Papa Francesco, la lezione sullo sport: “Vi spiego chi sono i veri campioni”

Il Papa argentino, da sempre tifoso sportivo, è tornato sull’argomento a cui ha dedicato attenzione in più occasioni a partire dall’inizio del suo Pontificato. 

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(Ansa)

Dalla sua “enciclica laica” consegnata direttamente alle pagine di Sportweek ai numerosi interventi pubblici sull’argomento, a cui si sommano le lettere alla Pontificia Accademia per la Famiglia e la Vita e i documenti emanati dalla stessa, tra cui “Dare il meglio di sé”, sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana, non è di certo un mistero che il Pontefice argentino consideri lo sport come un vero e proprio strumento di elevazione umana, e persino spirituale.

Come anche di riscatto per i tanti giovani nati delle periferie del mondo e delle grandi metropoli urbane, a cui ha dedicato una vera e propria fondazione, “Scholas Occurrentes”, che vede nello sport e nell’educazione una parte di quella “cultura dell’incontro” che Bergoglio pone a caposaldo del suo stesso Magistero Pontificio.

Il Papa e lo sport, un rapporto di amore che punta a Dio

Così arriva un’altra pronuncia da parte di Francesco, a fare da prefazione al libro “Non è solo fatica, è amore” di Monsignor Dario Viganò e Valerio Cassetta. In questa Bergoglio, tifoso storico non soltanto biancoceleste, cioè della nazionale di calcio argentina, ma anche azulgrana, vale a dire della squadra del quartiere Boedo di Buenos Aires, il San Lorenzo, delinea il profilo di quello che secondo lui è il campione per antonomasia.

Quando un atleta raggiunge il proprio sogno di vittoria, sul podio sale da solo, per ricevere la medaglia che gli viene messa al collo. Eppure, a ben pensarci, a vincere non è arrivato da solo: senza un allenatore, infatti, non nasce un campione”, scrive il Papa, introducendo la figura di colui che forma lo sportivo, l’allenatore. “Ci vuole qualcuno che scommetta su di lui, che investa del tempo e, soprattutto, che sia un po’ visionario per riuscire ad intravedere in lui possibilità che, forse, nemmeno lui si immaginerebbe. E farle brillare”.

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Allenatore che, per il Papa, è chiamato a soffermarsi “sull’allenamento fisico”, in quanto “il minimo indispensabile per tentare la conquista della vittoria”, ma anche sulla “capacità di motivare, di correggere senza umiliare, di stimolare alla resistenza. Di parlare al cuore, sapendo che più l’atleta è dotato di capacità e talento, più sarà delicata la gestione dell’anima sua. Poi, nel momento massimo della sfida, l’allenatore si farà da parte e accetterà di dipendere dalle gesta del suo atleta”.

Le ultime parole di Papa Francesco sullo sport

“In questo senso allenare è un po’ come educare”, scrive il Papa. “In fondo, c’è una stretta e profonda relazione tra sport, vita e fede. Gli atleti che praticano sport ad alto livello improntano la loro intera esistenza intorno a determinati principi: il rispetto del prossimo e delle regole, la lealtà, l’impegno, il sacrificio, l’inclusione, lo spirito di gruppo, l’altruismo e la voglia di elevarsi.

Altre volte ho ricordato come la stessa Parola di Dio ci permetta di leggere l’agonismo sano, quello che non è invidioso, come una dinamica che può contribuire alla maturazione dello spirito. Voglio ricordare due passaggi delle lettere di San Paolo: «Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo». Questo è l’invito, a mio avviso molto bello, a mettersi in gioco, ovvero non guardare il mondo dalla finestra di casa”.

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Poi però, aggiunge il Papa, “anche nell’insuccesso c’è qualcosa di positivo. La sensazione che dà la vittoria è talvolta complessa da descrivere, ma anche la sconfitta ha un suo significato profondo, autentico e nobile“. Poi si focalizza sullo sport nel mondo di oggi. “Gli sportivi di oggi, conosciuti e amati dai più giovani, hanno una forte responsabilità, dovuta al loro talento e alla loro personalità, che li porta ad essere modello d’ispirazione, non solo sportiva, per le molte persone che seguono partite e gare, per gli appassionati e i tifosi.

Per questo è fondamentale che uno sportivo abbia la consapevolezza di quanto una sua frase, un suo cenno, un suo gesto possano incidere su migliaia di persone. E quando questi gesti sono positivi, l’effetto benefico è moltiplicato, e per l’intera comunità c’è un vantaggio. Penso ad esempio a come molti campioni abbiano saputo coniugare studio e allenamento, successo e volontariato, le luci della ribalta e la riservatezza delle amicizie e della condivisione”.

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