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Com’è morto Carmine Gallo, ex superpoliziotto ai domiciliari per l’inchiesta Equalize: disposta l’autopsia

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Giovanna Sorrentino

L’ex superpoliziotto Carmine Gallo è morto a causa di un infarto fulminante. Era agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine su una presunta rete di spie legata alla società Equalize. 

Com’è morto Carmine Gallo, ex superpoliziotto ai domiciliari per l’inchiesta Equalize: disposta l’autopsia (Ansa Foto) – notizie.com

Una morte improvvisa quella di Carmine Gallo, ex superpoliziotto che per anni è stato protagonista nella lotta alla criminalità organizzata a Milano. Si trovava agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda e della Procura nazionale antimafia, su una presunta rete di spie legata alla società Equalize.

La sua avvocata Antonella Augimeri ha fatto sapere che è stato stroncato da un infarto fulminante mentre si trovava a casa a Garbagnate Milanese insieme con la moglie. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine. Il pubblico ministero di turno ha disposto l’autopsia al corpo dell’ex investigatore.

Carmine Gallo, una vita da servitore dello Stato: poi l’inchiesta Equalize e i domiciliari

Carmine Gallo aveva 66 anni, era nato a Gragnano, in provincia di Napoli. Era entrato in polizia nel 1978 e nel corso della sua lunga carriera si è occupato del rapimento di Cesare Casella, sequestrato a Pavia nel 1988 e rilasciato dopo due anni di prigionia in Aspromonte. Ha lavorato anche al rapimento dell’imprenditrice Alessandra Sgarella, scomparsa nel 1997 e liberata un anno dopo. È stato tra gli 007 che hanno risolto il delitto di Maurizio Gucci nel 1997.

Grande conoscitore della ‘ndrangheta, è stato ritenuto l’artefice del pentimento di Saverio Morabito, uno dei primi pentiti dell’organizzazione criminale calabrese. Ha indagato anche sulla strage di Duisburg, avvenuta ad agosto del 2007 in Germania. Altrimenti chiamata strage di Ferragosto, avvenne davanti a un ristorante italiano per mano di criminali affiliati alla ‘ndrangheta. Aveva anche gestito la sicurezza dei Capi di Stato per l’Expo 2015. Per la sua lunga esperienza da investigatore, si era aggiudicato l’appellativo di superpoliziotto.

Carmine Gallo è finito agli arresti domiciliari ad ottobre, nell’ambito dell’indagine dell’Antimafia di Milano e della Procura nazionale antimafia. L’accusa a suo carico era di associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico. Secondo gli inquirenti era uno dei capi del gruppo di cyberspie di Equalize, rete di hacker dedita allo spionaggio industriale.

Il gruppo, grazie alle capacità tecniche di Nunzio Samuele Calamucci, avrebbe portato avanti un’attività di dossieraggio illecito per i clienti della società di proprietà di Enrico Pazzali, ex presidente della Fondazione Fiera Milano.

Tra gli altri, la rete avrebbe clonato o utilizzato abusivamente una mail del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma avrebbe preso di mira anche la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo, Letizia Moratti, Gianni Agnelli, i giornalisti Giovanni Dragoni e Giovanni Pons, il presidente del Milan Paolo Scaroni e altri.

Gallo all’interrogatorio: “Ho sempre servito lo Stato e continuerò a farlo”

Nell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari e dopo del pubblico ministero della Dda Francesco De Tommasi, si era definito un servitore dello Stato: “In 41 anni ho servito le istituzioni, e anche adesso collaborerò con le istituzioni”. 

Carmine Gallo era atteso il 19 marzo insieme con l’hacker Samuele Calamucci e altri indagati nell’inchiesta al Tribunale del Riesame per la discussione del ricorso presentato dalla Procura di Milano. Il pm De Tommasi aveva chiesto il carcere per l’ex superpoliziotto, mentre il gip aveva disposto i domiciliari.

Con la sua morte sarà ora più difficile fare chiarezza nell’inchiesta Equalize, che tra l’altro si stava allargando sempre di più, fino a presunti appoggi dentro la rete di intelligence italiana.

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Giovanna Sorrentino