“Governo identitario, per la destra un giorno storico”

Parla con il Corriere della Sera Giovabattista Fazzolari, il responsabile politico di Fratelli d’Italia che esalta la sua leader

«È un giorno storico». Giovanbattista Fazzolari, il responsabile del programma politico di FdI che molti (meno lui) davano come ministro o sottosegretario papabile esulta anche se nella squadra di governo non c’è. Perché? «C’erano persone più adatte di me, come Alfredo Mantovano, magistrato di altissimo profilo. Ma sono fierissimo della svolta: primo governo con un presidente del Consiglio donna, in cui la destra esprime la leadership e con ministri di grande spessore». La sua esclusione non c’entra con i tweet contro Mattarella o pro battaglione Azov? «Ho dato il giusto tributo agli eroici difensori di Mariupol e lo rivendico. E su Mattarella non erano attacchi personali ma classici tweet di disapprovazione su scelte da me non condivise. Ma il mio nome nella lista non c’è mai stato in quelle posizioni». L’opposizione dice che sembra un governo nostalgico, già dai nomi come Sovranità alimentare «L’abbiamo copiato dal ministero francese. Aver aggiunto Merito a Istruzione è un bel segnale. Al bruttissimo Transizione Ecologica preferiamo Ambiente ed Energia. E Imprese e Made in Italy è il ministero che le imprese hanno sempre chiesto: meglio di Mise».

Il responsabile politico
Giovanbattista Fazzolari il responsabile politico di Fratelli d’Italia (Ansa)

La sinistra teme una svolta anti-costituzionale. Sbaglia? «Mattarella non avrebbe dato il mandato in dieci minuti e accettato l’intera lista dei ministri se ci fosse stato questo dubbio. E poi il presidenzialismo alla francese su cui vogliamo aprire il dibattito è quello del Pd della vecchia ora. Il cambiamento c’è, enorme, ma non è questo». Allora quale? «Giorgia ha come unico obiettivo fare il bene dell’Italia. Non un governo comunque. E quindi non abbiamo ministri come Di Maio, messi in una casella solo perché frutto di trattativa fra alleati. Tutti sono inattaccabili». Veramente l’opposizione attacca Eugenia Roccella alla Famiglia. «È certamente un governo identitario. Di Roccella, che viene dal femminismo, possono non piacere le idee che rispecchiano la posizione di FdI, contraria alla propaganda gender nelle scuole e al “genere percepito”. Ma non le si può negare cultura ed equilibrio». E Crosetto alla Difesa? «Dell’Aiad che presiedeva fanno parte prevalentemente aziende pubbliche. Non c’è conflitto di interesse».

“Dire di no a Salvini al Viminale non è stato facile…”

Salvini
Per Salvini il ruolo di vicepremier e di ministro delle Infrastrutture © Ansa

La trattativa però c’è stata. Meloni alla vigilia non ha minacciato di mollare? «Lo ha detto dall’inizio. O un governo che ha le carte in regola per la situazione che ci aspetta o non se ne fa nulla. Ma gli altri erano d’accordo». Dire «no» a Salvini sul Viminale non è stato facile «Non c’è stato bisogno. Ha quei processi, vergognosi, per la sua attività da ministro. Dal primo giorno saremmo stati in imbarazzo. Ci conveniva? No. Lo ha riconosciuto». E il veto su Ronzulli? O il braccio di ferro Nordio-Casellati? «La politicizzazione del caso Ronzulli non ha aiutato. Poi lei ha detto che non c’era problema. Casellati si occuperà di Riforme: clou del nostro programma. La verità è che dal mandato alla consegna della lista sono passate poche ore. Siamo una squadra coesa che non perde un minuto».

Che cosa ha detto Meloni degli audio di Berlusconi sui rapporti con Putin? «Non è stata cosa gradita. Ma FI ha chiarito più volte che della sua posizione filo-atlantica parlano i dati: in tutti gli atti formali mai, a differenza di Sinistra italiana e M5S, ha posto un problema. E l’Ue ha ribadito fiducia a Fi, componente del Ppe». Cosa resta di quella vicenda? «La preoccupazione di quanto la disinformazione russa arrivi ad alto livello: Berlusconi è uno dei tanti che ne sono stati permeati». E Antonio Tajani neoministro degli Esteri? «È figura di spicco del Ppe. Se non fosse affidabile sul dossier russo il problema lo avrebbe l’Ue e tutto l’Occidente. Noi non arretreremo né sulle sanzioni, né sull’invio delle armi all’Ucraina». Berlusconi a via della Scrofa è una svolta? «In quei giorni era difficile vedersi fuori Roma. Si poteva andare in un bar, la sede FdI è logisticamente più comoda». Meloni si è commossa mentre leggeva la lista? «Fortemente emozionata. È riuscita a fare qualcosa di incredibile». I ministri sono stati scambiati per questo? O qualcuno ci ha ripensato? «Credo per un equivoco”

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