Aleggia un alone di mistero attorno al caso della nave Seajewel, petroliera battente bandiera di Malta, da venerdì notte ferma al campo boe al largo del porto di Vado Ligure nel Savonese.
Tra la mezzanotte e l’una del 14 febbraio due esplosioni hanno provocato una falla nello scafo. Al lavoro ci sono le Procure di Savona e di Genova: il fascicolo aperto, per ora contro ignoti, è di naufragio aggravato dalla finalità del terrorismo. Il sospetto è che la Seajewel sia finita sotto attacco in acque italiane poiché farebbe parte della cosiddetta flotta ombra della Russia.
Andiamo con ordine. La Seajewel è ferma da venerdì notte al largo della Liguria. Le esplosioni hanno causato una falla da oltre un metro nello scafo. Al momento l’azione resta non rivendicata e non sono stati trovati elementi di innesco anche se risultano due esplosioni, come testimoniato anche dall’equipaggio. Verrà acquisita la scatola nera della nave. Arriveranno rinforzi da Roma alla guardia costiera che si occupa delle indagini insieme alla Digos di Genova. La Procura della Repubblica di Genova ha acquisito il fascicolo di indagine aperto a Savona.
Utilizzati forse esplosivi di tipo militare come Rdx o Hdx
La prima esplosione sarebbe stata meno violenta della seconda. Dai primi rilievi lo squarcio sulla petroliera è di 70 centimetri per 120. Gli investigatori stanno cercando di capire quale delle due deflagrazione abbia provocato il foro. Secondo le prime informazioni non sarebbero stati trovati resti di inneschi né tracce che possano ricondurre a un particolare tipo di esplosivo. Il fatto che sia stato collocato in acqua potrebbe far pensare a esplosivi di tipo militare come Rdx o Hdx. Nelle prossime ore verranno eseguiti accertamenti in laboratorio sui pesci trovati morti vicino alla petroliera in modo da risalire eventualmente al tipo di esplosivo usato.
La Seajewel non è sotto sequestro ma dovrà ancora rimanere ferma a Savona. Da chiarire, insomma, l’eventuale utilizzo di esplosivi, dei quali dai primi sopralluoghi di Marina militare, sub della polizia e capitaneria di porto non sono state ritrovate tracce. Non si esclude anche un gesto intimidatorio. Secondo quanto appreso né il comandante né l’equipaggio avrebbe ricevuto minacce o rivendicazioni. Sono stati sentiti dagli inquirenti tutti i membri dell’equipaggio, di nazionalità bulgara quelli della linea di comando, filippini i marinai semplici. La petroliera Seajewel è all’ancora da venerdì mattina, è arrivata alle 6 e 54. La Seajewel, lunga 245 metri e larga 42, è stata costruita nel 2009 e naviga attualmente sotto bandiera di Malta. È arrivata venerdì 14 febbraio dall’Algeria.
In diverse inchieste è citata tra le navi che continuerebbero a trasportare petrolio russo nell’Unione europea nonostante le sanzioni legate alla guerra in Ucraina. Lo scorso dicembre la petroliera è partita dal porto di Ceyhan, in Turchia, raggiungendo il 24 dicembre 2024 quello di Constanta, in Romania. I porti della Turchia, però, non hanno capacità di raffinazione, e l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) sta attualmente conducendo un’indagine proprio sulle consegne di petrolio russo attraverso gli scali turchi, che farebbero quindi da cavallo di Troia per l’ingresso in Ue. Sarebbero state documentate più volte, dal 2022 ad oggi, partenze della Seajewel dal porto russo di Novorossiysk alla volta di scali turchi oppure sconosciuti.
“La vicenda della nave petroliera Seajewel a largo del porto di Vado Ligure è strana e ci preoccupa. – ha detto Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli – Aspettiamo i risvolti dell’indagine da parte della Procura di Genova e della stessa Digos per saperne di più. Se verranno confermati gli atti di sabotaggio e terze azioni, dovranno essere innalzati i livelli di sicurezza alle infrastrutture petrolifere Offshore e costiere italiane. Se atto di terrorismo chiediamo maggior sicurezza per tutte le attività oil & gas volte all’interesse strategico dell’Italia”.
In porto è arrivata anche una petroliera gemella dello stesso armatore
In porto è arrivata anche una petroliera gemella dello stesso armatore, Thenamaris con sede ad Atene, che un mese e mezzo fa avrebbe avuto una problematica simile, con un’esplosione registrata in porti esteri. Questo potrebbe richiedere un ulteriore innalzamento della gestione della sicurezza nell’area marina del porto savonese. La Seajewel non può essere portata in secca per problemi di spazio, ma potrebbe successivamente essere spostata per le riparazioni in cantieri come Palermo o direttamente in Francia.
“L’attentato esplosivo contro la petroliera Seajewel davanti alle coste liguri rappresenta un fatto gravissimo e una minaccia alla sicurezza ambientale. – hanno scritto in una nota i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Difesa di Camera e Senato – L’azione, che secondo la Dda di Genova è di stampo terroristico, ricalca attacchi simili condotti contro le cosiddette petroliere-ombra che contrabbandano greggio russo, attacchi per cui è apparsa molto probabile la posta ucraina. Se fosse questo il caso, sarebbe gravissimo che l’Ucraina conducesse attacchi di questo genere nel nostro Paese, all’insaputa della difesa e dei servii segreti italiani, con il rischio di causare disastri ambientali”.
Tre petroliere sono state danneggiate da esplosioni avvenute nell’ultimo mese in incidenti separati nel Mediterraneo, le cui cause sono sconosciute. Un’altra nave gestita da Thenamaris, la petroliera Seacharm, è stata danneggiata da un’esplosione al largo del porto turco di Ceyhan nel Mediterraneo a fine gennaio. In un terzo incidente, la petroliera Grace Ferrum, battente bandiera liberiana, è stata danneggiata al largo della Libia a febbraio. Tutte e tre le petroliere avevano recentemente fatto scalo nei porti russi. La nave cargo russa Ursa Major è invece affondata nel Mar Mediterraneo al largo della Spagna alla fine di dicembre dopo che un’esplosione aveva devastato la sala macchine.
“Il Governo invece cosa sta facendo? È informato dei fatti e come pensa di intervenire. Il silenzio di questi giorni ne conferma l’inadeguatezza, mentre, visto il quadro internazionale in atto, servirebbero risposte chiare e in tempi brevi”, hanno scritto in una nota i deputati del Partito democratico Valentina Ghio, Alberto Pandolfo e Luca Pastorino che hanno presentato un’interrogazione alla Camera chiedendo al Governo se informato dei fatti e quali iniziative intenda intraprendere per garantire la sicurezza delle infrastrutture marittime e portuali.
Cos’è la flotta ombra russa
Della flotta ombra della Russia ce n’eravamo occupano con un’inchiesta il 17 novembre scorso. Un fenomeno dilagante: Mosca aggirerebbe in questo modo le sanzioni che le impediscono di commerciare petrolio, rischiando anche disastri ambientali. La Russia avrebbe insomma realizzato e sempre più potenziato una flotta di petroliere ombra che esportano greggio e gas liquido. Negli ultimi 2 anni, il volume di petrolio russo trasportato dalle petroliere ombra sarebbe aumentato costantemente. Mosca non avrebbe solo aggirato le sanzioni, ma avrebbe anche ottenuto più di quanto avrebbe guadagnato con traffici legittimi.
La Russia utilizzerebbe vecchie petroliere, spesso non assicurate e di proprietà poco chiara, per esportare il suo petrolio greggio e i suoi prodotti petroliferi all’estero. Vecchie navi, il cui sequestro non costituirebbe un danno economico elevato per la Russia, che fanno temere però anche disastri ambientali. Le esportazioni non sono completamente vietate ma Mosca dovrebbe rivendere il petrolio al di sotto di determinati prezzi. Per eludere le sanzioni, la flotta ombra di Mosca fa uso di bandiere di convenienza e intricate strutture di proprietà e gestione, ma non solo. La Russia farebbe largo uso di trasferimenti da nave a nave, blackout dei sistema di identificazione, posizioni in mare falsificate.