Violata la libertà personale dei migranti, riconosciuta dalla Dichiarazione Universale dei Diritti umani del 1948, con un atto politico. Il governo italiano dovrà risarcire i danni di un gruppo di migranti.
È questa la decisione dei giudici della Corte di Cassazione in merito al caso della nave Diciotti. I fatti risalgono all’agosto del 2018. Per dieci giorni, dal 16 al 25 agosto, l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini impedì ai migranti di sbarcare dalla nave Diciotti della guardia costiera che li aveva soccorsi in mare.
I migranti hanno fatto ricorso alla Cassazione per vedere riconosciuti i loro diritti. Nonché per chiedere la condanna del Governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali determinati nei profughi dalla privazione della libertà. Il collegio della Cassazione ha rinviato al giudice di merito la quantificazione del danno di fatto, condannando però il governo. Il Tribunale dei Ministri di Palermo indagò l’allora ministro dell’Interno Salvini per sequestro di persona, ritenendo illegittimo il trattenimento dei profughi sull’imbarcazione italiana.
Il caso fu poi trasmesso a Catania per competenza territoriale. La Procura etnea ne chiese l’archiviazione. Il Tribunale dei Ministri locale la respinse chiedendo al Senato l’autorizzazione a procedere per il leader della Lega. A Palazzo Madama (erano i tempi del governo gialloverde M5S-Lega) la Giunta per le autorizzazioni a procedere votò contro.
“Va certamente escluso – hanno scritto gli ermellini – che il rifiuto dell’autorizzazione allo sbarco dei migranti soccorsi in mare protratto per dieci giorni possa considerarsi quale atto politico sottratto al controllo giurisdizionale. Non lo è perché non rappresenta un atto libero nel fine. Come tale riconducibile a scelte supreme dettate da criteri politici concernenti la Costituzione, la salvaguardia o il funzionamento dei pubblici poteri nella loro organica struttura e nella loro coordinata applicazione“.
L’atto di indirizzo politico di Salvini, insomma, “esprime una funzione amministrativa da svolgere al fine di contemperare gli interessi in gioco”. La volontà del governo però non “attiene alla direzione suprema generale dello Stato considerato nella sua unità e nelle sue istituzioni fondamentali”. La vicenda “si innesta su una regolamentazione che a vari livelli, internazionale e nazionale, ne segna i confini”. I giudici hanno poi sottolineato che “l’obbligo del soccorso in mare corrisponde ad una antica regola di carattere consuetudinario”.
Un obbligo che “costituisce un preciso dovere tutti i soggetti, pubblici o privati, che abbiano notizia di una nave o persona in pericolo esistente in qualsiasi zona di mare in cui si verifichi tale necessità”. La condotta del governo “assume il carattere lesivo e civilmente illecito”. Questo perché “in base alle norme convenzionali” bisognava portare a termine lo sbarco “nel più breve tempo ragionevolmente possibile“.
Non si sono fatte attendere le reazioni del diretto interessato, Matteo Salvini, oggi vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e del governo tutto. “Mi sembra un’altra invasione di campo indebita. – ha detto Salvini – Se c’è qualche giudice che ama così tanto i clandestini, li accolga un po’ a casa sua e li mantenga. Chissà, se di fronte allo splendido palazzo della Cassazione allestissero un bel campo rom e un bel centro profughi, magari qualcuno cambierebbe idea”. La premier Giorgia Meloni ha invece sottolineato che si tratterebbe di “un principio risarcitorio assai opinabile, quello della presunzione del danno, in contrasto con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del procuratore generale”.
“Per effetto di questa decisione, – ha continuato la presidente del Consiglio – il governo dovrà risarcire, con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse, persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano. Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni. Confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante”.
Un anno dopo il caso della Diciotti, nell’agosto 2019, Salvini si rese protagonista di un’altra vicenda che ha avuto strascichi giudiziari. Parliamo del cosiddetto caso Open Arms, dal nome della ong la cui nave soccorse 147 migranti nel Mediterraneo centrale, chiedendo l’autorizzazione a sbarcare a Lampedusa. Salvini applicò anche allora la politica dei porti chiusi, impedendo all’imbarcazione di entrare nelle acque italiane. Il 20 dicembre scorso, però, il Tribunale di Palermo ha assolto l’ex Ministro dell’Interno perché il fatto non sussiste.