“Io porto nel cuore i carcerati. Tutti noi abbiamo delle cadute nella vita. Una caduta ti può portare all’altra, al delitto, a fare una cosa brutta. Noi siamo stati salvati”.
Il rapporto tra Papa Francesco, morto ieri 21 aprile 2025 all’età di 88 anni, e i carcerati è sempre stato fortissimo. Un legame che si è fatto sentire fino ai suoi ultimi giorni di vita. Nella giornata di Giovedì Santo, il 17 aprile scorso, si è recato nel carcere di Regina Coeli a Roma dove ha incontrato 70 detenuti.
Una visita di circa 30 minuti, nel corso della quale Jorge Maria Bergoglio, ancora convalescente dopo il lungo ricovero in ospedale per una polmonite bilaterale, non ha potuto effettuare la lavanda dei piedi, così com’era stato solito fare negli ultimi anni. “Quest’anno non posso farlo, ma posso e voglio essere vicino a voi. Prego per voi e per le vostre famiglie. – aveva detto il Papa – Ogni volta che io entro in un posto come questo mi domando: perché loro e non io?”.
Il volto di Bergoglio segnato dalla sofferenza, dall’età e dalla malattia
Di lui aveva parlato padre Vittorio Trani, cappellano del carcere di Regina Coeli. Trani aveva detto di aver visto molto provato il volto di Bergoglio, segnato dalla sofferenza, dall’età e dalla malattia descrivendo quello del Papa come un gesto straordinario di vicinanza. Lo scorso 26 dicembre, invece, Papa Francesco aveva aperto la Porta Santa a Rebibbia.
A maggio del 2024 Bergoglio aveva incontrato i 592 detenuti della Casa Circondariale di Montorio a Verona. “La vita è sempre degna di essere vissuta. E c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi. – aveva detto in quell’occasione il Papa – Nei momenti peggiori, non chiudiamoci in noi stessi: parliamo a Dio del nostro dolore e aiutiamoci a vicenda a portarlo, tra compagni di cammino e con le persone buone che ci troviamo al fianco”.
La vicinanza del Papa ai carcerati risale a prima dell’inizio del suo Pontificato, cominciato nel 2013. Un aspetto che era stato sottolineato dallo stesso Santo Padre nel corso di un’intervista con Fabio Fazio a Che Tempo Che fa.
“Io porto nel cuore i carcerati, – aveva detto allora il Pontefice – ogni giovedì santo quando ero nell’altra diocesi andavo a lavare i piedi in un carcere. L’ho fatto anche da Papa, mi fanno tenerezza”.