Processi più veloci e giustizia più efficiente: questa è, secondo i magistrati, la riforma da mettere in campo. Il confronto a Palazzo Chigi.
Da un lato c’è il governo, dall’altro i magistrati. Al centro, ancora una volta la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere e il doppio Csm, uno per la magistratura inquirente, l’altro per quella giudicante.
All’orizzonte c’è anche il Parlamento, che attualmente sta esaminando l’ultimo tassello del puzzle che costituisce la più ampia riforma del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un tavolo di confronto è arrivato ieri, mercoledì 5 marzo, a Palazzo Chigi, dove la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, il Guardasigilli e il sottosegretario Alfredo Mantovano, hanno incontrato i magistrati.
Un confronto che si è concluso con un nulla di fatto in termini di soluzioni, ma con un’apertura al dialogo da parte dell’esecutivo. L’Associazione nazionale magistrati ha presentato un documento in otto punti che riguarda l’amministrazione della giustizia, mentre il governo ha ribadito di voler procedere dritto per la sua strada verso l’attuazione della riforma costituzionale.
“Siamo fortemente contrari e lavoreremo fino all’ultimo giorno per spiegare alle cittadine e ai cittadini i pericoli della riforma costituzionale che compromette l’equilibrio tra i poteri dello Stato”. Così si legge in una nota della Giunta esecutiva centrale dell’Anm al termine dell’incontro con Meloni. “Abbiamo chiesto di cessare le ingiuste accuse di politicizzazione della magistratura ogni volta che viene adottato un provvedimento sgradito al governo”.
La riforma della giustizia secondo l’Anm
I problemi della giustizia, secondo i magistrati sono altri. E ne abbiamo parlato con Marcello De Chiara, vicepresidente dell’Anm. “Abbiamo portato alcuni dati significativi come la scopertura dell’organico, sia della magistratura che del personale amministrativo. E la necessità di colmare carenze che sono un ostacolo per la rapida definizione dei procedimenti – spiega a Notizie.com –Abbiamo poi posto i problemi dell’edilizia giudiziaria – consegnando alla premier un nostro dossier con dati e fotografie sulla condizione degli uffici – e quello dell’informatizzazione. Quest’ultimo è spinoso più che mai, perché gli applicativi del Ministero si sono rivelati inadeguati, determinando un rallentamento delle procedure, ovvero l’opposto di quello che si voleva realizzare. I dispositivi che utilizziamo sono inadeguati”.
De Chiara definisce “utile” l’incontro con l’esecutivo, che è servito ad affermare due punti: “La riforma costituzionale non serve a migliorare l’efficienza della giustizia, ad avere processi più rapidi. E questo è stato riconosciuto dai nostri interlocutori. Il secondo punto è che bisogna intervenire anche sui punti che abbiamo segnalato. La premier ha riconosciuto la necessità di confronti e interventi“. Meloni “è disponibile ad avviare un confronto, riconoscendo che i punti indicati necessitano un approfondimento”. Al momento non ci sono prospettive concrete: il confronto è rimandato a data da destinarsi.
Ma il punto di rottura sono sempre gli stessi: la separazione delle carriere, il sorteggio al Csm e l’Alta Corte disciplinare. I magistrati paventano il pericolo di un pm “superpoliziotto”, preoccupato più di condannare che di garantire i diritti dei cittadini e dipendente dal governo. “Abbiamo dimostrato che il distacco del pm dal giudice è inutile”, dichiara De Chiara ai nostri microfoni. “Perché la separatezza è già prevista nell’attuale legislazione. Siccome noi valutiamo razionalmente la riforma costituzionale, ci domandiamo perché si facciamo qualcosa che è inutile alla luce delle norme già vigenti”.
Quindi “è inevitabile che ci preoccupiamo che questa riforma possa essere funzionale a qualcosa di diverso, di non dichiarato. Forse servirà all’ulteriore, futuro passaggio, di creare un collegamento tra pm ed esecutivo? In questo senso abbiamo avuto delle rassicurazioni, ma non ci convincono”.
Sorteggio Csm, De Chiara (Anm): “Penalizza la democrazia”
La riforma Nordio contiene anche il riordinamento dell’assetto della magistratura, con due Csm i cui componenti sarebbero estratti a sorte. “Abbiamo fatto presente che il sorteggio è assolutamente mortificante e nocivo per la magistratura. L’elezione dei componenti del Csm non serve solo a garantire la rappresentatività dei magistrati, ma anche a scegliere i migliori. Su questa esigenza il governo non mi sembra molto attento, preferisce affidarsi al caso, introducendo una soluzione che nel nostro ordinamento non è mai praticata. Basti pensare agli organi rappresentativi delle altre magistrature. E ci domandiamo perché per quella ordinaria si adotti una scelta che pregiudica in modo così evidente la democrazia e la rappresentatività”.
Anche l’Alta Corte disciplinare, secondo l’Anm, finirebbe per penalizzare solo la magistratura ordinaria: “La premier stessa ha riconosciuto l’incongruenza della scelta di concepire un organismo del genere solo per i magistrati ordinari. Perché non è prevista anche per i le altre giurisdizioni? – si chiede il vicepresidente dell’Anm – Questa differenziazione è del tutto priva di razionalità ed alimenta i timori che questa riforma sia finalizzata a ridimensionare il ruolo della magistratura ordinaria e abbia una connotazione ideologica”.