Quattro ore di interrogatorio ed una nuova accusa: stalking. L’imprenditrice di Pompei Maria Rosaria Boccia è stata sentita ieri dalla Procura della Repubblica dii Roma.
Il caso, il cosiddetto Boccia – gate, è noto. La donna è indagata per violenza o minaccia a corpo politico e lesioni ai danni dell’ex Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’inchiesta è nata proprio da un esposto presentato da Sangiuliano.
Si è trattato di un interrogatorio fiume, dalle 14 alle 19, quello davanti al pm Giuseppe Cascini. Boccia a settembre scorso è stata anche oggetto di perquisizioni da parte dei carabinieri. I militari le hanno sequestrato il cellulare, un pc e gli occhiali smart utilizzati per fare filmati all’interno della Camera dei Deputati. “Ha risposto alle domande e circostanziato le risposte che abbiamo dato”, ha detto al termine dell’interrogatorio il legale della donna. Quest’ultima, invece, non ha rilasciato dichiarazioni.
Poco dopo è emerso che i pm avevano riqualificato il reato di violenza o minacce a corpo politico in stalking. Resta il reato di lesioni a cui si aggiungono le accuse di interferenze illecite nella vita privata e diffamazione. Contestate anche false dichiarazioni nel curriculum redatto per l’organizzazione di eventi. Affrontata in Procura a piazzale Clodio anche la vicenda della ferita alla testa riportata dal Ministro. Maria Rosaria Boccia avrebbe negato le accuse affermando che il taglio sulla fronte sarebbe stato dovuto ad una caduta.
L’analisi dei dispositivi dell’imprenditrice è durata sei mesi
Per l’interrogatorio gli inquirenti hanno voluto attendere l’analisi approfondita dei dispositivi che erano nella disponibilità dell’imprenditrice. Un lavoro che ha richiesto sei mesi. Il procedimento era stato avviato dopo l’esposto di Sangiuliano. L’ex Ministro ha denunciato Boccia dopo il caso esploso questa estate intorno alla mancata nomina dell’imprenditrice a consigliera del Ministero della Cultura.
Un terremoto politico e mediatico che di fatto è costato la poltrona a Gennaro Sangiuliano, finito anch’egli sotto indagine per le accuse di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio. L’ex Ministro con un passato da giornalista è stato già ascoltato dai pm di Roma. L’esposto presentato contro l’imprenditrice contiene una dozzina di pagine. Nel dossier l’ex Ministro ha ricostruito le varie fasi del rapporto avuto con la donna, conosciuta nel maggio del 2024.
Sangiuliano ha fornito agli inquirenti anche una serie di documenti tra cui alcuni post pubblicati da Boccia sul suo profilo Instagram. Al momento sono due i capi di imputazione che i magistrati contestano alla donna. Per quanto riguarda l’accusa di violenza e minacce a corpo politico, l’indagata ha esercitato minacce idonee a compromettere la figura politica e istituzionale di Sangiuliano in modo da turbare l’attività e ottenere il conferimento della nomina a consulente per i Grandi eventi, incarico di diretta collaborazione del Ministro.
Il caso di Sanremo e la ferita alla testa
Tra le iniziative elencate anche la pubblicazione senza consenso, di foto private nonché immagini oggetto di manipolazione che la ritraevano all’interno del Ministero e la divulgazione progressiva e in modo frammentario ai media e sui social di notizie attinenti alla sua relazione con il Sangiuliano, ai suoi rapporti con il Ministero e all’accesso a documenti di informazioni riservate del Ministero, ogni volta alludendo la disponibilità di altre notizie compromettenti per il Ministro.
Il reato di di lesioni aggravate è legato a quanto avvenuto a Sanremo la notte tra il 16 e il 17 luglio quando Boccia, secondo la denuncia, avrebbe colpito Sangiuliano ferendolo alla testa. Una ferita poi immortalata dallo stesso ex Ministro in una foto. “Maria Rosaria Boccia ha circostanziato le proprie affermazioni con l’ausilio di chat, file audio e documenti, illustrati con dovizia di particolari mediante una corposa memoria. – ha spiegato l’avvocato Francesco Di Deco, difensore dell’imprenditrice – Nonostante venisse spesso additata dalla stampa di trincerarsi dietro a ‘non posso rispondere perché c’è un’indagine in corso’ ha dato prova di voler essere collaborativa e chiarire quanto richiestole”.