La promessa di un lavoro dignitoso e di una vita migliore. Poi, il viaggio attraverso la Nigeria, il Niger e la Libia fino all’Italia dove erano costrette a prostituirsi.
È l’incubo cui si sono trovati di fronte gli agenti della polizia di stato e l’Antimafia che hanno arrestato sei membri dell’associazione criminale di tipo mafioso denominata Maphite. Si tratta di una gang costituita da soggetti nigeriani e presente in Italia e in diversi stati europei.
Il gruppo criminale è dedito alla tratta di esseri umani, al favoreggiamento dell’ingresso clandestino nel territorio italiano, allo sfruttamento della prostituzione, all’estorsione ed al riciclaggio di denaro. Le indagini sono state portate vanti dal Servizio centrale operativo, dalle Sisco di Roma e Brescia e dal Servizio per la cooperazione di polizia e il reparto prevenzione crimine. L’inchiesta è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma.
Olivandese (Sco): “Contrasto alle mafie etniche”
“Il gruppo criminale è di matrice nigeriana. – ha dichiarato Andrea Olivadese dello Sco della polizia di stato – L’operazione si inserisce in una più ampia progettualità tesa al contrasto delle mafie etniche”. Più volte negli ultimi anni sono stati indagati cittadini nigeriani dediti perlopiù al traffico di stupefacenti in diverse zone d’Italia.
I sei presunti membri dei Maphite sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata alla tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, sequestro di persona, estorsione e procurato aborto. Alcuni dei citati reati sono aggravati dal metodo mafioso e dalla transnazionalità. L’operazione si è svolta contemporaneamente a Roma, Brescia e sul territorio islandese. Qui alcuni degli arrestati si erano trasferiti da qualche tempo.
Le indagini hanno visto anche le dichiarazioni di una giovane e coraggiosa vittima che è riuscita a ribellarsi dalla rete dei suoi sfruttatori. Questi l’avevano indotta ad arrivare in Italia con la speranza di trovare un dignitoso lavoro. Nel corso delle indagini sono state individuate ulteriori vittime, anche minorenni. Ignare del loro futuro, hanno affrontato un lungo viaggio, denso di violenze fisiche, psicologiche e sessuali. Hanno attraversato la Nigeria, il Niger e la Libia, da dove sono poi partite via mare, su un’imbarcazione di fortuna. Hanno quindi raggiunto Pozzallo, in provincia di Reggio Calabria.
Costrizioni fisiche e psicologiche per indurre le donne a prostituirsi
Sempre attraverso le maglie dell’organizzazione, appena arrivate a Roma, alcuni componenti dei Maphite hanno posto in essere azioni violente. Costrizioni fisiche e psicologiche per indurre le donne a prostituirsi. Nelle fasi iniziali le giovani donne, quando si rifiutavano, venivano rinchiuse in casa, private del cibo. E veniva loro precluso qualsiasi contatto con i familiari in Nigeria.
In un caso, una giovane ragazza, arrivata in Italia in stato di gravidanza, è stata costretta ad assumere pericolosi farmaci per l’interruzione di gravidanza tanto da rischiare la morte. Al solo fine di farle esercitare l’attività di prostituzione. L’attività di indagine ha anche accertato che i sodali hanno posto in essere condotte tipicamente mafiose. Condotte violente e intimidatorie che hanno interessato anche i familiari in Nigeria. L’obiettivo era estorcere ingenti somme di denaro, quali “spese del viaggio” per giungere in Italia.