“La politica protezionistica di Trump è sbagliata”. Piuttosto “gli Usa dovrebbero risolvere il problema del dollaro forte con politiche interne”.
Sullo sfondo delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente c’è la politica protezionistica di Donald Trump, che rischia di compromettere i rapporti commerciali anche con l’Europa.
All’indomani dell’appuntamento americano, in tutto il mondo risuona il nuovo slogan “America is back“, sbandierato dal tycoon nel primo discorso al Congresso tenuto mentre nel nostro Paese era notte. Un discorso fiume, durato un’ora e quaranta minuti, del quale l’Europa ha avuto contezza nelle prime ore di questa mattina, mercoledì 5 marzo. Al centro, ancora una volta, la guerra in Ucraina, l’accordo con il presidente Volodymyr Zelensky sulle terre rare e i colloqui con il capo del Cremlino Vladimir Putin. Ma anche l’economia.
Tagli fiscali, leggi per eliminare le tasse su mance e straordinari, i prezzi delle uova saliti alle stelle a causa dell’aviaria, di cui Trump incolpa il predecessore Joe Biden, definendolo “il peggior presidente della storia“. Poi la guerra ai cartelli della droga e le accuse ai messicani di stupri e omicidi. Ma a far tremare il resto del mondo è la guerra dei dazi annunciata dal capo della Casa Bianca, con lo scopo di rendere “di nuovo ricca l’America”, pur ammettendo che in un primo momento “potrebbe esserci qualche piccolo disturbo”. I dazi di ritorsione, che imporranno tariffe equivalenti a quelle applicate dagli altri Paesi, entreranno in vigore a partire dal 2 aprile.
La minaccia dei dazi dei prodotti agricoli al 25%. Ma il problema degli Usa è “il debito pubblico”
Contattato da Notizie.com, l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, definisce la politica protezionistica di Donald Trump “sbagliata. Capisco che possa prendersela con la Cina. Ma non c’è motivo di farlo con l’Europa, non abbiamo fatto niente di male”.
A far discutere l’Italia è soprattutto la minaccia al Vecchio Continente dei dazi al 25% dei prodotti agricoli. “Se fosse confermato sarebbe disastroso”, commenta il senatore Dem Silvio Franceschelli, capogruppo in commissione Agricoltura. “Parliamo di un danno stimato per l’agroalimentare di oltre 1,5 miliardi di euro, mentre per il solo settore vinicolo si parla di 1 miliardo, tra impatto diretto e indiretto della misura”.
Cottarelli, anche ex direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale, ritiene che Trump dovrebbe risolvere la crisi americana partendo proprio dagli Usa e non dall’estero: “Piuttosto dovrebbe lamentarsi perché certe politiche americane portano a un dollaro forte, quindi a uno svantaggio per le esportazioni. Gli Usa hanno un deficit pubblico elevatissimo – il doppio di quello europeo – e questo tiene alti i tassi di interesse rispetto al nostro continente. Le loro esportazioni sono meno competitive, quindi gli americani preferiscono acquistare prodotti europei. Non abbiamo colpe di questo”.
Dunque, la questione “va risolta internamente riducendo il deficit – continua Cottarelli – In questo modo i tassi di interesse scenderebbero, il dollaro si indebolirebbe. Ciò rilancerebbe le esportazioni Usa e più costose quelle europee”. Trump non sembra prendere in considerazione strade alternative e nel discorso al Congresso ha annunciato che chi non produce in America pagherà dazi doganali “a volte piuttosto elevati”, che servono anche a “proteggere l’anima del nostro Paese”.
Le conseguenze dei dazi Usa per l’Italia e la vera strategia di Trump
Il dibattito impazza in Italia e divide i partiti politici tra chi è d’accordo con la politica protezionistica del tycoon e chi invece no. “Trump già nel suo primo mandato impose dazi. Ognuno deve fare i suoi interessi“, ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri ad Agorà su Rai 3. Ma anche “l’Italia deve fare i suoi interessi, negoziando e dialogando, dove possibile, e reagendo se necessario. Poi vedremo se l’Europa riuscirà ad agire coesa”.
Sempre dal fronte del centrodestra arriva il commento del presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia: “I dazi sono un flagello”, commenta. “Ma attenzione all’atteggiamento. Se pensiamo di fare muro contro muro, la battaglia la perdiamo sicuro”. Ma cosa rischia l’Europa? I maggiori esportatori Usa sono Germania e Italia. “Esportiamo chimica farmaceutica, prodotti industriali, macchinari di precisione, beni alimentari tra cui mozzarella e vini, oltre che prodotti di lusso – dichiara Cottarelli a Notizie.com – Ma il grosso è costituito dalla manifattura, anche avanzata e soprattutto nel caso della Germania, le automobili”.
Proprio il settore automobilistico in Europa è in crisi e i dazi Usa rischiano di colpire ulteriormente le aziende. “Nel complesso dell’economia italiana comunque, le esportazioni verso l’America sul Pil sono contenute. Per le imprese che esportano si tratta di danni pesanti, concentrati sui singoli settori”. Il vero obiettivo di Trump però, potrebbe essere il negoziato. “Ho sempre pensato che fosse così”, commenta Cottarelli. Lui stesso ha ammesso di non aver mai chiuso un accordo senza un compromesso. Non è escluso dunque, che le minacce all’Europa siano solo tentativi per arrivare a patti con regole diverse. Sempre al Congresso ha dichiarato di essere aperto al dialogo con Messico e Canada, nei confronti dei quali i dazi sono già in vigore.
“Che l’abbia fatto solo per negoziare o sul serio, Trump si è già reso conto che il prezzo dei dazi è alto. Lo ha dimostrato il caos delle borse di ieri, quella Usa ha perso un punto e mezzo. A dispetto di quello che diceva in campagna elettorale, l’economia Usa veniva da un periodo di grande crescita – dice ancora Cottarelli – Trump potrebbe essere stato sfortunato a trovarsi in un momento di rallentamento che segue, per natura, a quelli floridi. Se a questo aggiunge una guerra dei dazi, la situazione per lui diventa preoccupante. C’è poi l’impatto sull’inflazione, grazie alla quale ha vinto le elezioni”.
Cottarelli a Notizie.com: “Trump vuole ricostruire il settore manifatturiero Usa perché…”
Non solo questo. Trump rischia di perdere i consensi delle famiglie a causa della crisi che arriverà nel primo periodo di assestamento post-dazi. “Lo svantaggio sarà per i consumatori americani, a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti importati”. Tuttavia, la storia è diversa per le imprese: “Per quanto riguarda i produttori, l’America ha un vantaggio rispetto all’Europa e agli altri Paesi perché le loro esportazioni contano molto meno per il Pil americano di quanto contino le nostre per il nostro Pil – conclude Cottarelli – Gli Usa hanno un grande mercato interno, ma è chiaro che avranno delle perdite”.
I vantaggi dei dazi per gli Usa sono due. “Uno è ideologico: Trump vuole dimostrare di essere il Paese più importante al mondo e questo funziona dal punto di vista della comunicazione“. Il secondo è strategico: “Il presidente Usa vuole ricostruire il suo settore manifatturiero – importante per la costruzione di armi – che stava sparendo. Il problema principale è rispetto alla Cina, che produce il 54% dell’acciaio mondiale: 11 o 12 volte più dell’America. Nell’ottica di un conflitto mondiale questo non va bene. In previsione di tensioni con Pechino, che prima o poi emergeranno, diventerebbe un problema”.