Scelte fatte, oggi scocca il giorno dei nuovi capigruppo in Parlamento: ecco i nomi e il rebus per chi non ha deciso.
Scontri, incertezze, scelte solide già effettuate da tempo. Scocca oggi l’ora dei nuovi capigruppo che rappresenteranno i partiti alla Camera e al Senato.
Nella maggioranza le scelte sembrano ormai fatte, almeno per Fratelli d’Italia e Lega. Il partito di Giorgia Meloni va verso la conferma di Luca Ciriani al Senato e Francesco Lollobrigida alla Camera, che coordineranno rispettivamente 66 senatori e 119 deputati. Nella Lega invece alla Camera il compito toccherà a Massimiliano Romeo, mentre Riccardo Molinari, in lizza fino all’ultimo momento per la presidenza a Montecitorio ora guiderà i senatori del Carroccio. Diverso il discorso all’interno di Forza Italia. Le scelte sono state in bilico ma il partito sembra aver accettato la nomina di Licia Ronzulli, probabile guida a Palazzo Madama. Per la Camera invece dovrebbe essere riproposto il nome di Paolo Barelli, già capogruppo uscente.
Parlamento, ecco gli altri capogruppo: scontro fra Pd e Terzo Polo
Niente accordi fra le forze d’opposizione. Per il Terzo Polo la scelta è stata fatta fra immediatamente dopo il voto e i nomi sono quelli di Mattero Richetti per i deputati e Raffaella Paita per i senatori. Nel Pd invece le cariche dovrebbero restare identiche a come erano prima e quindi con Simona Malpezzi al Senato e Deborah Serracchiani alla Camera.
Intanto il clima è teso fra le forze d’opposizione. “Io dico solo che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze. Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita”, ha chiarito Matteo Renzi commentando le scelte sulle vicepresidenze di Camera e Senato. Calenda ha rincarto la dose affermando che “Se Pd e M5s faranno accordi per spartirsi tutte le vicepresidenze di Camera e Senato destinate all’opposizione, noi non parteciperemo al voto”. Dai Dem arrivano commenti sulle richieste considerate alte da parte di Iv e Azione in riferimento a voti e seggi presi, con la sensazione che dietro ci sia una manovra chiara. “Conta il peso elettorale e non gli accordi sottobanco” è il commento di Enrico Borghi, in una situazione che resta calda. Ecco perché la giornata di oggi sarà un altro passaggio cruciale.