Il Tar dell’Emilia Romagna accoglie la richiesta di sospendere le delibere regionali che permettono il fine vita. Trattazione collegiale prevista il 15 maggio.
Il Tar dell’Emilia Romagna ha accolto la richiesta di sospensione delle delibere regionali che permettono il suicidio assistito. La trattazione collegiale è fissata per il 15 maggio. L’istanza era stata presentata dalla consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini e proprio lei ne ha dato notizia.
“Una delibera regionale non può sostituire una legge nazionale su un tema così delicato”, ha dichiarato. Ma andiamo con ordine. L’11 marzo del 2024, sempre Castaldini aveva presentato un ricorso al Tribunale amministrativo contro la regione, chiedendo l’annullamento delle delibere approvate nel mese precedente per attuare il suicidio medicalmente assistito in Emilia Romagna.
Il 12 aprile dello stesso anno, anche la presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero della Salute, sulla scia dell’iniziativa della consigliera regionale di Forza Italia, avevano presentato un ricorso analogo al Tar emiliano.
In attesa che i giudici amministrativi si pronunciassero, nella regione si sono conclusi due iter per il suicidio assistito e potrebbe esserne avviata una terza. Sulla base di questa informazione, Castaldini a presentato una nuova istanza al Tar per ottenere la sospensione immediata delle delibere regionali. E ora i giudici amministrativi hanno accolto la richiesta, rimandando al 15 maggio la trattazione collegiale.
“Si tratta di un passo importante”, ha dichiarato la consigliera regionale azzurra. “Perché non è accettabile che un atto amministrativo regionale sostituisca una legge nazionale su un tema così delicato. Questa è battaglia non solo giuridica, ma anche di difesa dei principi etici e democratici fondamentali”.
Quello del suicidio assistito è un tema delicato, del quale si è parlato negli ultimi mesi, dopo che la Regione Toscana ha approvato una legge ad hoc e un ordine del giorno che impegna i consiglieri regionali ad attivarsi nei confronti di governo e Parlamento per ottenere un percorso legislativo nazionale che regolamenti le procedure sul fine vita, in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale del 2019 che chiedeva una legge sul tema.
La sentenza di cui parliamo è quella sul caso Fabo-Marco Cappato, che sancisce che in determinate condizioni un malato può ricorrere al suicidio assistito. Da allora in Italia hanno ottenuto il via libera undici persone ma non esiste ancora una legge nazionale sul tema. Così molte persone hanno deciso di ricorrere alla pratica in Svizzera, decidendo poi di autodenunciarsi.
A luglio, un’altra sentenza della Consulta ha ribadito i requisiti per accedere al suicidio assistito. E sul tema il centrodestra è diviso tra favorevoli e contrari. In occasione della legge della Toscana, il ministro degli Affari Europei Tommaso Foti aveva dichiarato: “Non penso che sia un competenza delle Regioni legiferare sul fine vita”. Mente il presidente veneto Luca Zaia aveva spiegato al Corriere: “Il fine vita esiste già, è normato da una sentenza. Dire che non esiste significa non essere rispettosi dei cittadini”.