Sì unanime. Anzi no, l’Ungheria si è sfilata. Dopo ore di discussioni, le conclusioni del Consiglio straordinario Ue a Bruxelles hanno approvato l’accordo.
L’unico ad essere contrario è stato il premier ungherese Viktor Orban. Una giornata lunga e convulsa quella che ha accompagnato il vertice convocato dal presidente del Consiglio Antonio Costa.
La riunione dei 27 si è resa necessaria a seguito dello scontro avvenuto in diretta mondiale nei giorni scorsi tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e Donald Trump, presidente degli Stati Uniti. Una spaccatura anch’essa ricucita proprio in queste ore. E che vedrà con ogni probabilità le parti incontrarsi nuovamente nei prossimi giorni a Riad, in Arabia Saudita. Sullo sfondo c’è la necessità dell’Europa di accrescere la propria capacità di difesa e la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina.
Il piano da 800 miliardi di euro denominato Rearm Europe
Nei giorni che hanno preceduto il vertice la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha illustrato il piano da 800 miliardi di euro denominato Rearm Europe. Tutti i Paesi dell’Unione, insomma, meno l’Ungheria, hanno trovato l’accordo per rafforzare la difesa europea sulla base del piano proposto dalla Commissione europea. Ci sarà la massima flessibilità sulle spese dei Paesi membri. E la raccolta sul mercato di 150 miliardi con l’emissione di obbligazioni Ue per prestiti ai governi a tassi bassi e a scadenza lunga.
Infine, sarà prevista la possibilità di utilizzare i fondi della coesione per investimenti per la difesa. L’Italia ha proposto di discutere in particolare della possibilità di una garanzia europea per gli investimenti nel settore della difesa, sul modello di InvestEu. Tutto ciò anche con l’obiettivo di massimizzare l’impiego di fondi privati in aggiunta a quelli pubblici. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti presenterà una proposta in questo senso in ambito Ecofin nei prossimi giorni.
L’Italia ha anche criticato il nome del Piano Rearm Europe. La dimensione della difesa e della sicurezza oggi è una dimensione molto più ampia rispetto a quella delle armi, come ha ribadito a margine del vertice anche la premier Giorgia meloni. Garantire la sicurezza dell’Europa significa occuparsi anche di cybersicurezza, di infrastrutture, di ricerca e sviluppo. Tecnicamente, il nostro Paese, rappresentato in Consiglio dalla Presidente del Consiglio, vuole assicurarsi che l’interezza dei fondi previsti sia destinata a spese ammissibili al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato, al momento al 2% del Pil. Il vertice Nato di fine giugno potrebbe portare al 3 o 3,5%.
Il governo Meloni punta a creare un meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche in ambito Nato. L’Italia farà una proposta di lavoro in questo senso. Roma vuole che ogni euro in più investito nella difesa europea conti e sia contabilizzato in ambito Nato.
Metsola: “La posta in gioco è troppo alta e non possiamo più aspettare”
Durante il Consiglio europeo di Bruxelles la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha rassicurato i leader. L’Assemblea può agire in modo rapido ed efficiente per affrontare le sfide senza precedenti in materia di sicurezza. “La posta in gioco è troppo alta e non possiamo più aspettare”, ha sostenuto. Sottolineando poi l’urgenza che l’Europa si prenda cura della propria sicurezza. Riguardo all’Ucraina, ha sottolineato che “la pace deve essere una pace vera che non si limiti a cullare tutti in un falso senso di sicurezza, consentendo a un aggressore di continuare a cercare di impossessarsi di nazioni sovrane”.
“Voglio informarvi che le nostre squadre, Ucraina e Stati Uniti, hanno ripreso il lavoro. Speriamo che la prossima settimana avremo un incontro significativo. – ha annunciato Zelensky – Gli ucraini vogliono davvero la pace, ma non a costo di cedere l’Ucraina: la domanda cruciale a cui si deve rispondere durante ogni negoziato è se la Russia sia capace di rinunciare alla guerra. L’Ucraina condividerà tutti i dettagli dei piani di pace e del processo negoziale con tutta l’Europa“.
Putin: “Non rinunceremo a niente che è nostro”
Il presidente Emmanuel Macron poi ha candidato la Francia a sostituirsi agli Usa nella difesa di tutta l’Europa, proteggendola con il suo ombrello nucleare da quelle che ha presentato come le minacce di Mosca. Un tema che non è stato affrontato oggi in Consiglio, ma che ha scatenato la reazione di Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha accusato il leader dell’Eliseo di voler “tornare ai tempi di Napoleone“, ricordandogli “come è finita” l’invasione della Russia, cioè con la disfatta dei francesi e con Parigi occupata dai russi. E poi: “Non abbiamo bisogno di niente che non è nostro, ma non rinunceremo a niente che è nostro”.
Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha paragonato il presidente francese anche a Hitler, oltre che a Napoleone. “Loro – ha spiegato il capo della diplomazia di Mosca – dicevano apertamente che volevano conquistare e sconfiggere la Russia. Lui apparentemente vuole la stessa cosa, ma dice che è necessario combattere la Russia di modo che essa non sconfigga la Francia, e che la Russia rappresenta un pericolo per la Francia e l’Europa“.