Google sarà costretta a versare al Fisco italiano 326 milioni di euro. Così la Procura di Milano ha archiviato le indagini. Ma non si tratta certo della prima grande azienda a finire nei guai.
L’accertamento relativo al periodo tra il 2015 e il 2019 ha confermato che il colosso di Mountain View aveva omesso delle imposte sui redditi prodotti in Italia tra dichiarazione e versamento. Un grosso buco ora da risanare. La stessa azienda tech era stata costretta a risarcire il Fisco, appena nel 2017, con altri 300 milioni.
Al centro della nuova indagine per evasione fiscale del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Milano c’è Google Ireland Limited. L’intera attività economica è stata analizzata in riferimento ai ricavi conseguiti dalla vendita di spazi pubblicitari con una conseguente contestazione dell’omessa dichiarazione degli imponenti redditi che derivano da queste operazioni.
Come detto, questa è una delle situazioni complesse che ha visto Google protagonista negli ultimi anni. Nel 2017 la società aveva pagato 306 milioni al Fisco andando a chiudere sanzioni pendenti dei 15 anni precedenti. Ma tante altre grandi aziende sono finite nel mirino delle autorità delegate al controllo economico-finanziario.
Le altre aziende colpite dal Fisco
Nel 2018 Nike, gigante nel mondo dello sport, si è trovata a dover risolvere un problema non da poco. L’azienda fu accusata di aver creato una rete di 55 società tra Delaware, Bermuda e Paesi Bassi per ridurre al minimo le tasse sui suoi impressionanti profitti che quell’anno superarono gli 8.400 milioni di euro. L’operazione di ingegneria fiscale è nota come panino olandese e permette un impatto meno forte sulla defiscalizzazione.
Altra situazione complessa quella di Adidas, sospettata di evasione per oltre 1,1 miliardi di euro appena pochi mesi fa. Gli agenti del Fisco si sono recati a Herzogenaurach, sede centrale dell’azienda, per cercare di andare a fondo di una situazione fiscale precaria e complessa da gestire. Una notizia che portò a un’inchiesta firmata dal Financial Times.
Anche i social network si sono trovati a dover fronteggiare delle situazioni al limite. Facebook è stato protagonista in Italia di una vicenda che ha costretto Meta a pagare 56 milioni all’Agenzia delle Entrate per quelle che venivano definite sul bilancio “tasse per conto del gruppo”. Un pagamento che rientra in un accordo datato 2018 a seguito di un’indagine guidata direttamente dalla guardia di finanza.
Infine, il gigante dell’e-commerce Amazon. La Procura della Repubblica di Milano ha aperto in questi giorni un’indagine per una presunta frode fiscale sulle vendite a distanza. Si parla di 1,2 miliardi di euro che ballerebbero sulle vendite effettuate nel triennio dal 2019 al 2021 in Italia. Le cifre potrebbero lievitare a 3 miliardi tra varie sanzioni e interessi.