L’accusa pesante a Zelensky: “Lui ricambia, è come Putin”

Ordigni dappertutto, bombe sui ponti e in pieno centro a Kiev: l’accusa per Zelensky è pesante. “Ricambia con pari ferocia”.

Sono giorni delicati, che purtroppo lasciano il sapore molto amaro dei bilanci, i video devastanti dell’effetto delle bombe.

Ucraina, centesimo giorno di conflitto nel paese
Putin e Zelensky (Ansa Foto)

A pagare, purtroppo, sono i civili. Il raid ucraino in Crimea incassa una vendetta spietata, e già la parola stessa rende l’idea di quanto nelle ultime ore il botta e riposta abbia purtroppo allargato il bilancio delle vittime, e chiaramente alimentato i timori dell’utilizzo da parte di Mosca del nucleare. L’analisi di Libero però chiarisce un concetto che parte da una considerazione chiara. Dopo mesi di conflitto, in cui l’Ucraina manifesta l’orgoglio ed “ha tutto il diritto di ribellarsi all’invasore” pagando un prezzo altissimo in termini di distruzione, e in cui la Russia incassa perdite pesanti, ci si chiede il perché non ci sia uno sforzo concreto in termini di pace. La risposta potrebbe essere tutta nelle conclusioni espresse con chiarezza sulle colonne di Libero, che in qualche modo tracciano un identikit di Zelensky diverso da quello apparso fino ad ora.

“Pericolosi alla stessa misura”

Zelensky
Zelensky (Ansafoto)

Vittorio Feltri nella sua analisi taglia corto. L’elaborazione di quanto accaduto nel conflitto, con le conclusioni che vanno in direzione sempre diversa rispetto alla pace, porta ad un concetto chiaro che Feltri ribadisce con forza. “Sono gli effetti della guerra più assurda degli ultimi anni” taglia corto, e poi analizza l’atteggiamento dei due protagonisti principali. “Sappiamo che Putin si comporta come un pazzo sanguinario e con tutta la buona volontà non possiamo essere dalla sua parte. Ma sappiamo altresì che Zelensky non è un pulcino bensì un galletto dal becco pungente. Se il primo va in armi, il secondo ricambia alla grande con pari ferocia”. 

Arriva quindi un monito che deve far riflettere. “Putin ha già minacciato di ricorrere presto agli ordigni nucleari – spiega Feltri – e, spero di sbagliarmi, lo zar del Cremlino è un folle, però un folle di parola. Se fossi nei panni del presidente ucraino non starei sereno, perché è giusto che un paese libero si ribelli all’invasore, ma è altrettanto giusto che provveda a salvarsi da un massacro”. Arrivano quindi le conclusioni. “Mi domando per quale ragione non si impegnino a trovare una soluzione pacifica. Ovvio che una trattativa imponga ai contendenti qualche rinuncia, in assenza della quale non si perviene a niente di positivo e si corre incontri in questo caso, ad una macelleria senza fine con molte vittime”.

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