Ustica, non archiviare le indagini: la richiesta dei familiari delle vittime, in piazza questa mattina, domenica 9 marzo, a Bologna, davanti al museo della memoria.
Al loro fianco c’erano anche tanti cittadini bolognesi ed Edoardo Purgatori, figlio di Andrea, il giornalista che ha dedicato gran parte della sua vita a scoprire la verità sul Dc-9. Fuori dal museo della memoria, dove sono conservati i resti dell’aereo distrutto, i parenti delle ottantuno vittime che rischiano di non avere mai giustizia, si sono radunati per chiedere di non archiviare le indagini.
Ma soprattutto, vogliono che il governo aumenti gli sforzi nelle rogatorie, incalzando i Paesi alleati su quello che è accaduto il 27 giugno 1980 a bordo dell’aereo partito in ritardo da Bologna a causa di una tempesta e diretto all’aeroporto Punta Raisi a Palermo, dove non arrivò mai.
Circa duecento persone hanno risposto all’appello dell’Associazione dei familiari, la cui presidente è Daria Bonfietti. Dopo anni di indagini, la Procura di Roma nei mesi scorsi ha sollecitato l’ufficio del gip ad archiviare i due procedimenti ancora aperti.
Uno era stato avviato nel 2008 in seguito alle dichiarazioni di Francesco Cossiga (“Un aereo militare francese si mise sotto il Dc-9 e lanciò un missile per sbaglio”). L’altro è quello di Piazzale Clodio aperto nel 2022 dopo un esposto dell’Associazione per la verità su Ustica, che chiedeva agli inquirenti di verificare la pista della bomba esplosa a bordo.
Ustica: perché la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione delle indagini
Da quanto emerso negli ultimi giorni, la magistratura non ha altra scelta che chiudere le indagini perché non è possibile identificare la nazionalità dell’aereo che ha colpito il Dc-9. Il problema? La poca trasparenza nella collaborazione dei Paesi interpellati nelle rogatorie, tra cui Francia e Stati Uniti. Neppure attraverso i testimoni è stato possibile ricavare informazioni su quanto accaduto ormai quarantacinque anni fa.
“La diplomazia e il governo del nostro Paese devono chiedere conto ai Paesi amici e alleati: qual era l’azione criminosa che stavano conducendo quella notte e perché dopo 45 anni non riescono a rivelare chi ha potuto abbattere un aereo civile in tempo di pace?“. È la domanda che si pone Daria Bonfietti a nome di tutti i familiari delle vittime della strage di Ustica.
“Poter scrivere l’ultimo pezzo di storia su questa vicenda è un problema di dignità nazionale”. La Procura non ha ancora notificato ai familiari l’atto che confermerebbe l’ipotesi del conflitto aereo.
“Ci stiamo ritrovando a fare quello che gli altri non vogliono che noi facciamo”, dichiara il sindaco di Bologna Matteo Lepore, presente alla manifestazione di questa mattina. “Quelli che stanno parlando della bomba, quelli che stanno costituendo associazioni per tradire l’onore della nostra patria, per dire che quell’aereo non è stato abbattuto ma sabotato, che ci sono stati incidenti”.
Edoardo Purgatori (figlio di Andrea): “Sempre al vostro fianco”
Secondo il primo cittadino, nel governo “c’è qualcuno che non crede a ciò che è stato scritto nelle sentenze dei Tribunali”. Al presidio di questa mattina hanno partecipato anche l’ex sindaco di Bologna Virginio Merola. E il deputato Pd Andrea De Maria che ha presentato un’interrogazione parlamentare su Ustica.
“Mio padre sarebbe venuto e ci avrebbe messo la faccia”, dice Edoardo Purgatori. “Io sono qui oggi perché non accetto, da cittadino, che non ci siano risposte. Dobbiamo fare in modo che la nostra voce arrivi a Palazzo Chigi, ma anche all’Eliseo, A Washington e alla Casa Bianca. Continuerò ad essere al vostro fianco con la mia famiglia. E con tutte le forze a disposizione, altrimenti il muro di gomma continuerà a farci rimbalzare”.