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Esteri

Cos’è Readiness 2030, via libera alla difesa europea (ma senza Ungheria). L’Aeronautica italiana: “Manca l’elemento umano”

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Francesco Ferrigno

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha cambiato il nome del Piano ReArm. Verrà usato un termine meno bellicista, ovvero Readiness 2030 (Prontezza al 2030).

Cos’è Readiness 2030, via libera alla diesa europea (ma senza Ungheria). L’Aeronautica italiana: “Manca l’elemento umano” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il nome era stato criticato sia dalla premier italiana Giorgia Meloni sia dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. Le altre notizie che giungono da Bruxelles, dove si è tenuto il Consiglio europeo sulla necessità di una difesa comune, riguardano “l’incrollabile” sostegno all’Ucraina, nella guerra di aggressione russa. Sostegno approvato, però, da 26 Paesi su 27. A sfilarsi è stata ancora una volta l’Ungheria.

La base della discussione – ha detto von der Leyen – è stata la presentazione del Libro bianco sulla difesa che ha un nome che dice tutto, Readiness 2030. È un ambito più ampio. Non c’è solo il finanziamento. Ci sono anche le priorità, l’infrastruttura, la mobilità militare, le lacune di capacità, dai missili ai droni all’artiglieria e altri elementi. E c’è anche la guerra elettronica moderna. È un ambito molto più ampio, l’approccio che stiamo adottando”.

Le conclusioni senza l’adesione del premier ungherese Viktor Orban

I leader europei, comunque, non sono andati oltre il sostegno di 26 Stati per ribadire il “continuo e incrollabile” sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina nell’ambito dei confini riconosciuti a livello internazionale. Il capitolo del testo delle conclusioni del Consiglio europeo è stato adottato per la seconda volta consecutive in una riunione di alto livello Ue senza l’adesione del premier ungherese Viktor Orban.

L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la sicurezza comune Kaja Kallas ha fatto sapere di essere a lavoro su un piano di 5 miliardi. Lo scopo è coprire il fabbisogno di munizioni di Kiev. Un piano più realistico di quello da 20 miliardi basato su contributi misurati sul Pil di ciascuno Stato Ue proposto inizialmente. Nell’idea originaria il sostegno doveva essere garantito dagli Stati con una quota calcolata in base al loro Pil.

Una dura critica sul Piano di riarmo, intanto, è provenuta proprio dall’Italia dal Sindacato dell’Aeronautica militare (Siam). “Stiamo assistendo – ha scritto in una nota il Siam – ad un’emorragia naturale di personale senza ricambio. Una perdita alla quale bisogna rispondere con strategie di immediata applicazione, per evitare di essere travolti dallo tsunami del turnover. Nei prossimi cinque anni, l’Aeronautica militare perderà oltre 11.500 militari per il naturale raggiungimento dei limiti di età”.

Il Siam: “Il riarmo si concentra sui soli strumenti”

Si tratta di un ricambio fisiologico che, però, non trova un adeguato equilibrio nelle politiche di arruolamento. I numeri delle nuove assunzioni ben al di sotto delle esigenze operative e con concorsi sempre meno appetibili per le nuove generazioni. La carenza strutturale rischia di mettere in ginocchio interi settori strategici, primo fra tutti quello legato alla manutenzione degli aeromobili dove la complessità tecnologica dei velivoli di ultima generazione impone personale altamente qualificato e costantemente aggiornato.

Il Siam: “Il riarmo si concentra sui soli strumenti” (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il rischio, secondo il Siam, è che potremmo trovarci con una flotta aerea moderna, ma senza personale specializzato in numero adeguato per mantenerla operativa. “È il paradosso di un riarmo – hanno concluso dal sindacato – che si concentra, è vero, sugli strumenti. Ma che, nei fatti, ignora proprio quegli uomini e quelle donne che dovrebbero renderli efficaci”.

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Francesco Ferrigno