Lo scontro tra Volodomyr Zelensky e Donald Trump, andato in scena ieri in diretta mondiale nello Studio ovale della Casa bianca, rappresenta tutt’altro che una vicenda a sé stante e dettata dall’aggressività con cui il tycoon ha cominciato il suo secondo mandato a Washington.
Le implicazioni geopolitiche di quanto avvenuto sono e saranno importantissime. Forse pericolose per la sicurezza dell’intero occidente così come lo abbiamo conosciuto finora. Zelensky è arrivato nella capitale degli Stati Uniti da leader di un Paese in guerra, aggredito tre anni or sono dalla Russia.
L’obiettivo era firmare un accordo per ricompensare gli Stati Uniti dell’aiuto militare senza il quale per Kiev sarebbe stato assai complicato difendersi fino ad ora senza capitolare. Il patto è saltato, e non è chiaro se verrà riproposto in un prossimo futuro oppure se in rapporti tra Usa ed Ucraina sono terminati definitivamente ieri. Trump aveva messo nel mirino le cosiddette terre rare, ovvero uno sfruttamento minerario preziosissimo per le aziende americane per continuare a competere in particolare con la Cina nel campo della tecnologia.
La mancanza di unità e di visione d’intenti
Il tycoon, nel frattempo, si è riavvicinato moltissimo al presidente russo Vladimir Putin, portando avanti senza che si sedessero al tavolo né l’Italia né l’Europa, negoziati verso la pace. Tutto questo, nonostante il conflitto sia prettamente europeo e che gli stessi Stati dell’Unione hanno ripetutamente sostenuto Kiev e sanzionato Mosca. La mancanza di unità e di visione d’intenti così come di una leadership forte, hanno consentito a Trump di dettare le regole del gioco.
E di arrivare a far sedere in quello Studio ovale Zelensky da solo, apparentemente senza alcun sostegno. Un errore. Il leader ucraino sarebbe dovuto arrivare a Washington non solo sotto la sua bandiera, ma sotto quella dell’intera Europa. “La tua dignità onora il coraggio del popolo ucraino. Sii forte, sii coraggioso, sii impavido. Non sei mai solo, caro presidente Zelensky. Continueremo a lavorare con voi per una pace giusta e duratura”, ha scritto su X la presidente della Commissione Ue Ursula von del Leyen dopo lo scontro. Lo stesso messaggio è stato postato anche dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
Trump, insomma, ha fretta di chiudere l’accordo sulle terre rare e di far finire la guerra. Per farlo, ha scelto la strada della delegittimazione di Zelensky e l’Europa gli ha servito il leader ucraino su un piatto d’argento. Con ogni probabilità il tycoon sa benissimo che l’Ucraina è la vittima di un complesso gioco a scacchi tra Nato e Russia, e da tale lo ha trattato. La figura di Zelensky, di cui alla Casa bianca ci si è preso gioco addirittura per gli abiti militari da sempre indossati dall’inizio del conflitto, ne è uscita indebolita?
Questo lo vedremo da qui in avanti, anche e soprattutto per come l’inerte Europa sarà in grado di reagire. Il presidente Usa aveva bisogno di fare la voce grossa, davanti ai propri elettori e al mondo intero. Da un lato per giustificare il fiume di soldi spesi in Ucraina. Dall’altro per dimostrare una forza ed un’autonomia (anche di fronte a Mosca) che di fatto non ha. Non si conoscono, inoltre, i termini che stanno discutendo Trump e Putin.
Il capo della Casa bianca ha detto a Zelensky che qualche compromesso bisognerà farlo. Ma il leader ucraino non vuole “perdere” sul campo né a livello militare né come territori da cedere. Ha portato con sé immagini di guerra ed ha ben sottolineato che considera Putin un assassino. Trump non ha potuto non prendere in considerazione che la Russia, qualora avesse la meglio nel conflitto, o qualora si arrivasse ad un accordo sul cessate il fuoco, potrebbe accaparrarsi anche le risorse minerarie di cui gli Stati Uniti hanno bisogno.
Giorgia Meloni: “Ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli”
“Ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà. Non del suo potere o della sua influenza, ma dei principi che l’hanno fondata, primo fra tutti la libertà. Una divisione non converrebbe a nessuno“, ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in merito all’incontro fra il presidente americano Trump ed il presidente ucraino Zelensky.
Trump potrebbe voler agire d’anticipo, prima che Mosca si muova verso l’occidente, così come la Nato prima della guerra voleva fare verso est. Non si tratta, insomma, di una semplice firma su un documento per terminare una guerra che l’Ucraina non ha cominciato. Da quell’accordo potrebbero scaturire nuovi equilibri di potere nell’eterna lotta tra est ed ovest. Nella speranza che l’Europa non rimanga, desolatamente, a guardare.