Una nuova misteriosa malattia ha colpito più di 900 persone in Congo provocando oltre 50 vittime in queste ore.
L’allarme è scattato da circa 5 settimane e sembrerebbe che le prime vittime siano state bambini che hanno mangiato un pipistrello. I piccoli sono poi morti tutti entro 48 ore. Al lavoro ci sono gli esperti dell’Organizzazione Mondiale alla Sanità (Oms).
L’epidemia è scoppiata intorno al 21 gennaio in due villaggi distanti circa 200 chilometri l’uno dall’altro nella provincia dell’Equateur nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc). L’area è quella nord-occidentale del Paese. I casi registrati fino a questo momento sono 943 per 53 decessi. Non è chiaro come la malattia si stia diffondendo, né se i casi dei due villaggi siano in qualche modo collegati.
Il Ministero della Sanità del Congo ha dichiarato che l’80% dei pazienti presenta sintomi simili, tra cui febbre, brividi, dolori corporei e diarrea. Si temevano che i sintomi e la rapida morte di alcune delle vittime potessero essere il segno di una febbre emorragica come l’Ebola, anch’essa collegata a un animale infetto.
“Secondo i primi resoconti, – ha spiegato Anna Smailbegovic, portavoce dell’Oms, in esclusiva per Notizie.com – i decessi si sono verificati in un villaggio e hanno colpito tutte le fasce d’età, sebbene in modo sproporzionato adolescenti e giovani adulti. C’è una rapida progressione della malattia. I casi tra i giovani adulti potrebbero suggerire un evento localizzato dovuto a meningite, contaminazione di cibo o acqua o altre cause”.
Dopo le segnalazioni dei primi decessi è stata istituita una sorveglianza rafforzata nell’area. Tra i sintomi ci sono febbre e almeno uno tra brividi, mal di testa, dolori muscolari, problemi respiratori, sintomi gastrointestinali. Al 19 febbraio, sono state identificate 943 persone con questi sintomi e 52 decessi da cinque aree: Ekoto, Lilangi, Lisafa, Basengela e Bafumba. I primi risultati dei test sono stati negativi per Ebola e Marburg. I test diagnostici rapidi hanno rilevato la malaria in circa metà degli individui sottoposti al test, il che non è insolito in un contesto in cui la malattia è endemica.
“La tendenza è stabile e non suggerisce un aumento esponenziale. – ha continuato l’esperta dell’Oms – Inoltre i decessi sono diminuiti da quando è stato segnalato il cluster iniziale e sono state per lo più raggruppate in un’area sanitaria: Ekoto. Un team di risposta nazionale e due epidemiologi dell’Oms sono arrivati il 22 febbraio per supportare le indagini sul campo e raccogliere ulteriori campioni (sangue, urina, orale, nasale). Questi ultimi saranno inviati per essere analizzati per escludere altre possibili cause, tra cui meningite e contaminazione di cibo o acqua. Ulteriori campioni sono stati inviati all’Inrb di Kinshasa per le analisi e si attendono i risultati”.
È probabile che molteplici fattori contribuiscano a questi casi. C’è un’alta prevalenza di malaria e malnutrizione nella zona. La lontananza della regione e la debole infrastruttura sanitaria complicano ulteriormente le indagini e la risposta. I primi campioni prelevati non erano di qualità sufficiente per essere analizzati, quindi in queste ore l’Organizzazione mondiale alla sanità sta supportando la raccolta e il trasporto di ulteriori campioni all’Inrb di Kinshasa, il laboratorio più grande e meglio attrezzato del Paese.
Del Congo si era già parlato nei mesi scorsi a causa di un’altra malattia sconosciuta diffusasi nella zona di Panzi tra il 24 ottobre ed il 5 dicembre. L’allarme era scattato ai livelli massimi poiché l’Oms stava cercando di identificare la malattia. Qualche settimana dopo la patologia è stata classificata come una grave forma di malaria.