Somme percepite in eccesso tramite la NASpI: ora l’INPS batte cassa e chiede ai disoccupati di restituire subito i soldi non giustificati.
Non è raro che il beneficiario dell’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS, istituita per sostenere i lavoratori che hanno perso involontariamente il loro impiego, debba restituire all’istituto i soldi incassati. Succede per esempio quando l’interessato non ha comunicato tempestivamente variazioni della propria situazione lavorativa o reddituale. Ovvero, novità che lo escludono dal diritto alla prestazione.
E può anche capitare, pure se è più raro, che siano arrivati soldi non spettanti per errori amministrativi da parte dell’istituto stesso. Succede quindi che l’INPS calcoli male l’importo spettante e, dopo un controllo, batta cassa, pretendendo la restituzione dei soldi versati in più.
L’altra fattispecie è quella dell’incompatibilità con altre prestazioni sociali. Se il disoccupato che incassa la NASpI percepisce o ha percepito contemporaneamente altre indennità non cumulabili con l’indennità di base, potrebbe dover restituire parte dei soldi ottenuti.
La NASpI va dunque restituita parzialmente o totalmente laddove l’istituto di previdenza sociale abbia accertato un pagamento errato o ingiustificato. E, il più delle volte, conta il mancato rispetto dei requisiti previsti dalla legge. Ma non è escluso che possa anche essere corrisposta a persone che non ne hanno mai avuto diritto.
L’INPS attacca i disoccupati: richiesta di restituzione della NASpI
Inoltre, in passato, ci sono stati dei periodi in cui la riduzione progressiva dell’indennità è stata sospesa per decisioni normative (com’è per esempio successo durante la pandemia, per sostenere i lavoratori in difficoltà). Ma la regola dell’indennità prevede che dalla quarta mensilità di percezione, l’indennità dovrebbe ridursi del 3% ogni mese. E visto che in alcuni casi questa regola potrebbe non essere stata applicata, l’istituto può richiedere al beneficiario di restituire le somme percepite in eccesso.
Gli abusi e le truffe ai danni dello Stato sono comunque frequenti, ed è per questo che il Governo è intervenuto di recente per ordinare il sistema di elargizione dell’indennità. La regola è che chi ha incassato oltre o più del dovuto debba dare indietro tutto ciò che non gli spettava. L’esecutivo ha modificato i requisiti base per l’accesso alla prestazione proprio per evitare che lavoratori si dimettano volontariamente per poi accedere alla NASpI tramite un breve periodo di lavoro successivo.
Dunque, da quest’anno, chi si dimette volontariamente da un lavoro e successivamente perde involontariamente il nuovo impiego deve aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione presso il nuovo datore di lavoro. Altrimenti non può scattare l’accesso alla NASpI.
Se l’INPS ha versato al disoccupato un importo non dovuto, partirà una procedura per il recupero dei soldi. Prima tramite avvisi bonari, poi con ingiunzioni. Il percettore potrà comunque chiedere una rateizzazione qualora l’importo dovuto fosse troppo alto rispetto alle proprie possibilità economiche. L’istituto parte sempre da una richiesta di rimborso tramite comunicazione ufficiale. Ed è per questo che i beneficiari dovrebbero sempre controllare la loro posizione tramite il portale MyINPS. Inoltre l’INPS può recuperare la NASpI non dovuta con la compensazione. Una pratica attraverso cui può ridurre o bloccare altre somme da versare allo stesso soggetto.