La scrittrice ed influencer sui social ha annunciato di essere affetta da fibromialgia: ecco il post che spiega la diagnosi
Da sempre in prima linea nelle battaglie per la sensibilizzazione di patologie come la vulvodinia e l’endometriosi, Giulia Soleri fa una rivelazione ai followers circa le sue attuali condizioni di salute.
“La prima diagnosi che ho ricevuto è stata contemporaneamente una liberazione e un pugno nello stomaco – esordisce Giulia nel suo post Instagram – finalmente il mio dolore aveva un nome, potevo chiamarlo, spiegarlo, dargli spazio e dignità“.
Giulia Soleri: “Milioni di persone silenziate dal personale medico-sanitario”
Il racconto della Soleri poi prosegue: “Probabilmente quel nome era molto raro, insomma, altrimenti non ci avrebbero messo anni a trovarlo, no? No. La verità è che eravamo milioni di persone, silenziate da un personale medico-sanitario che per anni ci aveva trattate come malate immaginarie, scottate dall’invalidazione che il nostro dolore aveva ricevuto da affetti e parenti, schiacciate dal peso di una malattia che nel suo nome portava lo sconveniente suono di un organo genitale. Quando ho iniziato a parlarne, un po’ per esorcizzare e un po’ per evitare ad altre persone questo incubo, non immaginavo tutto ciò che poi sarebbe successo: un comitato, un convegno, una proposta di legge“.
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“Ho scoperto – continua l’influencer – la necessità di una rete fatta di condivisione e comprensione, la forza che si nasconde in persone straziate dall’invisibilità del loro male quando decidono di prendersi la mano e fare della lotta a un riconoscimento negato il loro punto di contatto. Nel frattempo di diagnosi ne sono arrivate altre 3: neuropatia del pudendo, endometriosi e adenomiosi. E ogni volta io mi sentivo un po’ più protetta, spaventata ma mai sola“.
Poi la scrittrice arriva all’ultima diagnosi: “Qualche giorno fa è arrivata la quinta, con la stessa dinamica di tutte le altre: dubbi, diagnosi scorrette, disillusione, rassegnazione. Poi, un nome: fibromialgia. Nel grande termine ombrello di Central Sensitivity Syndrome, o anche sensibilizzazione centrale. Sarei ipocrita se negassi il misto di terrore e rabbia che ha pervaso il mio corpo dopo l’ennesima diagnosi. Ma questa volta è stato diverso. Ho scoperto che la condivisione è un viaggio arricchente mai a senso unico, quando dai qualcosa ti torna sempre indietro. E a me è tornata empatia, amore, supporto, vicinanza, abbracci silenziosi e sguardi a voce alta“. La compagna di Damiano, il frontman dei Maneskin, infine chiude con un pensiero sulla forza che ha e su quella che può dare l’unione: “Poche ore prima di questa diagnosi, per un casualità che a ripensarci fa sorridere, mi tatuavo TOGHETER WE ARE STRONGER. E oggi lo sento più che mai“.