Pace in Ucraina e relazioni internazionali: quali sono le posizioni dei singoli Paesi e come potrebbe cambiare la situazione in Europa.
“Ho avuto ottimi colloqui con Putin e non altrettanto buoni con l’Ucraina“. Si riassume così quanto accaduto negli ultimi giorni sul fronte della guerra Mosca-Kiev nelle parole del presidente Usa Donald Trump.
“Non hanno carte in mano ma stanno giocando duro”, ha aggiunto incontrando un gruppo di governatori alla Casa Bianca. Sono stati giorni duri per Kiev sul piano delle relazioni con gli Usa, durante i quali Volodymyr Zelensky ha dovuto incassare accuse e anche attacchi da parte del tycoon.
Il presidente ucraino, a detta di Trump non sarebbe un buon comico e il suo mandato non è legittimo perché non è arrivato dai cittadini: in Ucraina lo scorso anno non ci sono state le elezioni a causa della guerra.
A livello mediatico Donald Trump è più aperto ai negoziati con il capo del Cremlino Vladimir Putin. E pur ammettendo che “la Russia ha attaccato”, dà la colpa al suo predecessore Joe Biden: “Non avrebbe attaccato se ci fossero state persone che sapevano cosa stavano facendo”. In un’intervista a Fox aggiunge: “Joe Biden è molto stupido, una volta ho detto che avrebbe causato una guerra. E guardate cosa è accaduto. Putin poteva essere dissuaso facilmente”.
Ma in realtà Donald Trump “non accetta la situazione in essere, al di là delle affermazioni fatte e dei toni usati. Ma ammetterlo implicherebbe dare a Kiev molto più di quanto le è stato dato fino ad oggi. L’Ucraina è in ginocchio e non può più risollevarsi”. A parlare è Claudio Bertolotti, ricercatore Ispi, contattato da Notizie.com.
La posizione europea nei confronti della Russia non si sposta di un centimetro: sanzioni, appoggio incondizionato a Kiev. Il vero pericolo è che annettendo le terre ucraine, l’imperialismo russo si avvicinerebbe sempre più alle porte di Bruxelles.
“Speriamo che l’Ucraina non entri mai in Europa“, dichiara Claudio Bertolotti ai nostri microfoni. “Nessuno con un po’ di sale in zucca auspicherebbe il suo ingresso, perché esporrebbe l’Europa all’ipotesi di un conflitto diretto con la Russia. Forse non oggi, ma verosimilmente domani”.
L’ingresso di Kiev potrebbe diventare “un vero e proprio casus belli pronto ad esplodere” in Europa: “Qualche giorno fa Lavrov ha detto che la Russia è contraria all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma non in Europa. Questo è certo, farebbe comodo a Mosca, ma è pericoloso per Bruxelles”.
Il presidente Usa sta portando avanti i colloqui con Putin lasciando l’Europa in secondo piano. Ed è proprio per questo che il presidente francese Emmanuel Macron alcuni giorni fa ha convocato un vertice informale a Parigi con i principali Paesi Ue per rientrare nei colloqui per la pace e perché anche Kiev sia protagonista delle decisioni prese.
“Credo che l’Europa stia perdendo tutte le occasioni per riuscire a ritagliarsi un ruolo nell’arena internazionale”. Il riferimento dell’esperto è anche sul fronte del Medio Oriente: “Nei confronti di Netanyahu non è contraria ma non lo aiuta direttamente. Assume una posizione intermedia, non ostile a Israele ma senza una voce più decisa, necessaria per essere un attore nell’arena internazionale”.
Lo stesso, secondo Bertolotti, sta facendo con la guerra in Ucraina: “È vero, l’Europa aiuta economicamente Kiev, ma sta organizzando incontri che non vanno al di là dell’aspetto coreografico. E dopo i quali, non c’è sostanza”.
L’unico obiettivo di Donald Trump è “vincere la guerra perché non è economicamente conveniente“. E vuole farlo anche a scapito dell’Europa. “Onestamente questo è preoccupante, ma al tempo stesso può essere colto da Bruxelles come fattore di stimolo per trovare la propria identità”.
Sul fronte l’Ucraina è ormai stremata e la colpa è di Joe Biden: “Se si fosse voluta dare possibilità a Zelensky di vincere sul campo di battaglia ricacciando i russi al di là dei confini ucraini, avrebbe dovuto farlo lui. Ma ha scelto razionalmente di non consentire a Zelensky di vincere la guerra, fornendo solo un quantitativo di armi sufficiente a garantirgli una difesa efficace”.
Altri aiuti economici sarebbero dunque inutili, anche perché Kiev non ha più uomini da mobilitare. “Trump prende atto di questo e Usa le parole della propaganda russa a sostegno dell’azione di Putin”. Ed è proprio questo che preoccupa: il capo della Casa Bianca utilizza lo stesso tipo di comunicazione del Cremlino per giustificare l’eventuale resa di Kiev: “Ha trasformato la disinformazione in una presa di posizione della presidenza Usa, date per vere cose che non lo sono, e sulla base di questo sta costruendo la scelta politica sul piano delle relazioni internazionali. Non esistono precedenti simili nei Paesi democratici”.
Questo scenario si aggiunge alla politica economica protezionista di Donald Trump, con la minaccia dei dazi all’Europa, che però secondo Bertolotti sono “uno strumento per ottenere altro: non sono vantaggiosi per gli Usa perché seguirebbero dei contro-dazi. Trump causerebbe un problema anche agli Usa e l’aumento dell’inflazione. Il suo intendo è ottenere accordi bilaterali con i singoli Stati europei”.
Ma i rapporti Usa-Europa non sono in pericolo: “Semplicemente dobbiamo tornare a comprendere il registro comunicativo, che è lo stesso che Trump aveva cinque anni fa. Oggi è ancora più esplicito, ma non ha mai adottato una politica di chiusura verso l’Ue e non me l’aspetto”.
Nell’ambito della sua politica economica però, Donald Trump potrebbe puntare a svincolarsi dall’Europa sempre di più in termini di costi: “Nella Nato gli Usa spendono molto per mantenere una serie di basi che nella guerra fredda erano funzionali anche a loro per avere baluardi contro l’Unione Sovietica – continua Bertolotti – Esse oggi servono sì, a contenere la Russia sul piano della deterrenza, ma di fatto sono un costo di cui si potrebbe fare a meno, tenuto conto anche che il baricentro strategico Usa è nel Pacifico”.
La vera competizione degli Usa è dunque la Cina. E per entrare in questo gioco, l’Europa deve acquistate “autorità e autorevolezza fuori dai confini. Nessuno ci considera. La Cina e il suo presidente, come Putin prima della guerra, si incontrano con i singoli presidenti e premier dei Paesi – conclude Bertolotti ai nostri microfoni – L’Ue non è politicamente riconosciuta. E per questo credo che quello che dice Trump può essere letto come una “campana” al cui suono l’Europa deve rispondere con una difesa maggiore, una maggiore sovranità del Parlamento: ci si deve muovere verso il progetto degli Stati Uniti l’Europa“.