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, in una nota inviata a notizie.com.
La Confederazione Italiana Agricoltori: “Attacco frontale a un settore che dà lavoro a 1,3 miliardi di persone”
Il presidente della CIA non usa mezzi termini e parla di “attacco frontale della Commissione Ue a un settore che dà lavoro a 1,3 milioni di persone lungo tutta la filiera, malgrado le tante assicurazioni sulla volontà di tutela del mondo agricolo”. Il presidente ricorda, inoltre, “che il mondo scientifico affronta ormai da decenni il tema del rapporto tra vino e salute. È assodato da autorevoli studiosi che il consumo moderato di vino può prevenire malattie coronariche e patologie associate allo stress ossidativo”.
Anche la CIA, così come l’Unione Italiana Vini, si appella quindi agli europarlamentari italiani affinché blocchino il provvedimento in sede di Parlamento e Consiglio Ue. Ma oltre alle etichette, come accennato, un’altra questione toglie il sonno agli operatori del vino italiani: quello dell’aumento delle imposte. Angelo Radica, presidente di Città del Vino (l’associazione dei Comuni a più alta vocazione vitivinicola), sottolinea proprio questo punto: “Riteniamo sbagliato aumentare le già elevate imposte sul consumo dei vini”.
Quali sono le alternative proposte per ridurre l’abuso di alcool?
Radica parla di “provvedimenti inefficaci” per la lotta contro l’abuso di alcolici. “La strada da intraprendere è un’altra. Chiediamo l’attivazione di un piano di informazione e formazione che espliciti i danni derivanti dall’abuso di alcolici”. Soprattutto, sottolinea il presidente di Città del Vino, relativamente ai superalcolici. Un piano rivolto in particolar modo ai giovani, dove si evidenzi “la differenza tra consumo consapevole e abuso”.
Le voci contrarie al provvedimento annunciato dalla Commissione sono unite da un dato comune: è sbagliato considerare il vino come un prodotto “a base di alcool”. Il vino come elemento culturale e identitario di un Paese, “frutto di secoli di storia e duro lavoro”, continua Radica. “Il vino va tutelato anche per questo, per il portato culturale e ambientale che trasmette. Punire è controproducente, dobbiamo agire sulla prevenzione dell’abuso”.