Due minuti a testa. Tanto ci avrebbe impiegato l’elicottero, equipaggiato con verricello e ciambella, per salvare i tre ragazzi dalla piena del fiume Natisone.
Purtroppo, invece, com’è noto a tutto il Paese scosso profondamente dalla tragedia dei “giovani abbracciati”, quella improvvisa piena li ha trascinati via nella corrente. Senza dare loro scampo. Nonostante le numerose chiamate di soccorso.
“In sei minuti tutti sarebbero stati salvati”, ha detto in queste ore Maurizio Stefanizzi, legale delle famiglie, citando una nuova perizia redatta da un esperto del Soccorso alpino. La terribile vicenda è al centro di un’inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura della Repubblica di Udine.
Quattro persone sono accusate di omicidio colposo
Le indagini si sono chiuse il 31 gennaio scorso, a circa otto mesi dal dramma avvenuto il 31 maggio 2024. Quattro persone sono accusate di omicidio colposo: 3 vigili del fuoco, il capo turno e due addetti, e un operatore del Sores Fvg, la sala operativa regionale emergenza sanitaria. Secondo i pm, insomma, i quattro avrebbero causato il decesso dei ragazzi “mediante condotte colpose concorrenti, per imperizia, negligenza e imprudenza”.
“La tempistica – ha continuato Stefanizzi – è stata stabilita direttamente dalla perizia, redatta dall’esperto del Soccorso alpino, chiamato ad analizzare le manovre necessarie al tecnico di elisoccorso, che quel giorno era all’aerobase di Pasian di Prato ma che è stato allertato troppo tardi”. Secondo il perito del Soccorso alpino fino alle 14 e 06 si sarebbe potuto effettuare il soccorso traendo in salvo tutti e tre i ragazzi. Esaminando le foto della tragedia, il perito spiega anche la manovra che si sarebbe potuta fare.
Visto che il ragazzo in acqua fungeva da ancoraggio per le due ragazze, un soccorritore si sarebbe potuto calare con il verricello. Entrando in acqua e utilizzando la ciambella o il triangolo di evacuazione avrebbe issato una delle due ragazze chiedendo al giovane di mantenere la presa sull’altra ragazza. Successivamente avrebbe potuto ripetere analoga manovra con quest’ultima e infine con il ragazzo. Il perito ha considerato l’ipotesi che, messa in salvo la prima ragazza, la situazione fosse diventata ancora più pericolosa dunque non esclude che il soccorritore, d’accordo con il pilota, avrebbe potuto issare contemporaneamente la seconda ragazza, il ragazzo. E, ovviamente, se stesso.
Bisogna ricordare che il 31 maggio 2024 hanno perso la vita Cristian Molnar di 25 anni, Patrizia Cormos di 20 e Bianca Doros di 23. Le indagini si sono concentrate proprio sulle tempistiche. L’elicottero col verricello sarebbe arrivato troppo tardi sul luogo della tragedia impedendo il salvataggio dei giovani sorpresi dalla piena del fiume Natisone. Chiamati per un interrogatorio in Procura a Udine lo scorso dicembre, gli indagati non si sono presentati.
L’avvocato Laghi: “Catena di omissioni imbarazzante”
“La Procura di Udine – ci aveva spiegato nei giorni scorsi l’avvocato Gaetano Laghi, legale di Cristian Molnar – ha svolto un lavoro immane e scrupoloso. Da quello che si evince dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari, c’è stata una catena di omissioni imbarazzante”. I ragazzi sono stati infatti travolti e inghiottiti nell’arco di pochi minuti. Secondo gli inquirenti nei 40 minuti intercorsi tra la prima richiesta aiuto fatta da una delle vittime alle 13.29. Il decesso per annegamento è avvenuto alle 14 e 10 circa. I giovani potevano essere salvati.
Sempre in questi giorni sono stati diffusi dai media gli audio delle varie chiamate di aiuto effettuate da Patrizia al 112: “Non abbiamo tanto tempo, non ce la facciamo più“. “Dobbiamo arrivare, eh“, risponde il soccorritore. Alle 13 e 29 la ragazza fa la prima richiesta, poi alle 13.36 effettua una seconda telefonata, indicando che lei e i suoi amici sono circondati dall’acqua. In una delle tre chiamate la ragazza viene lasciata in attesa, pare assudo, per sei minuti.
Gli stessi che sarebbero bastati per trarli in salvo. Prima dell’arrivo dell’elicottero, i vigili del fuoco sul posto avevano provato a raggiungere i tre lanciando corde dall’alto mentre un altro vigile si era lanciato in acqua ma non era riuscito a raggiungerli per via della forte corrente. I corpi delle due ragazze sono stati ritrovati il 2 giugno. Quello di Cristian è invece stato individuato solo dopo 23 giorni di ricerche dai sommozzatori dei vigili del fuoco. Il corpo si trovava sotto un enorme sasso, all’interno di una galleria.