Gabriele Natalizia in esclusiva a ‘Notizie.com’: “La reazione della Russia era prevedibile. Ecco cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi”.
Sono ormai passati sette mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e la fine del conflitto non sembra essere vicino. A confermare questa ipotesi è anche Gabriele Natalizia, professore di Relazioni internazionali all’Università Sapienza di Roma e coordinatore del Centro Studi Geopolitica.info, contattato in esclusiva dalla nostra redazione.
“La fine della guerra non è assolutamente vicina sia per quello che ha detto Putin, ma anche per il fatto che andiamo verso l’autunno e l’inverno dove mai nessuno ha ottenuto vittorie decisive – ha confermato Natalizia ai nostri microfoni – non sembra esserci all’orizzonte un negoziatore e quindi il conflitto potrebbe durare almeno fino alla prossima primavera“.
Intanto la controffensiva ucraina prosegue. Quali potrebbero essere gli scenari futuri del conflitto?
“Da Kiev dicono che si tratta di una controffensiva che avrebbe permesso all’Ucraina di conquistare un territorio pari alla Sardegna e alla Sicilia. Era inevitabile una reazione della Russia, ma ora il governo ucraino deve capire fino a dove possono spingersi senza scatenare una risposta russa che preveda l’utilizzo di armi che hanno una potenza di fuoco elevata. Io credo che il punto di non ritorno sia la Crimea mentre sul Donbass i militari ucraini possono andare avanti. Bisogna anche dire che andranno avanti ancora per qualche settimana e quindi l’obiettivo è quello di massimizzare il più possibile. Poi le piogge non consentiranno di proseguire l’avanzata“.
La mobilitazione annunciata da Putin ha provocato la partenza di migliaia di persone. Come possiamo interpretare questo segnale?
“Fino a questo momento Putin non ha mai parlato di guerra e così ha mandato a combattere soldati non provenienti da città chiave come San Pietroburgo e Mosca. Con la mobilitazione parziale lo scenario cambia e nel momento in cui dovessero andare a combattere giovani di queste due città, allora il suo regime diventerebbe instabile. Anche perché ad oggi andrebbero potenzialmente a morire giovani che fanno parte di famiglie composte da 3 o 4 persone e quindi non possiamo escludere una reazione da parte dei russi“.
L’Occidente per il momento non reagisce.
“Bisogna dire che mobilitazione non significa che queste 300mila persone vanno sicuramente al fronte. Per il momento saranno addestrate, poi si vedrà. Anche perché la Russia sta dimostrando di avere problemi con gli armamenti e di non essere la potenza militare che diceva. Quindi magari è solo una minaccia. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi“.