La Guinea-Bissau è uno dei Paesi più poveri, instabili e meno sviluppati dell’Africa occidentale.
Il settore della pesca rappresenta il 3% circa del suo Prodotto interno lordo (Pil). Negli ultimi anni, però, il Paese, anche a causa della sua instabilità geopolitica, non è riuscito a sfruttare appieno le sue risorse.
Carenza di mezzi, ma anche sostanziale impossibilità ad esportare all’estero, visto che in Europa, ad esempio, vigono regole stringenti sulla filiera e sugli standard sanitari. Risorse che restano preziose, tanto che l’Europa ha attivato da qualche anno un protocollo, aggiornato proprio in queste ore, dal duplice obiettivo. L’Ue garantisce ai propri pescherecci l’accesso alle acque del Paese. E, allo stesso tempo, assicura alla Guinea-Bisssau 85 milioni di euro in cinque anni per sviluppare il proprio settore.
Il provvedimento è passato al vaglio della Commissione Pech (Pesca). L’accordo multispecie riguarda tonni, cefalopodi, gamberetti, specie demersali e piccoli pesci pelagici. Le imbarcazioni di Spagna, Portogallo, Italia, Grecia e Francia potranno pescare nelle acque della Guinea-Bissau fino al 2029. Anche gli equipaggi italiani, quindi, potranno pescare 3.500 tonnellate di stazza lorda di cefalopodi (calamari, polpi, seppie e tonni, ad esempio) e 3.700 tonnellate di gamberi all’anno fino al 2029.
L’accordo garantisce l’accesso alle acque della Guinea-Bissau a 28 tonniere congelatrici con reti a circuizione e a palangari e a 13 tonniere con lenze e canne per specie altamente migratorie. Il contributo dell’Ue è stimato in 17 milioni di euro all’anno, con 4,5 milioni di euro accantonati annualmente per promuovere la gestione sostenibile della pesca, le capacità di controllo e sorveglianza della Guinea-Bissau e per supportare le comunità di pescatori locali.
Oltre al contributo dell’Ue, gli armatori pagheranno le licenze e le tasse di cattura all’amministrazione della Guinea-Bissau per essere autorizzati a pescare. La combinazione del contributo europeo e delle tasse pagate dagli operatori porta l’importo totale stimato a oltre 100 milioni di euro per il periodo di cinque anni.
Nella risoluzione i deputati hanno invitato l’Europa ad affrontare la questione della trasparenza nel settore della pesca della Guinea-Bissau. I problemi derivano, ad esempio, da bandiere di comodo, cambi di bandiera e strutture aziendali complesse. L’accordo con la Guinea-Bissau è il secondo accordo di partenariato per la pesca più importante con un Paese non Ue. È anche uno dei soli tre accordi che consentono l’accesso alla pesca mista. Gli altri riguardano il Marocco e la Mauritania.
Dalla firma del precedente protocollo il paese è sceso di 2 posizioni ed è al 179esimo posto su 193 nell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. Le risorse naturali nazionali sono sempre state il pilastro dell’economia della Guinea-Bissau. Il contributo dell’agricoltura al Pil nazionale e alle esportazioni è rispettivamente del 56% e del 90% e si basa su un’unica coltura: gli anacardi. Una delle principali sfide che il Paese deve affrontare è diversificare la produzione.
L’ampia piattaforma continentale della Guinea-Bissau, alimentata dai fiumi, e l’innalzamento stagionale delle correnti oceaniche aiutano a garantire ricchi stock di specie ittiche sia costiere sia oceaniche. I principali stock di valore commerciale includono specie demersali, piccole specie pelagiche, grandi specie pelagiche migratorie, crostacei e cefalopodi. La pesca artigianale, compresa quella di sussistenza, fornisce un sostentamento a diverse migliaia di pescatori e alle loro famiglie.