Vaticano e Ucraina, la rivelazione del Papa su Putin: “Chiesi di incontrarlo”

Il racconto del Pontefice in relazione al gesto che aveva fatto parlare in tutto il mondo a pochi giorni dallo scoppio del conflitto ai confini dell’Europa. 

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(Ansa)

Papa Francesco in un colloquio privato con i gesuiti nel Kazakistan ha parlato dell’attualità geopolitica e del conflitto tra Russia e Ucraina, definendola ancora una volta una “guerra mondiale” e rivelando diversi particolari avvenuti in questi mesi, uno dei quali riguardanti lui e il presidente russo Vladimir Putin.

Il colloquio di Bergoglio con i gesuiti e l’incontro con Putin

La sua decisione di visitare l’ambasciatore russo all’inizio della guerra in Ucraina, recandosi di persona in via della Conciliazione, è stata vista da tutti come un gesto a dir poco inusuale. Anche per lui stesso è stato così. “Si è trattato di un gesto inusuale: il Papa non va mai in Ambasciata. Riceve gli ambasciatori personalmente solamente quando presentano le credenziali, e poi al termine della loro missione in visita di congedo”, ha affermato durante il colloqui reso noto dalla rivista dei gesuiti La Civiltà cattolica.

Il 25 febbraio, il giorno dopo l’inizio dell’invasione russa, Bergoglio si era infatti recato a sorpresa dall’ambasciatore russo presso la Santa Sede Alexander Avdeev. La spiegazione ufficiale della visita era stata quella di esprimere la propria “preoccupazione”. Ora però Francesco ha deciso di spiegare, nello specifico, di cosa ci si è occupati in quel breve incontro, e sopratutto che cosa il Papa ha detto all’Ambasciatore.

“Ho detto all’ambasciatore che avrei voluto parlare con il presidente Putin purché mi lasciasse una piccola finestra di dialogo”, ha spiegato. Un tentativo insomma radicale di fermare il conflitto sul nascere con tutto ciò che era nelle sue possibilità. Che però, come Bergoglio ha candidamente ammesso più volte, e come è evidente, non ha avuto i risultati sperati.

Le sue parole pronunciate all’ambasciatore russo in Vaticano

“Ho anche ricevuto l’ambasciatore ucraino e parlato due volte con il presidente Zelensky al telefono”, ha proseguito il Papa parlando con i suoi confratelli. “Ho inviato in Ucraina i cardinali Czerny e Krajewski, che hanno portato la solidarietà del Papa. Il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Gallagher, è andato in visita. La presenza della Santa Sede in Ucraina ha il valore di portare aiuto e sostegno. E’ un modo per esprimere una presenza. Anch’io avevo in mente di poter andare. Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però”.

Per quanto riguarda invece la situazione geopolitica, il Papa ha offerto ancora una volta una sua personale riflessione, anche in questo caso molto energica e tagliente, parlando di “imperialismi in conflitto”. Non a caso la linea politica assunta dal Vaticano sin dal primo momento è quella di tenere aperti i canali di comunicazione verso entrambi i fronti del conflitto.

“Sin da febbraio noi ci sforziamo di liberare i cuori dall’odio. Dal primo giorno della guerra fino a ieri ho parlato costantemente di questo conflitto, facendo riferimento alle sofferenze dell’Ucraina”, ha spiegato il Papa, centrandosi sulla sofferenza delle popolazioni dovute alle scelte dei governanti. “Nelle guerre a soffrire è il popolo, la gente. Chi fa la guerra dimentica l’umanità e non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere”, ha sottolineato Bergoglio.

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(Ansa)

Per il Papa, infatti, è “un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi”. Così la “terza guerra mondiale” diventa il frutto di “imperialismi in conflitto”. Ma ribadisce, a scanso di equivoci da parte di chi può pensare che Francesco non è stato abbastanza severo con i russi: “Ho definito l’invasione dell’Ucraina una aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara, sacrilega”.

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