La stella dei Brooklyn Nets ha rivelato di aver perso un contratto incredibile pur di evitare di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid
La stagione passata, nello sport in generale e non solo, è stata caratterizzata dalla scelta personale di ognuno di noi di sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid oppure no, e in tutte le categorie se non sottoposti alla profilassi, si rischiava di vedersi ridotta la possibilità di partecipare a tutti gli eventi. Clamorosa fu la decisione degli Australian Open di tennis di impedire al numero uno al mondo Djokovic di giocare il torneo, ma la storia di Kyrie Irving, stella del basket NBA, non è da meno.
La National Basketball Association, comunemente nota come NBA, è una lega di basket professionistica del Nord America. La lega è composta da 30 squadre (29 negli Stati Uniti e 1 in Canada) ed è una delle principali leghe sportive professionistiche negli Stati Uniti e in Canada. È il campionato di basket professionistico maschile più importante del mondo.
Una scelta pagata “molto cara”
La nuova stagione NBA è alle porte e tutti i roster oramai sono completati. Anche Kyrie Irving, una delle stelle assolute dello sport più popolare d’America, ha scelto di cominciare ancora un’altra stagione con i Brooklyn Nets avendo esercitato la player-option da 36.5 milioni di dollari del suo ultimo anno di contratto con la franchigia della grande Mela. Ma davanti a un appuntamento con i Media ha voluto chiarire una volta per tutte quello che è successo nella scorsa stagione: “Ho scelto di rinunciare a un’estensione quadriennale da più di 100 milioni di dollari pur di non vaccinarmi” ha dichiarato. “C’è stata grande incertezza sul mio futuro. Non sapevo se avrei potuto giocare ancora in NBA o in questa squadra. Ho preso questa scelta in maniera consapevole, pur sapendo di rischiare di perdere il lavoro”.
This picture of Kyrie is so cold 🥶 pic.twitter.com/jAThJFLC4i
— Brooklyn Netcast (@BrooklynNetcast) September 26, 2022
Una stella assoluta
Irving è una delle stelle assolute tra i professionisti della NBA, uno che, tra l’altro, non si è mai tirato indietro quando c’era da far sentire la voce di personaggi sicuramente influenti come quella di una stella dello sport, ma la situazione nella quale si è venuto a trovare lo scorso anno lo ha parecchio infastidito. La sua libera scelta di non vaccinarsi gli ha di fatto impedito di giocare TUTTE le partite casalinghe dei Nets, privandolo quindi di una parte del suo lavoro: “Avremmo dovuto trovare un accordo già prima del training-camp della scorsa stagione. Non è successo a causa del mio status di persona non vaccinata. Ho compreso il punto di vista della società, e ho dovuto conviverci. Ma è stato un boccone amaro da ingoiare”.
Nonostante il diktak imposto, la sua stagione si è ridotta a sole 29 partite, chiusa però ugualmente con 27.4 punti e 4.4 assist di media. I rapporti restano tesi con la proprietà infatti subito è arrivata la risposta del GM dei Nets Sean Marks che nega qualsiasi “ultimatum” dato al giocatore. “La nostra era soltanto una legittima volontà di sapere su quali giocatori poter contare e fino a che punto poterlo fare. Sulla scelta personale di Kyrie non ci permettiamo di metter becco: la rispettiamo, è una sua prerogativa fare quello che vuole fare. Ma le possibili discussioni per un rinnovo contrattuale si sono arrestate subito, quando lo stato di New York ha imposto il vaccino e noi abbiamo capito che avremmo avuto Kyrie solo per le gare esterne: nessun tipo di offerta al tempo era ancora stata fatta da parte nostra e quindi tanto meno è stata poi ritirata“.