Elezioni regionali, “è difficile trovare Zaia e De Luca del XXII secolo”. Di ora in ora: cosa sta accadendo nelle coalizioni di centrodestra e centrosinistra.
Il personalismo di Luca Zaia e Vincenzo De Luca rappresentano le due vere incognite per il futuro delle prossime elezioni regionali. Il no della Consulta al terzo mandato perché “incostituzionale”, ha messo le coalizioni di centrodestra e centrosinistra nella condizione di rimescolare le carte in tavola.
E la sfida maggiore è proprio quella di Veneto e Campania, dove il consenso dei cittadini in questi anni è stato orientato verso le figure dei due leader piuttosto che verso i partiti. “Due coalizioni politiche unite, in una situazione di continuità del sistema partitico, non dovrebbero porsi il problema di chi guida la Regione”.
A parlare con Notizie.com è Luca Verzichelli, presidente della Società italiana di Scienze Politiche e docente di Scienze politiche dell’Università di Siena. La situazione in Campania e in Veneto indica “una rappresentazione dello scenario ancora molto polarizzato del sistema partitico italiano”.
E ci si dimentica, sia a destra sia a sinistra, che “a guidare la Regione c’è chi può vincere nel modo più convincente”. In autunno si voteranno i nuovi governatori anche di Toscana, Puglia, Marche e Valle d’Aosta. E tutte entreranno nel gioco degli accordi delle coalizioni sempre più in bilico e a rischio spaccatura.
Partiamo dal centrodestra. Nelle ultime ore diventano sempre più certe le voci su un accordo quasi raggiunto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La premier, con l’obiettivo di tenere saldo il governo (specie dopo il no sul leader del Carrocco al Viminale) potrebbe decidere di cedergli il Veneto in cambio del ritiro di Gianpiero Zinzi dalle regionali in Campania.
In questo modo, a provare a scardinare il feudo di Vincenzo De Luca potrebbe pensarci Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri ed ex presidente della provincia di Salerno. Ma dare il Veneto alla Lega è una mossa “azzeccata”? La risposta è, ancora una volta, il peso del personalismo.
“La lista privata di Luca Zaia alle ultime elezioni ha conquistato oltre il 40% alle ultime elezioni. C’è una segmentazione notevole del partito personale – dichiara Verzichelli – È vero che in Veneto la Lega è ancora molto forte, ma nelle ultime elezioni Fratelli d’Italia l’ha superata nel Triveneto”.
È vero anche che il centrodestra non ha uno “Zaia del XXII secolo”. E la “colpa è della Lega, che ha dimenticato la sua caratteristica tipica. Quella della promozione dei suoi amministratori locali. Al contrario, si è preoccupata della dimensione nazionale, estremista del partito. La comunicazione politica è andata tutta nelle mani del leader, che ha dimenticato la sua missione”.
D’altro canto però, “anche Fratelli d’Italia, che è un partito nazionale, non ha una base politica così visibile in Veneto”, spiega il politologo.
Mentre il centrodestra dovrà trovare un “sostituto” a un leader forte, il centrosinistra e in particolare il Pd, dovrà proprio “affrontarli”. No a diktat, sì a dialogo: questa la linea della direzione nazionale del partito. Ma i Dem non hanno rapporti idialliaci né con Vincenzo De Luca né con Michele Emiliano, governatore della Puglia.
“Il problema del Pd sarà proprio mantenere il controllo”. Come per il Veneto, “il feudo della Campania è più personale che elettorale. E lo stesso vale per la Puglia. Emiliano non è interessato a ricandidarsi, ma anche lui ha avuto un rapporto complicato col partito – continua ancora Verzichelli – Pure in Toscana c’è una componente di tensione tra Pd ed Eugenio Giani. E il partito non avrà piena capacità di governare il processo delle candidature, perché anche all’interno del partito c’è chi mette in dubbio o non è felice della ricandidatura dell’attuale presidente”.
La partita nel centrosinistra verso le elezioni regionali si annuncia incandescente. Proprio come lo è stato nelle passate tornate elettorali. “Il Movimento 5 Stelle sta facendo valere il suo potenziale nei confronti del campo largo. Ma ce lo aspettavamo, perché nella sua versione più larga, il centrosinistra non è una vera coalizione elettorale”.
Ma cosa c’è da aspettarsi? “La morfologia è variabile tra le regioni”, commenta Luca Verzichelli. “Non escludo colpi di scena e abbandoni”, sia dal Movimento 5 Stelle che dai gruppi centristi. Punto interrogativo anche sui partiti della sinistra antagonista, “che può dare un apporto cruciale. Spesso in passato anche la mancanza di un piccolo partito estremo della sinistra, ha determinato la sconfitta della coalizione”.