Chi vuole (ri)armare l’Europa? Il Pd si spacca su Prodi, la Lega non vuole generali a Bruxelles. Forza Italia: “Era il sogno di Berlusconi”

Il tema della difesa europea divide maggioranza e opposizione e non solo. Il governo rischia di spaccarsi per la posizione contro il riarmo della Lega e anche il Pd al suo interno ha due correnti.

Sullo sfondo una protesta silenziosa contro il riarmo in Europa. In primo piano i parlamentari Arturo Scotto (Pd), Roberto Bagnasco (FI), Marco Dreosto (FdI)
Chi vuole (ri)armare l’Europa? Il Pd si spacca su Prodi, la Lega non vuole generali a Bruxelles. Forza Italia: “Era il sogno di Berlusconi” (Ansa Foto) – notizie.com

C’è chi tra i Dem è a favore della posizione europea e chi no. “Non esistono due correnti nel Pd“. A parlare è Arturo Scotto, contattato da Notizie.com. “C’è una linea espressa dalla segretaria nazionale Elly Schlein, votata dalla direzione nazionale, che ripropone una politica di investimenti pubblici attraverso il Next Generation Eu. Parla di eurobond del debito comune tra i Paesi e della necessità di rilanciare politiche industriali della transizione, di politiche sociali e di coesione e anche di difesa europea”. 

A detta del deputato Dem, la linea von der Leyen va nella direzione opposta, “quella del riarmo nazione per nazione. Si interviene in larghissima parte attraverso una deroga del patto di stabilità. Questo non è mai stato fatto per la sanità o per la scuola, oppure per il lavoro. Viene invece fatta per le politiche di incremento delle spese militari, che non aiuteranno una convergenza del sistema di difesa europeo, ma allargherà il solco tra i Paesi”. 

Scotto (Pd): “Rischi per le generazioni future”

Al piano potranno accedere gli Stati che “hanno una buona capacità fiscale, ovvero che non sono indebitati. Gli altri saranno penalizzati e se sceglieranno di attivare la deroga, ne risentiranno le future generazioni“. Il ruolo dell’Italia, al contrario è “spingere per l’integrazione europea e per un risorsa comune, superare il diritto di veto dei singoli Paesi e spingere per una politica estera comune e una diplomazia che faccia il proprio mestiere”. 

Eppure la linea del riarmo è quella di Romano Prodi, ex premier ed ex presidente della Commissione europea. A Che Tempo Che Fa ha dichiarato che una difesa comune è fondamentale e che se l’Europa avesse avuto un esercito comune, Putin non avrebbe mai attaccato l’Ucraina. “Perché non abbiamo un esercito? La risposta viene da lontano e sicuramente Prodi avrà più risposte di me sul perché dell’allargamento evidentemente eccessivo, del non superamento del diritto di veto, sul perché non si è insistito in politiche fiscali ed economiche comune. Tutte cose che evidentemente oggi paghiamo”.

Fibrillazioni anche in maggioranza, con la Lega che sul tema si schiera contro il piano von der Leyen. “Abbiamo fatto notare la grande ipocrisia dell’Ue: se si chiedevano i soldi per la sanità o l’istruzione era impossibile derogare alle inflessibili regole, mentre per le armi tutto è possibile”. Così, contattato da Notizie.com, il senatore della Lega Marco Dreosto, segretario Ufficio di presidenza commissione Esteri e Difesa, e segretario del partito in Friuli.

Noi siamo a favore se gli investimenti saranno mirati a migliorare e potenziare le difese dell’Italia che devono includere anche la protezione dei confini sicurezza nelle città, migliorare equipaggiamento e forniture del nostro esercito, aeronautica e marina per la difesa dei nostri interessi nazionali, che, ricordo, si difendono anche fuori dai nostri confini”. 

Dreosto (Lega): “No all’esercito europeo”

Ma di esercito europeo non se ne parla: “Siamo assolutamente contrari“, ribadisce ai nostri microfoni. “Chi lo guiderebbe? Che interessi perseguirebbe? Bisogna avere cautela e equilibrio quando si parla di questi argomenti senza fare i tifosi o provocare reazioni in questo momento delicato da un punto di vista geopolitico”. 

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha proposto un piano per 200 miliardi di euro per nuovi investimenti privati. Grazie a 17 miliardi di garanzie pubblica presi in parte dai bilanci nazionali e in parte dall’Ue. Senza aumentare il debito pubblico. “Fare ulteriore debito rischierebbe di peggiorare i conti pubblici. Per questo i privati possono e devono giocare un ruolo centrale come giustamente proposto dall’Italia con il ministro Giorgetti. A livello europeo serve strategia, non slogan. Questi investimenti avrebbero anche la possibilità di creare un indotto notevole che potrebbe beneficiare anche le nostre Piccole e Medie Imprese, ecco perché non si può avere fretta rischiando di sbagliare. Necessario coinvolgere tutte le parti per incanalare gli investimenti che possano generare anche quell’effetto nel tessuto produttivo italiano che potrebbe beneficiare imprese e lavoratori”. 

Per Dreosto, la Difesa italiana non deve avere a che fare con il riarmo. E proprio il nome del piano della presidente della Commissione von der Leyen finisce nel mirino del senatore: “Il nome ReArmEU è sbagliato. Difesa non sono solo proiettili e carri armati ma anche difese non convenzionali, protezione, infrastrutture strategiche (comprese quelle energetiche) che passano ad esempio per il Meditarraneo. Difesa vuol dire anche cybersicurezza e una maggiore sicurezza per i nostri cittadini. Serve ampliare il concetto e non restringerlo”.

Dall’altro lato della maggioranza c’è invece Forza Italia: “Le nostre idee sono chiare e convinte. Sappiamo che parlare di armi non è positivo”. Così, a Notizie.com è Roberto Bagnasco, capogruppo in commissione Difesa alla Camera per gli azzurri. “Parlare di armi e di una spesa così importante è certamente difficile, soprattutto di fronte alla necessità della gente come la sanità, la salute e le spese. Ma abbiamo sempre detto che è necessario. Per questo fin dall’inizio abbiamo sostenuto il piano RearmEurope di Ursula von der Leyen, che prevede di mobilitare 800 miliardi per rafforzare la difesa. Era il grande sogno di di Alcide De Gasperi e Silvio Berlusconi. Bisogna realizzarlo, senza indugi, siamo già in ritardo. E nel modo migliore possibile per rendere l’Europa più forte e consolidare l’alleanza atlantica con gli Usa”. 

Bagnasco (FI): “Non è bello parlare di armi, ma è realistico”

A rendere necessario l’investimento, il fatto che gli Usa potrebbero non essere più disposti a difendere l’Europa: “Per anni abbiamo pensato di poter usufruire del cappello degli Stati Uniti”, continua Bagnasco. “Così è stato per tanti anni, ora non vogliono più fornircelo. Questo è giusto da un certo punto di vista, ma ora è giusto che l’Europa si assuma le proprie responsabilità. E non per mettere in atto una politica di potenza, ma solo ed esclusivamente una di difesa e deterrenza”. 

Ma cosa prevede davvero RearmEurope? “Il nome è stato criticato. Parlare di armi non è bello ma è realistico. Però il piano è più complesso – conclude Bagnasco – guarda alle armi, alla cybersicurezza, all’Intelligenza Artificiale: tutte cose decisive per la nostra difesa, per dare all’Europa la possibilità di essere autosufficiente. E difendersi non solo dalla Russia, ma anche da altre potenze”.

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