Grandi emozioni sul centrale di Buenos Aires per l’ultimo match della carriera del tennista argentino: la sconfitta non ha rovinato il doveroso saluto
Chiudere a casa propria, in mezzo alla gente che ti ha sostenuto lungo tutto il bellissimo viaggio, coronato da tante soddisfazioni e certificato dall’ammirazione dei colleghi, non ha prezzo. E che importa se l’ultima esibizione ufficiale si sia chiusa con una sonora sconfitta. Il grande viaggio, del resto, era già finito: l’epilogo è stato comunque emozionante e gratificante.
Sul centrale di Buenos Aires, teatro del match di ottavi di finale del torneo ATP 250, Diego Schwartzman ha dato il suo addio al tennis. Un ritiro annunciato, come detto, bagnato da una sconfitta ma preceduto da una grande impresa: quella compiuta il giorno prima contro il cileno Nicolas Jarry, numero 7 del seeding, piegato al terzo set dopo una battaglia che è stata una sorta di manifesto della sua carriera.
‘El Peque‘, questo il soprannome del nativo della capitale argentino, chiamato così per la sua statura – pari a 170 cm – non si è risparmiato nel torneo di casa. Non avrebbe mai potuto farlo. Per uno che ha fatto della lotta, della resilienza, del difficile adattamento ad un tennis sempre più fisico e sempre più improntato sulla resistenza, stringere i denti è un qualcosa di naturale. Di inevitabile. Un marchio distintivo che, abbinato al talento, ha consentito al classe ’92 di issarsi sino all’ottava casella del ranking mondiale, raggiunta nell’ottobre del 2020.
Schwartzman si ritira: delirio e commozione a Buenos Aires
33 anni da compiere, una carriera da autentico giramondo del circuito, Schwartzman ha conquistato 4 titoli ATP nella sua carriera, collezionando però una serie di piazzamenti prestigiosi. Il migliore tra questi è certamente la semifinale del Roland Garros, conquistata 5 anni fa.
Dopo la citata impresa contro Jarry, il tenace giocatore è stato eliminato nel match di ottavi di finale da Pedro Martinez, che lo ha sconfitto con un sonoro 6-2 6-2. Per nulla deluso dall’andamento della sfida, anzi emozionato e forse impaziente di ricevere l’ultimo abbraccio dal pubblico di casa, Diego è apparso sorridente, gratificato, e anche commosso, com’era inevitabile che fosse.
I tifosi hanno salutato un tennista che forse più di ogni altro ha messo in campo quella ‘garra’ – per usare un termine calcistico – che da sempre è un vanto degli sportivi argentini a prescindere dalla disciplina praticata.