Il manifesto di Ventotene “non è la mia Europa”. Queste parole di Giorgia Meloni hanno scatenato minuti di caos alla Camera dei deputati oggi, mercoledì 19 marzo.
“Questa non è la mia Europa”: forti e chiare le parole della premier Giorgia Meloni che hanno reso la situazione incandescente alla Camera dei deputati. Nel mirino, il manifesto simbolo dell’Europa, quello di Ventotene, rispetto al quale “non mi è chiarissima neanche l’idea di Europa alla quale si fa riferimento”.
Il documento è stato citato dai manifestanti di Piazza del Popolo lo scorso sabato: “Spero che tutte queste persone in realtà non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa”. Il motivo? Alcuni passi del manifesto, che la premier ha letto davanti ai deputati: “La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”, uno di essi. “Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo Stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia”.
Le sue parole “questa non è la mia Europa”, hanno scatenato il panico da parte delle opposizioni, rendendo necessario uno stop momentaneo dei lavori per ristabilire l’ordine. Ma cos’è il manifesto di Ventotene di cui ha parlato Giorgia Meloni?
Cos’è il manifesto di Ventotene
Il suo nome originario era “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto“. Come scritto, oggi è considerato uno dei fondamenti dell’Unione europea, simbolo anche di libertà, dal momento che venne diffuso in segreto durante il periodo fascista da alcune donne che riuscirono a portarlo dall’isola di Ventotene a Roma e Milano negli ambienti dell’opposizione.
Il suo testo definitivo è stato scritto da alcuni giornalisti viennesi. Ma i padri di questo importante documento sono Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, che lo scrissero durante la reclusione sull’isola nel 1941, dove venivano confinato gli oppositori al regime fascista nel 1941.
Alla base di questo progetto, oggi noto come Manifesto di Ventotene, c’era il sogno della creazione degli Stati Uniti d’Europa sull’esempio statunitense. E come unica salvezza per la civiltà del Vecchio Continente. Proprio a Ventotene tra il 1941 e il 1943 vennero confinati molti antifascisti, tra cui Sandro Pertini, Pietro Secchia, Colorni, Rossi e Spinelli.
Tra le idee del Manifesto di Ventotene, c’era anche la creazione di una forza politica esterna ai partiti tradizionali, legati alla lotta politica delle singole Nazioni: il Movimento Federalista Europeo.
Perché la premier Giorgia Meloni ha criticato il Manifesto di Ventotene
La premier Giorgia Meloni ha criticato l’idea che il metodo democratico fosse un “peso morto” nella crisi rivoluzionaria. E il fatto che nel Manifesto di Ventotene si faccia riferimento alla “dittatura” del partito rivoluzionario, sulla base della quale dovrebbe nascere un nuovo Stato democratico.
Ma in Aula non si è parlato solo di Ventotene. Rispondendo ai deputati dell’opposizione, Meloni ha attaccato il Movimento 5 Stelle: “Non ho tempo per la vostra lotta nel fango”, ha dichiarato, accusando Giuseppe Conte di aver aumentato la spesa militare durante il suo governo: “Gli italiani valuteranno come comportarsi e la discrasia che esiste tra le posizioni che tenete all’opposizione e le scelte che fate al governo”.
L’accusa verso i pentastellati è quella di incoerenza: mentre infatti, Fratelli d’Italia non ha mai cambiato idea nel passaggio dall’opposizione al governo, il M5S sì. “Quando Conte esce dal governo” la spesa militare era “all’1,41% del Pil: il più alto aumento di percentuale di spese. Prendo atto che lo avete fatto senza condividerlo, ma lo avete fatto nel 2020, quando c’era il Covid e non c’era una guerra”.
Tra gli argomenti, anche i dazi di Donald Trump: “Non si può mettere in atto una guerra” contro gli Usa, ha dichiarato, ribadendo la posizione del governo, già spiegata ieri in Senato: le tasse sui prodotti commerciali non gioverà a nessuno, Italia inclusa.
RearmEurope divide la maggioranza
Meloni ha poi definito il presidente Usa un “leader forte”, in grado di garantire una pace giusta e duratura per l’Ucraina. E ha aggiunto che la sua mediazione tra Ucraina e Russia è stata il “primo vero spiraglio di pace”, anche alla luce dell’ipotesi del cessate il fuoco parziale sulle infrastrutture energetiche.
Ferma è anche la posizione dell’esecutivo italiano sul piano di difesa europea voluto dalla presidente Ursula von der Leyen. Nel prossimo Consiglio Ue la premier chiederà cosa intenda la numero uno della Commissione europea per “rearm”, cosa vorrà dire spendere in difesa, come verranno spesi i fondi. E da dove arriveranno. Se sia quindi, solo un aumento di spesa nel settore o un più ampio concetto di investimenti per l’Europa.
Proprio sul riarmo, la maggioranza è divisa. La Lega è contraria al piano von der Leyen, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia sono a favore, anche se vogliono saperne di più. Nel corso del discorso, Meloni ha aggiornato i deputati anche l’ipotesi del cessate il fuoco parziale sulle infrastrutture energetiche dell’Ucraina. Lo ha definito il “primo spiraglio” verso la pace.