Arriva un importante aggiornamento sul caso del delitto Giancarlo Siani con Gaetano Iacolare, autista del commando, libero. Era in carcere dal 2001 mentre i tre killer stanno scontando l’ergastolo.
L’uomo finirà di scontare la sua pena il prossimo 28 aprile, giorno dal quale sarà praticamente libero. Intanto arrivano le parole di Paolo, fratello della vittima, che ha specificato: “Non abbiamo nessun desiderio di vendetta, il fine pena resta a noi”. Tanto che “Senza fine” è diventato un omaggio teatrale proprio a Siani.
Iacolare fu catturato nel marzo del 2001 in un casolare nella periferia di Marano e oggi ha 65 anni. Nei tre gradi di giudizio era stato stabilito che proprio Iacolare era alla guida dell’automobile del commando che tese un agguato mortale a Giancarlo Siani, giovane cronista del Mattino che aveva rivelato i legami tra i Nuvoletta e il boss Valentino Gionta in un suo articolo.
Inizialmente Iacolare, che era l’autista dell’attento, era stato assoluto, ma dopo i primo grado fu condannato a 28 anni di reclusione. Una differenza netta rispetto a Ciro Cappuccio, Luigi Baccante e Armando Del Core che invece erano stati condannati all’ergastolo e che dopo il 28 aprile continueranno a rimanere in carcere per scontare la loro condanna a vita.
Iacolare libero: come è diventato?
Gaetano Iacolare si è sempre dichiarato innocente, durante tutto il processo, e sostenendo di essere stato condannato solamente perché era l’unico con la patente di guida tra i membri del clan coinvolti nell’omicidio di Giancarlo Siani.
L’uomo, cresciuto a Marano, è sempre stato legato ai Nuvoletta, una famiglia camorristica alleata storica dei Corleonesi di Totò Riina. Sebbene non fosse di certo al vertice dell’organizzazione era considerato da tutti un uomo di fiducia dei boss.
Il carcere ha cambiato volto a Iacolare che dicono sia un uomo diverso, viene descritto come pacato e riflessivo, si è avvicinato moltissimo alla fede cristiana ed è diventato vegetariano.
L’omicidio di Giancarlo Siani
Giancarlo Siani fu ucciso il 23 settembre del 1985, quando tornato a casa, a bordo della sua Citroen Mehari, veniva colpito a fuoco dai sicari appostati fuori dalla sua abitazione. Fu colpito alla testa da dieci colpi di Beretta calibro 7.65 in via Vincenzo Romaniello nel quartiere napoletano di Arenella. A ordinare il suo omicidio fu il boss Angelo Nuvoletta per volontà di Totò Riina capo di Cosa Nostra.
Al centro dell’episodio violento c’era un articolo del 10 giugno del 1985 in cui Siani specificava che l’arresto del boss oplontino Valentino Gionti era stato possibile per l’arrivo di una soffiata degli storici alleati Nuvoletta che in cambio di una tregua con i casalesi lo tradirono.
Già in precedenza Siani aveva redatto delle inchieste molto interessanti sulla camorra che puntavano a far uscire fatti e a creare dibattito nell’opinione pubblica. Siani è considerato un eroe italiano, a lui sono state intitolate infatti diverse scuole e strade in giro per il nostro paese e spesso viene preso in considerazione come segno di integrità morale e come leggenda all’interno del mondo del giornalismo italiano per il coraggio dimostrato nel voler rivelare fatti che poi hanno causato la sua morte.