Uno Stato membro dell’Unione europea può designare un Paese come “sicuro”, ma i giudici devono sempre esaminare gli eventuali ricorsi.
A specificarlo è l’avvocato generale della Corte di giustizia Ue Richard de la Tour. È l’ennesima puntata della vicenda riguarda il protocollo tra Italia e Albania per la gestione dei migranti. A mettere la parola fine al caso sarà proprio la Corte di giustizia, la cui sentenza definitiva è attesa a stretto giro.
Il parere dell’avvocato generale è giunto proprio mentre i centri in Albania realizzati dall’Italia attendono 40 stranieri irregolari per il successivo trasferimento nei Paesi d’origine. Di fatto, dopo lo scontro tra governo e giudici italiani sulle strutture, le stesse sono state temporaneamente trasformate in Cpr, ovvero Centri per il rimpatrio. Ma è in generale l’Albania che continua ad essere al centro delle politiche (anche industriali italiane).
Ue all’Italia: “Dettagli sulla sicurezza dei Paesi dei migranti in Albania”
Dopo il recente annuncio riguardante la produzione di energia “green” che raggiungerà poi il nostro Paese via mare, Fincantieri ha fatto sapere di aver stipulato un accordo con una società statale albanese. L’obiettivo è promuovere lo sviluppo dell’industria cantieristica e navale nel Paese balcanico. Ma andiamo con ordine, partendo proprio da quanto ha messo nero su bianco Richard de la Tour.
“Uno Stato membro – ha scritto l’avvocato – può designare Paesi di origine sicuri mediante un atto legislativo e deve divulgare, a fini di controllo giurisdizionale, le fonti d’informazione su cui si fonda tale designazione. Tuttavia, il giudice nazionale chiamato a esaminare un ricorso avverso il rigetto di una domanda di protezione internazionale deve disporre, nell’ambito dell’esame sulla legittimità di tale atto, delle fonti di informazione che sono servite da base per tale designazione”.
Le fonti d’informazione assumono quindi un ruolo chiave. Tutte le parti interessate, in primis i giudici, devono conoscere su quali basi il governo ha designato un particolare Paese come sicuro per i migranti. È una questione non da poco. Poiché la sola designazione tramite decreto ad esempio, come accaduto nei mesi scorsi, “non può avere la conseguenza di sottrarlo ad un controllo di legittimità”.
Bisogna ricordare che la causa è partita dal ricorso di alcuni migranti trasferiti in un centro di permanenza temporanea in Albania in applicazione del protocollo Italia – Albania. L’avvocato generale si è espresso su richiesta del Tribunale di Roma. Quest’ultimo finora non ha riconosciuto la legittimità dei fermi disposti nei confronti dei migranti soccorsi nel Mediterraneo. Migranti poi trasferiti in Albania perché provenienti da Paesi che l’Italia ritiene sicuri (in particolare Egitto e Bangladesh) per l’esame delle loro domande d’asilo con procedura accelerata. Ovvero, il “reale” scopo dei centrini Albania di Shenjin e Gyader.
L’asse Italia – Albania tra migranti, energia e cantieri
La Commissione europea ha fatto sapere che “il parere dell’avvocato generale non è vincolante e dovremo attendere la sentenza della Corte”. Intanto sarà nave Libra a trasferire 40 migranti dal Cpr di Brindisi verso l’Albania. Secondo quanto si apprende, l’imbarcazione della Marina militare dovrebbe partire nella mattinata di domani con a bordo, oltre ai migranti, anche 80 persone di equipaggio. La nave, già utilizzata per i trasferimenti in passato, è già in rada di fronte al porto di Brindisi.
Infine, c’è da sottolineare il Memorandum of understanding (Mou) sottoscritto tra Fincantieri e la società Kayo. L’accordo è stato sottoscritto a Durazzo alla presenza del ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, del primo ministro dell’Albania Edi Rama, e del ministro della Difesa dell’Albania Pirro Vengu. Con il patto si intende esplorare congiuntamente le opportunità per la realizzazione e gestione di infrastrutture navali e cantieristiche, la costruzione e manutenzione di unità navali, oltre all’implementazione di iniziative di formazione tecnica e professionale.