Napoli, è giallo sulla morte di una donna. “Ambulanza bloccata dalle macchine”

Sta facendo rumore e montando la rabbia per il decesso di un’anziana, ma il 118 cerca di fare chiarezza ma non basta

Per colpa di queste macchine in sosta selvaggia stamattina una donna è morta“. Una denuncia forte e rumorosa fatta dall’associazione ‘Nessuno tocchi Ippocrate‘ che pubblica una foto sui social network. Il mezzo di soccorso, nello scatto, è incastrato tra due auto parcheggiate senza alcun criterio a Napoli, in salita Pontecorvo. Ma poco dopo arriva la smentita del direttore del 118, Giuseppe Galano, che chiarisce: “La foto è stata scattata al ritorno dall’intervento”. L’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate“, che spesso denuncia aggressioni a danno dei medici, lancia la denuncia sui social network con un post e la foto. “Le macchine sono state spostate a mano dai soccorritori –  si legge – l’equipaggio arriva in ritardo sul target, inutili le manovre di rianimazione cardio-polmonare”. Questa volta “ci è scappato il morto, questa morte venga considerata omicidio stradale”.

L'arrivo
Un’ambulanza mentre va a soccorrere delle persone (Ansa)

Ogni giorno, ogni giorno a Napoli le ambulanze del 118 vengono rallentate se non fermate da auto in sosta selvaggia ma a quanto ricordo un paziente in attesa dei soccorsi non era mai morto per questo – afferma poi il presidente Manuel RuggieroC’era sì stato un aggravamento delle sue condizioni ma un decesso mai. E’ un fatto gravissimo e mi auguro che venga considerato un omicidio stradale“. “I soccorritori hanno spostato a mano le macchine e alla fine sono riusciti ad arrivare a casa della signora – racconta – la telefonata era arrivata stamattina al 118 per una richiesta di soccorso per malore, per perdita di conoscenza di una donna. Quanto tempo si è perso a causa delle auto in sosta? Dire circa venti minuti. Tra l’altro, dopo che la prima ambulanza è rimasta bloccata, è stata inviato un secondo mezzo ma ha subìto la stessa sorte“. “Inviteremo la famiglia a denunciare l’accaduto – conclude – spesso gli operatori del 118 vengono aggrediti perché arrivano in ritardo. Noi partiamo di solito 30 secondi dopo la richiesta di soccorso. Il ritardo è quasi sempre dovuto a incivili che non si spostano, che se ne fregano e parcheggiano dove vogliono E che questa volta hanno causato il decesso di una donna“.

La foto dello scandalo

La sosta selvaggia
La foto che ha fatto rumore sui social dell’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate” (facebook)

La morte di un’anziana ultra 80enne a Napoli “non è stata causata dal presunto ritardo dell’intervento dell’ambulanza a causa di un’auto parcheggiata in sosta selvaggia” spiega il direttore del 118 di Napoli Giuseppe Galano, smentendo la ricostruzione fornita dalla pagina Facebook “Nessuno tocchi Ippocrate“. In realtà, sottolinea Galano, la foto è stata scattata “al ritorno dall’intervento“. Il direttore del 118 di Napoli spiega che “alla richiesta di intervento per il malore dell’anziana ha risposto una prima ambulanza non medicalizzata. Al loro arrivo la donna era già in arresto cardiaco. E’ stata praticata la rianimazione ed è stato chiesto l’intervento di un’altra ambulanza medicalizzata, cosa che è avvenuta. All’arrivo della seconda ambulanza i sanitari hanno proseguito con la rianimazione cardio-polmonare, ma dopo mezz’ora è stata constatata la morte della donna, ultra 80enne con altre patologie”.

Al termine dell’intervento, prosegue Galano, “l’ambulanza ha lasciato l’abitazione trovando in salita Pontecorvo l’auto parcheggiata. Per poter passare, i due infermieri e l’autista hanno cercato di liberare la strada spostando l’auto parcheggiata“. Galano riconosce che “un problema di viabilità c’è sicuramente e anche noi lo abbiamo più volte evidenziato anche in contesti importanti, come il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura. Ma la donna non è morta per questo e dare una falsa notizia rischia di mettere in difficoltà tutto il sistema, per cui sarebbe meglio accertarsi prima di dare queste notizie”. Ma il giallo resta perché secondo alcuni testimoni le cose sarebbero andate in parte come avrebbe raccontato l’associazione.

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