Si chiama Salvatore Calvaruso, ha 19 anni ed è originario del quartiere Zen di Palermo. È il primo giovane ad essere fermato dai carabinieri per la strage di Monreale.
Stando a quanto comunicato dalla Procura della Repubblica di Palermo, il giovane ha reso una piena confessione durante le dichiarazioni spontanee. Poi si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pm.
Calvaruso è accusato di strage in concorso, detenzione e porto abusivo d’arma per l’omicidio di Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno. Tre gli elementi che hanno permesso ad inquirenti ed investigatori di giungere al 19enne come un possibile sospettato: gli occhiali ritrovati sul luogo del delitto, due testimoni che lo hanno individuato fotograficamente, la moto prestata a Calvaruso cui è stato poi chiesto di denunciarne il furto perché aveva “combinato un macello”.
L’avvocato Giovanni Castronovo, dapprima nominato difensore di fiducia di Salvatore Calvaruso ha deciso di rinunciare al mandato affidatogli. In totale, però, sarebbero 4 o 5 i giovani di Palermo coinvolti nella rissa sfociata in strage sabato notte a Monreale. I militari dell’Arma, anche grazie a testimonianze e video, sarebbero sulle tracce dei complici e due persone sono al momento sotto torchio da parte dei carabinieri. Uno dei due sarebbe del quartiere Borgo Nuovo e l’altro dello Zen. Però, fino a questo momento, non sarebbero stati presi provvedimenti nei loro confronti.
L’udienza di convalida del provvedimento di fermo per Calvaruso si terrà mercoledì mattina, 30 aprile, nel carcere dei Pagliarelli dove è rinchiuso l’indagato. Come già accennato, uno degli elementi che hanno portato all’identificazione del 19enne è stato rappresentato dallo “scooter prestato”. Un altro ragazzo, insomma, ha detto agli investigatori di avere prestato sabato notte il suo scooter a Calvaruso.
“All’una e mezza si è presentato a casa mia dicendo che dovevo denunciare il furto della moto in quanto aveva combinato un macello, sparando e uccidendo due persone“. Il terzo giovane è morto, infatti, solo ieri mattina in ospedale. Per il pm titolare dell’indagine, Felice De Benedettis, è stato solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano prodotte invece più vittime. Calvaruso avrebbe infatti sparato numerosi colpi ad altezza d’uomo in un tratto di strada molto affollato.
La rissa sarebbe scoppiata per un banale rimprovero dovuto all’alta velocità dello scooter in pieno centro a Monreale, a cinque chilometri da Palermo. Sembra che il giovane fermato insieme con altri giovani andasse veloce tra i tavoli del bare in via D’Acquisto a due passi dal Duomo, con centinaia di persone presenti.
A un certo punto due cugini, Salvatore Turdo e Andrea Miceli avrebbero redarguito il ragazzo alla guida di uno degli scooter. “Andate piano, qui è pieno di gente“. Ed è nata una lite a colpi di caschi. Solo qualche istante dopo sono state estratte una o forse due pistole. Ed è stato il caos. Sono stati esplosi almeno tra i 18 e i 20 colpi di pistola.
“Quello che non accetterò mai è che me l’abbiano ammazzato in quel modo. – ha detto Giacomo Miceli, padre di Andrea, uno dei ragazzi uccisi a Monreale – I genitori di quegli assassini li potranno vedere in carcere, forse un giorno potranno anche uscire. Io posso solo piangere mio figlio in una tomba di marmo. Voglio fare un appello alle famiglie di quei delinquenti. Voglio chiedere ai genitori di chi ha ammazzato come un cane tre ragazzi con una vita davanti. Convincete i vostri figli e i loro complici a costituirsi”.