Sono rimasti attivi per molto tempo sul suolo italiano e, proprio dal nostro territorio avrebbero ordinato omicidi ed attentati terroristici in tutta Europa.
Questa mattina la polizia di stato, coordinata dall’Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Milano, ha notificato una nuova ordinanza di misura cautelare nei confronti di uno dei componenti della mafia turca, capeggiata dal boss Baris Boyun.
L’uomo di 37 anni, già in carcere a seguito di un maxi blitz avvenuto lo scorso 22 maggio, è accusato di essere il mandante, insieme a Boyun, di un omicidio avvenuto a Berlino il 10 marzo 2024. Con ogni probabilità le indagini andranno avanti per chiarire tutti i ruoli e le responsabilità del gruppo mafioso. Bisogna ricordare che il 37enne è detenuto in quanto ritenuto il componente di un’associazione transnazionale composta prevalentemente da cittadini turchi.
La banda armata, è stato accertato, operava con modalità terroristiche. L’inchiesta è portata avanti sul campo dagli investigatori della Sisco di Milano, della squadra mobile di Como e dal Servizio centrale operativo di Roma. Gli stessi agenti avevano arrestato a maggio venti persone di nazionalità turca, tra cui il capo Baris Boyun, ristretto al 41 bis. Nella vasta operazione erano state coinvolte anche la Svizzera, la Bosnia e l’Olanda.
Il 27 febbraio scorso è poi finito in manette un altro turco di 38 anni che faceva parte di una “squadra” arrivata in Italia per proteggere il boss, che aveva subìto un attentato. E per far fronte alle sue necessità economiche, organizzative e logistiche. Baris Boyun si trovava già ai domiciliari, accusato di detenzione e porto d’arma, ma da lì continuava a dirigere e coordinare dall’Italia la mafia. Gestiva inoltre un traffico di sostanza stupefacente e di armi ed era attivo nell’immigrazione clandestina attraverso la rotta balcanica.
Proprio dall’Italia Boyun avrebbe ordinato la commissione di reati con modalità terroristiche in Turchia, tra cui un attentato, sventato grazie alla collaborazione tramite l’Interpol con la polizia turca del Kom a una fabbrica di alluminio tra il 19 e 20 marzo scorso. L’attentato alla fabbrica Kurtoglu, nella città di Tekirdag, alle porte di Istanbul, era stato organizzato per colpire un gruppo criminale rivale, la famiglia dei Sarallar. “Farò saltare in aria la fabbrica. Siete pronti, ragazzi? Buona fortuna in battaglia! Radete al suolo quella fabbrica“, dice Boyun in una conversazione intercettata mentre si trova ai domiciliari in Italia con il braccialetto elettronico.
Inoltre avrebbe ordinato l’omicidio di un cittadino turco avvenuto a Berlino il 10 marzo scorso, parrebbe, unitamente alla persona arrestata oggi. Nei confronti del 37enne sono stati raccolti ulteriori elementi relativi al suo coinvolgimento in materia di armi. In particolare, è emerso come quest’ultimo sia da ritenere un componente di un gruppo di “fuoco” al servizio del capo dell’organizzazione con un ruolo nella compravendita di armi e munizioni soprattutto di pistole del tipo Glock utilizzate da diversi esponenti della banda criminale.
Il caso Boyun aveva creato tensioni tra Italia e Turchia. Nel corso di una visita della premier Giorgia Meloni a Istanbul, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan le avrebbe manifestato il proprio disappunto per la mancata consegna del boss della mafia turca.