“Colpo di scena” nella Sanità mondiale: messo a punto un nuovo antibiotico dopo 30 anni di ricerche. La speranza di poter affrontare con fiducia l’antibiotico-resistenza.
Sulla rivista Nature è stata pubblicata la scoperta arrivata da un cortile di Hamilton, in Canada, e messa a punto dagli esperti della McMaster University. Alla guida del gruppo Gerry Wright. Una novità molto interessante in un settore che da anni non vedeva aggiornamenti se non nei perfezionamenti di molecole già presenti.
Wright ha specificato che la nuova molecola, la lariocidina, è un peptide che potrebbe andare a sfidare i batteri più resistenti del mondo. Sarebbe insomma in grado di colpirli in maniera differente in base alla loro composizione. Il suo principio d’azione la porta ad attaccare gli agenti infettivi riuscendo a inibirne le capacità di crescere e sopravvivere.
Si tratta di una scoperta che potrebbe cambiare davvero la medicina andando a contrastare quei batteri che sono considerati antibiotico resistenti. “Ogni anno muoiono 4.5 milioni di persone circa a causa di infezioni di questo tipo e la situazione non poteva che peggiorare”, ha spiegato lo stesso Wright.
Fabrizio Pregliasco ha commentato a Notizie.com la scoperta della Iariocidina e che ruolo potrà svolgere nel mondo della medicina, anche se servirà pazienza per averla ufficialmente nelle farmacie a disposizione della popolazione. “Questo antibiotico deve essere ancora studiato a livello clinico, ma è interessante la modalità di lavoro da cui deriva. Il problema degli antibiotici è che da diversi anni escono solo variazioni di uno stesso principio attivo“, ha spiegato il professore.
Pregliasco ha sottolineato: “La Iariocidina è stata prodotta da un batterio presene nel suolo, il Paenibacillus, ed ha un nuovo meccanismo d’azione che blocca la replicazione di altri batteri. Seppur purificato, è un batterio che va a lottare con altri microrganismi, in questo caso del suolo assolutamente non patogeni, aggredendo, attraverso il suo peptide, i meccanismi della sintesi proteica di replicazione. È molto interessante, ma servirà produrne un po’ per fare degli studi clinici. Questo tipo di meccanismo dovrebbe essere meno sensibile all’antibiotico resistenza”.
Quando si parla del tempo che ci verrà per produrre questo antibiotico, ha spiegato: “Ci vogliono anni per arrivare al suo utilizzo. È un messaggio positivo per gli sforzi fatti in una fase in cui non emergono nuove molecole e nuovi meccanismi d’azione per aggredire in modo diverso i batteri. Si apre uno spiraglio positivo e ancora tutto da realizzare. Gli studi clinici evidenziano possibilità di effetti collaterali, in merito alla stabilità della molecola”.
Tutte operazioni necessarie affinché si arrivi a un risultato finale ottimale per le persone che poi ne usufruiranno. “C’è un percorso lungo da fare, se con un’emergenza come quella del vaccino del Covid le pratihe burocratiche sono state velocizzate, quando non siamo in crisi servono almeno 4-6 anni. Non hanno ancora la molecola nelle quantità standardizzate per provarla negli studi clinici”, ha concluso Fabrizio Pregliasco.