Reddito di cittadinanza: un fallimento annunciato

Non è servito per aumentare il numero dei lavoratori in Italia e neppure per diminuire il livello di povertà del nostro paese

Il 70% di coloro che hanno iniziato a percepire il beneficio tra aprile e giugno del 2019 lo aveva ancora nell’ultimo semestre del 2021, forse sta tutta qui la fotografia di un fallimento, di un’utopia che, anche se sul breve può dare sostegno a chi realmente vive sulla soglia della povertà, a lungo termine non ha risolto quel problema di occupazione di posti di lavoro per cui era stato introdotto.

Il reddito di cittadinanza si è rivelato un flop –

Il Reddito di Cittadinanza è una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. Si tratta di un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari associato a un percorso di reinserimento lavorativo e di inclusione sociale.

I motivi di un fallimento

A tre anni dall’introduzione del Reddito e Pensione di Cittadinanza, sono stati erogati quasi 20 miliardi di euro a 2 milioni di nuclei per un totale di 4,65 milioni di persone. Ma se il reddito di cittadinanza ha funzionato bene, almeno sul breve periodo, come misura contro la povertà, non si può dire lo stesso come passaggio verso l’inserimento lavorativo, seconda prerogativa per cui era stato introdotto. L’Istat infatti ha diffuso le stime del numero dei posti vacanti nel primo trimestre del 2022. I dati presentati mettono una parola definitiva sul fallimento totale del Reddito di Cittadinanza come quella politica attiva del lavoro, finalità per la quale era stato introdotto nel 2019 dal governo Conte. Con riferimento al Rdc emerge che, rispetto al momento in cui è stato introdotto a inizio 2019, il tasso non solo è aumentato, ma l’aumento è avvenuto con la massima velocità passando in 2 anni da 1,4 a 1,9%. Tradotto in numeri, significa che oggi ci sono circa 115 mila posti vacanti in più rispetto a quando non c’era il sostegno dello Stato.

Numeri impietosi per il Rdc –

Di difficile collocazione

Secondo quindi questi rilevamenti, due persone su tre che hanno beneficiato del Rdc non solo non hanno trovato una collocazione nel mondo del lavoro, ma soprattutto non lo hanno proprio mai cercato. Soltanto un milione circa delle persone aventi diritto avevano i requisiti per provare a entrare nel mondo del lavoro, il resto erano minori, disabili o con altre problematiche e, di quel milione di persone, un terzo non aveva un titolo di studio adeguato per rispondere alla tipologia di domanda lavorativa. Infine, tutti quelli che già lavoravano in nero hanno preferito rimanere nel sommerso e semplicemente sommare quello che lo Stato elargiva loro. In pratica quindi i beneficiari del reddito sono in gran parte lontani dal mercato del lavoro. La stessa Istat tra l’altro ha calcolato che, nello stesso periodo, le famiglie che sono scivolate in uno stato di povertà sono passate da circa 1,5 milioni a 2 milioni, che porterebbe il totale degli italiani coinvolti a più di 5,5 milioni. 

 

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