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Esteri

“Ordinerò di uccidere i tossicodipendenti”: perché la Cpi ha arrestato l’ex presidente filippino Rodrigo Duterte

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Giovanna Sorrentino

La Corte penale internazionale accusa l’ex presidente filippino Rodrigo Duterte di crimini contro l’umanità e per questo l’Interpol lo ha arrestato oggi, martedì 11 marzo. 

“Ordinerò di uccidere i tossicodipendenti”: perché la Cpi ha arrestato l’ex presidente filippino Rodrigo Duterte (Ansa Foto) – notizie.com

Rodrigo Duterte era arrivato da Hong Kong all’aeroporto internazionale di Manila quando gli è stato notificato l’arresto. Ora si trova in custodia per fatti che risalgono ai tempi della sua sanguinosa campagna contro le droghe illegali, sui quali la Cpi sta indagando dal primo dicembre 2001. In quel periodo migliaia di persone morirono: per la maggior parte erano poveri e persero la vita per mano di agenti e vigilantes, spesso anche senza alcuna prova che fossero collegati ai giri di traffico di stupefacenti.

Aveva dichiarato che sarebbe stato felice di uccidere tre milioni di tossicodipendenti. Duterte si è professato innocente rispetto alla morte di queste persone, ma la polizia stima circa 6mila uccisioni durante la campagna antidroga. Le organizzazioni internazionali invece, ne contano 12-13mila.

Quando diventerò presidente ordinerò alla polizia e ai militari di trovare queste persone e ucciderle”, aveva dichiarato Duterte in campagna elettorale il 16 marzo 2016, quando era candidato alla presidenza. E ancora: “Se conoscete tossicodipendenti, uccideteli voi stessi, perché farli uccidere dai loro genitori sarebbe troppo doloroso”. 

Duterte ritirò le Filippine dallo Statuto di Roma, ma la Cpi ha potuto ugualmente procedere

Duterte, 79 anni, ha ritirato le Filippine dallo Statuto di Roma nel 2019 e per questo gli attivisti per i diritti umani lo avevano accusato di voler sfuggire alle responsabilità per gli omicidi commessi. Aveva tentato di sospendere le indagini, sostenendo che le autorità filippine stavano già esaminando le accuse e che la Corte non aveva giurisdizione né sulle uccisioni di quel periodo, né su quelle risalenti a quando era sindaco di Davao. Ma la Cpi ha potuto ugualmente procedere perché i reati erano precedenti all’uscita delle Filippine dallo Statuto di Roma.

A luglio 2023 i giudici d’appello della Cpi avevano dato il via libera per riprendere le indagin,  respingendo le obiezioni dell’amministrazione Duterte. La Corte infatti, può intervenire quando i Paesi non vogliono o non sono in grado di perseguire i sospettati dei reati riconosciuti a livello mondiale come il genocidio, i crimini di guerra e contro l’umanità.

Il presidente Ferdinand Marcos Jr, suo successore, non è rientrato nuovamente nello Statuto di Roma. Ma ha deciso di collaborare se i giudici avessero richiesto alla polizia internazionale di arrestare Duterte con il Red Notice.

Duterte ritirò le Filippine dallo Statuto di Roma, ma la Cpi ha potuto ugualmente procedere (Ansa Foto) – notizie.com

L’ex presidente e il suo gruppo sono in buone condizioni di salute e sono controllati dai medici del governo”, ha fatto sapere il governo filippino, che ha anche annunciato il suo arresto con una nota ufficiale. Non si sa ancora però, dove l’abbiano portato. La scorsa domenica, parlando ai lavoratori filippini all’estero, Duterte aveva nuovamente criticato l’indagine, definendo i giudici della Cpi “figli di pu***na”. 

Quando gli è stato notificato l’arresto, avvocati e assistenti dell’ex presidente hanno protestato a gran voce scatenando un putiferio in aeroporto. Secondo la loro versione, la polizia avrebbe loro impedito di avvicinarsi a Duterte. “Questa è una violazione del suo diritto costituzionale”, ha dichiarato ai giornalisti il senatore Bong Go, alleato di Rodrigo Duterte. Fuori dall’aeroporto si sono anche riuniti alcuni supporter dell’ex presidente, per protestare contro il suo arresto.

La reazione dello zio di Kian, adolescente vittima di Duterte

Questo è un giorno importante per la giustizia”ha dichiarato all’Associated Press Randy Delos Santos, zio di un adolescente ucciso dalla polizia durante un’operazione antidroga a Manila nel 2017. “Ci auguriamo che anche i massimi funzionasi di polizia e le centinaia di agenti coinvolti negli omicidi illegali, vengano arrestati e puniti”. 

Suo nipote si chiamava Kian Delos Santos. Per i tre agenti che lo uccisero è arrivata una condanna nel 2018 per omicidio di alto profilo, che aveva spinto Duterte a sospendere temporaneamente la sua repressione. Finora sono almeno tre le condanne contro le forze dell’ordine coinvolte nella campagna antidroga. Le famiglie delle vittime si sono rivolte alla Cpi per il timore di non veder condannati nelle Filippine i responsabili dei crimini.

Negli ultimi mesi proprio la Corte penale internazionale ha emesso mandati di cattura anche nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

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Giovanna Sorrentino