C’è una nazionale di calcio che non può partecipare ai sorteggi. Non può partecipare ai tornei internazionali. E, soprattutto, non può tornare a casa.
Può sembrare incredibile, ma è la triste realtà. Le calciatrici della nazionale femminile dell’Afghanistan vivono in esilio da ormai quattro anni. Nel silenzio più totale, anche da parte di chi dovrebbe tutelare il gioco più bello del mondo in tutte le sue forme.
Stando quanto denunciato in queste ore dall’organizzazione internazionale Human Rights Watch, la Fifa, la Federazione internazionale del calcio, sarebbe immobile davanti al fatto che la nazionale afghana non parteciperà al sorteggio per le qualificazioni della Coppa d’Asia 2026, valevoli anche per la Coppa del Mondo del 2027. Ma perché le atlete non possono fare ritorno nel proprio Paese e non possono rappresentarlo sul campo?
La risposta sta nel fatto che il governo talebano, nuovamente al potere in Afghanistan dal 2021, ha vietato gli sport femminili. Per partecipare alle competizioni internazionali, secondo le attuali normative Fifa richiedono che una squadra riceva il riconoscimento dalla Federazione calcistica del proprio Paese. Ma la Federazione afghana è controllata dai talebani che hanno vietato alle donne di praticare sport. Una condizione che si era già venuta a creare nel 2023, e che si sta ripetendo anche quest’anno.
“Sebbene la squadra nazionale femminile afghana sia sfuggita ai talebani nel 2021, l’ombra della discriminazione di genere continua a seguirle oltre i confini. Negando loro il loro legittimo posto sulla scena internazionale. – ha affermato Samira Hamidi, attivista per l’Asia meridionale presso Amnesty International – Amnesty, insieme alle Nazioni Unite, Human Rights Watch e altre organizzazioni, hanno chiesto che la persecuzione di genere dei talebani venga indagata come crimini contro l’umanità”.
Al momento decine di calciatrici afghane si trovano in Australia, Portogallo, Albania, Regno Unito e Stati Uniti. In risposta a una lettera della Sport & Rights Alliance che richiedeva un intervento, la Fifa ha fatto sapere che è stato elaborato un piano per offrire “opportunità calcistiche alle donne afghane sia all’interno sia all’esterno del Paese”. Ma non ha specificato se intende riconoscere ufficialmente la nazionale afghana.
“Per queste atlete, il calcio non è solo una passione, ma anche un atto di resistenza contro i talebani, un atto di solidarietà nei confronti delle loro sorelle che vivono ancora in Afghanistan. – ha affermato Fereshta Abbasi, ricercatrice per l’Asia presso Human Rights Watch – Il riconoscimento e il supporto della Fifa alla squadra sarebbero una potente dichiarazione che i diritti delle donne afghane non possono essere cancellati“.
Un precedente c’è già. Il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha riconosciuto un Comitato Olimpico afghano in esilio per le Olimpiadi di Parigi del 2024, consentendo alle atlete afghane di competere nonostante le restrizioni dei talebani.