I funerali di Papa Francesco sono terminati, per la Chiesa è tempo per l’elezione del nuovo Pontefice. Si va verso il conclave: cos’è e come funziona. Tutti gli step verso la fumata bianca.
Si chiama conclave perché deriva dal latino cum clave, cioè chiuso con la chiave. È uno dei momenti più importanti per la Chiesa cattolica: quello in cui i cardinali si chiudono appunto, a chiave, per eleggere il nuovo Papa.
Partiamo subito con una curiosità: il primo conclave risale alla fine del 1200. All’epoca la sede papale si trovava a Viterbo e i suoi abitanti, stanchi di anni di indecisioni da parte dei cardinali, decisero di chiuderli a chiave nella sala del Palazzo, in modo da metterli in condizione di scegliere il nuovo Pontefice. Fu così che venne scelto Gregorio X. Nel corso degli anni questo racconto è stato tramandato e nel 2016 la città ha inaugurato un allestimento per ricordarlo.
Il primo vero conclave come lo conosciamo oggi però, elesse papa Gelasio II già nel 1100. Dal 1878 la sede scelta per l’elezione del Papa è la Cappella Sistina. Nel corso dei secoli le regole per scegliere il Santo Padre sono cambiate e oggi le procedure da seguire sono quelle stabilite nella Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II nel 1996, che i suoi successori hanno in parte modificato.
Dopo i funerali di Papa Francesco, celebrati venerdì 26 aprile, è tempo per i cardinali di prepararsi per chiudersi a chiave e scegliere il suo successore. La data attesa va da lunedì 5 a martedì 6. Cresce l’attesa, secondo alcuni cardinali basteranno “pochi giorni”.
Ma quali sono gli step verso questa importantissima scelta e quanto dura il conclave? A quest’ultima domanda non è possibile rispondere perché dipende dalle regole che vi stiamo per spiegare.
Prima di tutto, dell’organizzazione si occupano si occupano i cardinali che sono già presenti a Roma nei giorni dopo la morte del Pontefice. Benedetto XVI nel 2012 ha stabilito che l’assemblea debba riunirsi entro venti giorni dalla Sede Vacante. Nel caso di Papa Francesco quindi, la data ultima dovrebbe essere nei primi giorni di maggio.
In particolare, i cardinali hanno il compito di provvedere all’alloggio degli elettori, che dal 2005 è Santa Marta, struttura costruita proprio per questo negli anni Novanta del secolo scorso e che Papa Francesco aveva scelto come sua residenza. Il cardinale decano ha poi il compito di convocarli tutti in Vaticano, comunicando loro la data.
Quando tutti i cardinali elettori arrivano a Roma, poco prima dell’inizio del conclave, si riuniscono nella Basilica di San Pietro per celebrare la Missa pro eligendo Romano Pontefice, presieduta dal cardinale decano.
Il pomeriggio dello stesso giorno, tutti indossano l’abito corale e si riuniscono nella Cappella Paolina per cantare litanie dei santi e il Veni Creator Spiritus. Dopodiché, in processione si avviano verso la Cappella Sistina, dove si trovano i banchi per la votazione. Le finestre sono state sigillate, tutto l’ambiente bonificato e controllato più volte per evitare che possa essere trasmesso all’esterno quello che avviene nella sede.
Nella stessa zona, quella corale, viene installata anche una stufa che serve a bruciare gli appunti e i voti degli elettori per produrre i segnali di fumo all’esterno. Nero per tutte le volte che non è avvenuta l’elezione e bianco per quando invece è stato raggiunto il quorum, quindi il Papa è stato eletto.
Per garantire che il colore sia ben distinguibile, si usano zolfo, antracene e perclorato di potassio per la fumata nera e lattosio, colofonia e clorato di potassio per quella bianca.
Nella Cappella Sistina non può accedere nessuno, eccetto eventuali infermieri che si occupano dei cardinali che necessitano di cure. E poche persone approvate dal Camerlengo e dai tre cardinali che lo assistono nell’amministrazione degli affari correnti nella fase pre-conclave. Prima del via al voto i cardinali uscire tutti: extra omnes.
Quello che accade nella sede non può essere assolutamente confidato all’esterno e per questo è vietato comunicare con qualsiasi mezzo. Gli elettori non possono guardare la tv o leggere i giornali. La violazione del segreto è un reato e può essere punito con la scomunica. Ci sono regole ferree anche per evitare che i cardinali vengano avvicinati quando escono dalla Cappella Sistina per andare a dormire a Santa Marta.
Il segreto va mantenuto anche dopo: per tutta la vita i cardinali elettori hanno l’ordine di non rivelare a nessuno quanto accaduto durante l’assemblea.
L’unico modo per eleggere il Papa è attraverso il voto. Perché il risultato venga validato è necessario raggiungere i due terzi dei suffragi che vengono contati in base al numero di elettori. Si può votare fino a trentaquattro volte, dopodiché si passa al ballottaggio, scegliendo tra i due più gettonati nell’ultimo scrutinio.
I cardinali voteranno due volte di mattina dopo le Lodi e due nel pomeriggio intorno alle 16. Per eleggere il successore di Francesco ci saranno 135 cardinali elettori, di cui 108 nominati proprio da lui. Al collegio in realtà, si aggiungono altri 117 non elettori perché hanno più di 80 anni.
Il Papa viene scelto sempre tra i cardinali, ma niente impedisce di eleggere un sacerdote o un laico purché sia battezzato e celibe.
Ogni scrutinio si divide in tre fasi. La prima è l’Antiscrutinium, nella quale i cerimonieri distribuiscono le schede e il cardinale diacono estrae a sorte nove nomi: tre saranno gli scrutatori, tre avranno il compito di raccogliere i voti di chi non può uscire da Santa Marta per motivi di salute e tre faranno i revisori.
La seconda è lo scrutinio vero e proprio. Dopo aver votato i cardinali si alzano e custodiscono il foglio contenente la loro scelta all’interno di un’urna posizionata sull’altare della Cappella Sistina. Poi giurano davanti al Giudizio Universale di Michelangelo. Una volta che tutti hanno consegnato la scheda comincia lo spoglio. Ecco quindi, la terza fase.
Si chiama post scrutinium. Uno scrutatore agita l’urna per mescolare le schede e l’altro le conta per essere certi che il numero corrisponda a quello degli elettori. Una ad una, le schede vengono aperte, i nomi letti per due volte da due scrutatori diversi, mentre un altro li trascrive e le legge ad alta voce. Poi buca i cartoncini con un ago e li unisce tutti con un filo.
A questo punto, il Camerlengo scrive un verbale col risultato e tutta la carta viene bruciata nella stufa ogni due votazioni. Dal camino della Cappella Sistina il fumo esce due volte in un giorno: una alle 12 e l’altra alle 19.
Quando la fumata è bianca, la procedura prevede che il cardinale eletto accetti o meno la nomina. Una volta dichiarato il suo consenso, si ritira nella cosiddetta Stanza delle Lacrime, la sacrestia della Cappella Sistina. SI chiama così perché è il luogo dove il Papa eletto può sfogare tutte le sue emozioni in privato. Qui indossa i parametri e la talare bianca con i quali si presenterà ai fedeli.
Dopo essersi cambiato, intona il Te Deum dinanzi al conclave. A questo punto, i cardinale protodiaconico si affaccia da San Pietro e pronuncia l’Habemus Papam. Così compare il nuovo Pontefice per la benedizione Urbi et Orbi. Ricordate le prime parole di Papa Francesco? “Fratelli e sorelle, buonasera”.