Le ultime dichiarazioni del Presidente russo riportano indietro nel tempo e a una minaccia nucleare che non può essere sottovalutata
La guerra in Ucraina continua senza sosta e la sensazione è che il Presidente russo Vladimir Putin voglia dare un chiaro segnale all’Occidente e che non sia più disposto a negoziare. Così si possono inquadrare le ultime dichiarazioni nell’ultima apparizione televisiva dove ha apertamente parlato di eventuale guerra nucleare.
La Federation of American Scientists ha calcolato 5.977 testate a disposizione di Mosca, più di qualsiasi altro Paese al mondo e di tutte le riserve Nato messe insieme, anche se circa 1.500 sarebbero ormai vetuste e pronte per essere smantellate. Almeno 1.588 di queste bombe risultano pronte all’uso, montate su basi di lancio da terra, lanciamissili sottomarini e caccia.
La minaccia nucleare del leader russo
“Useremo tutti i mezzi militari a nostra disposizione, minaccia nucleare? Ricordo che anche noi le abbiamo”, queste le chiarissime e soprattutto durissime parole rivolte alla propria nazione, ma soprattutto al mondo intero nell’ultima apparizione televisiva. Una minaccia concreta che sembrava oramai appartenente ad un passato assolutamente remoto, quella guerra fredda lontana oramai più di quaranta anni che pensavamo definitivamente allontanata dopo lo smantellamento del blocco comunista. Ecco perché la minaccia nucleare di Putin non deve essere sottovalutata, la Russia infatti non può e non vuole perdere la guerra quindi è davvero disposta a tutto, anche ad usare armi atomiche. Lo zar dispone di ordigni “tattici” che hanno una testata compresa tra 0,2 e duecento chilotoni, basti pensare che quella di Hiroshima era di soli venti chilotoni, e che è disposto a usare, almeno fino ad ora, solo come arma difensiva.
I possibili scenari per arrivare ad un attacco nucleare
L’eventuale annessione dei territori occupati alla Russia a seguito dei proclamati referendum, insieme alle parole di Putin sulla possibilità di utilizzare l’arma nucleare, potrebbero avere importanti ripercussioni sulla Nato e sul nostro Paese. Pietro Batacchi, direttore di RID, la Rivista italiana difesa, spiega le potenziali ripercussioni “Nel caso di annessione, i territori occupati verrebbero considerati a tutti gli effetti parte della Federazione Russa, e godrebbero pertanto della protezione e della garanzia russa, anche nucleare. La Dottrina Militare russa prevede infatti l’impiego dell’arma nucleare nel caso in cui sia minacciata l’integrità del territorio russo. Tutto ciò, continua Batacchi, ha importanti ripercussioni anche per la Nato e per la sua postura in materia di deterrenza nucleare, in particolare sulle procedure di impiego delle armi nucleari”
Possibili obiettivi anche in Italia
Da tempo i vertici della Nato studiano gli eventuali obiettivi su cui verrebbero puntati i missili russi. Un obiettivo potrebbe essere l’Isola dei Serpenti, simbolo della resistenza, oppure qualche città dall’alto valore simbolico nella regione di Leopoli, al confine con l’Europa. Qui un eventuale uso di un ordigno nucleare porterebbe migliaia tra morti e feriti, con annessa una nuvola radioattiva che raggiungerebbe pure la Polonia e forse i Paesi baltici. L’Italia risulta direttamente coinvolta nella questione in quanto, presso le basi aeree di Aviano e Ghedi, sono presenti le bombe nucleari B-61 statunitensi, nell’ambito del programma di nuclear sharing dell’Alleanza, che vede coinvolti, oltre al nostro Paese, anche Belgio, Germania, Paesi bassi e Turchia, volto a garantire un’efficace deterrenza nucleare sul suolo europeo. Dovrebbero essere circa una sessantina le bombe B-61 presenti presso le 2 basi, pronte per essere utilizzate dagli F-16 dell’aviazione statunitense o dai Tornado italiani.