La Procura della Repubblica di Roma, alla fine, è giunta a Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Sogei.
Non un’azienda qualunque e non un’inchiesta qualunque. Sogei (Società generale d’informatica spa), è infatti una società in house controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).
Anche l’inchiesta è nota. Nell’ottobre scorso l’ormai ex direttore generale di Sogei Paolino Iorio viene colto in flagrante mentre intascava una tangente da 15mila euro. È l’inizio di tutto ma anche una svolta nelle indagini che andavano avanti già da tempo.
Insieme a Iorio, nella cui abitazione la guardia di finanza trova e sequestra altri 100mila euro in contanti, finisce in manette l’imprenditore titolare della Ict Technology Massimo Rossi. Nel fascicolo dei pm capitolini ci sono sul finire dello scorso anno 18 persone e 14 società. Si ipotizzano a vario titolo i reati di corruzione e turbativa d’asta. Da allora sono passati cinque mesi. Nel frattempo, Iorio ha chiesto il patteggiamento a tre anni, ed ha reso dichiarazioni spontanee. Molte dichiarazioni.
Paolino il 10 dicembre scorso ha riferito ai magistrati di una proposta di appalto da oltre un milione e mezzo di euro in favore della società Deas. L’azienda risulta iscritta nel registro degli indagati, che si occupa di cybersicurezza e intelligenza artificiale. Il progetto non si è poi concluso. Ma, secondo la versione fornita da Iorio, lo stesso servizio oggetto del bando sarebbe potuto essere effettuato in house o da altri fornitori. Ad un costo molto inferiore, circa 200mila euro.
Iorio ha quindi fatto mettere a verbale che Cannarsa, ovvero il “suo” amministratore delegato con un passato in Consip (la centrale d’acquisto della Pubblica amministrazione), si sarebbe speso per fare ottenere il lavoro alla società Deas. L’obiettivo era aumentare il fatturato per farla acquisire da una società o ad altri a condizioni favorevoli ai titolari. E infatti insieme a Cannarsa, è stata iscritta nel registro degli indagati anche l’imprenditrice Stefania Ranzato della Deas. Le accuse sono rispettivamente di tentato peculato e concorso in tentato peculato.
Sullo sfondo dell’indagine condotta dal pm Lorenzo Del Giudice c’è insomma la piattaforma per la gestione di un sistema documentale attraverso il ricorso alla Intelligenza artificiale generativa. Il dimensionamento economico era pari a un totale di un milione e 680mila euro. Più che sufficienti per aumentare il fatturato. Ed è più in generale sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione che si muove la Procura, a caccia di appalti pilotati.
Gli inquirenti sono andati anche a riascoltare una serie di intercettazioni già presenti negli atti del filone principale di ottobre. Tra gli audio finiti sotto la lente un’intercettazione ambientale del giugno scorso in cui l’ufficiale di Marina Antonio Angelo Masala indagato nel filone principale del riferimento, fa riferimento alla Deas tirando in ballo l’attuale ad Cannarsa.
“Il Ceo di Sogei Cristiano Cannarsa – hanno fatto sapere dalla società in house del Mef – attualmente oggetto di un’indagine per il reato di tentato peculato. L’indagine è stata avviata dalla magistratura come naturale evoluzione a seguito dell’arresto in flagranza di Paolino Iorio, ex direttore generale di Sogei, colto mentre riceveva una tangente e licenziato da Sogei per questo motivo. L’ingegnere Cannarsa desidera sottolineare di avere piena fiducia nell’operato della magistratura e di mantenere la massima serenità”.
Sogei quindi continuerà a collaborare con le indagini, “assicurando la massima trasparenza e disponibilità nella certezza di un celere e completo chiarimento della posizione dell’amministratore delegato”. I pm hanno infine disposto una serie di perquisizioni, effettuate dalla guardia di finanza, negli uffici della società e nell’abitazione del manager.